Palermo, salma "rubata": impresario funebre condannato - Live Sicilia

Palermo, salma ‘rubata’: impresario condannato, 2 assolti

L'incredibile storia iniziò al Cervello e finì ai Rotoli

PALERMO – Un solo condannato, ma era l’imputato principale, al processo per il “furto” di una salma all’ospedale Cervello. C’era la corsa ad accaparrarsi un funerale.

Il giudice per l’udienza preliminare Ermelinda Marfia ha condannato a 2 anni Paolo Rovetto (pena già ridotta di un terzo per la scelta del rito abbreviato), che lavorava nell’agenzia funebre della madre.

Avrebbe trafugato la salma di una donna dalla camera mortuaria e si sarebbe anche disfatto della bara con il corpo di un’altra donna, abbandonandolo per i viali del cimitero dei Rotoli.

Assolti i necrofori Diego Lo Cascio e Sebastiano Mercadante. I due imputati, difesi dagli avvocati Toni Palazzotto e Valerio Anastasio, erano accusati di falso. Assolto per l’istigazione a commettere il falso lo stesso Rovetto e Salvatore Riina.

Il 30 aprile 2018 l’allora direttore dei servizi cimiteriali del Comune di Palermo, Cosimo Elio De Roberto (che sarebbe stato successivamente arrestato per corruzione), chiama le forze dell’ordine. Rovetto pretendeva di tumulare la salma che trasportava nel carro dell’impresa “L’ultima cena” di via Messina Marine.

La ditta non è in possesso dell’autorizzazione amministrativa e il funzionario Paolo Di Matteo ha bloccato l’operazione. Il documento con il via libera al seppellimento risulta rilasciato tre giorni prima che la donna morisse. I toni di Rovetto si sono fatti minacciosi: “Se non mi firmi l’autorizzazione ti rompo una sedia in testa”.

Il procuratore aggiunto Sergio Demontis e i sostituti Claudia Ferrari e Maria Rosaria Perricone, che coordinano più inchieste e processi sul caos ai Rotoli, sentono i necrofori della camera mortuaria dell’ospedale.

È vero, qualcuno dell’impresa ha sottratto la salma. Non lo hanno detto subito perché sono stati minacciati: “Sparagli in bocca, tagliagli la faccia”.

Tre mesi dopo i parenti di una donna svizzera, che vive a Mondello, chiamano il servizio cimiteriale. Protestano perché non è stata ancora cremata la salma. Strano, del decesso non c’è traccia nei registri comunali e neppure al cimitero dei Rotoli. Eppure i parenti hanno un certificato di morte che sarebbe stato falsificato.

Ad occuparsi del servizio funebre è stata incaricata proprio l’agenzia “L’ultima cena”. Paolo Rovetto ha più volte tranquillizzato i parenti. Ed stato lui a girargli via Whatsapp il certificato di morte. Il 4 settembre accade un episodio inquietante. In un vialetto del cimitero dei Rotoli, abbandonato a terra fra due alberi, viene trovato un feretro. Ci sono per fortuna le telecamere. Hanno ripreso, alle 7:35, l’arrivo di un furgone delle “onoranze funebri L’Ultima cena”. A bordo c’era anche Rovetto. Appena due minuti dopo il mezzo era già in uscita. Ed è l’unico che quel giorno ha fatto accesso al camposanto.

Tocca ai parenti della povera anziana svizzera riconoscerne la salma. I resti sono già scheletrizzati, ma il pigiama di colore rosa è lo stesso che indossava la donna al momento del decesso. Un’effige della Madonna intarsiata sulla bara offre un’ulteriore conferma


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