26 Aprile 2016, 08:30
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PALERMO – Non bastasse la giustizia sportiva, anche quella ordinaria si mette di traverso tra il Palermo e la salvezza. La riapertura del “Barbera” dopo la vergogna del 10 aprile scorso e dopo il surreale Palermo-Atalanta disputato nel deserto rischia di essere compromessa: come si legge sul Giornale di Sicilia, il prefetto Antonella De Miro ha infatti disposto l’apertura dell’impianto ai soli abbonati, misura di sicurezza straordinaria adottata per timore di scontri tra gli ultras del Palermo e la tifoseria ospite. Una decisione non comune, dato che in casi del genere si adottano misure ben diverse (ovvero limitazioni per gli ospiti e non per i locali), che rende reale quanto temuto sin dal primo petardo volato in campo contro la Lazio: è bastata una sera di follia a far dimenticare quattordici anni di comportamenti esemplari, quelli che hanno reso il popolo del “Barbera” un vanto in tutta Italia e npon solo.
La classifica e la lotta salvezza, la rincorsa al Carpi quartultimo, passano in secondo piano dinanzi alla voglia di riscatto di un’intera tifoseria. Un popolo che non c’entra nulla con quanto accaduto poco più di due settimane fa, gente che probabilmente non ha mai tenuto in mano un petardo o un bengala, né tantomeno lanciato sanitari su un campo di calcio. E il danno per il Palermo è enorme, dato che serve una spinta in più per quella che è diventata la partita decisiva. Serve la Palermo che applaudì l’Udinese nell’1-5, la Palermo che non invase il campo nella festa con la Triestina, la Palermo della lettera pubblicata dalla Sampdoria all’indomani dello spareggio per andare in Champions League, la Palermo delle lacrime di dignità per una retrocessione sancita dal k.o. con l’Udinese. La vera Palermo, insomma. Quella che in questo decennio di Serie A ha dimostrato di meritare la massima serie, spesso più dei calciatori che hanno indossato i suoi stessi colori.
Purtroppo questo privilegio rischia di essere concesso solamente agli abbonati. Stavolta, però, la società non resterà a guardare. Se per la sfida con l’Atalanta è stata presa la decisione di non ricorrere contro la sanzione del giudice sportivo, stavolta c’è l’intenzione di scongiurare un doppio danno, economico e di immagine. Probabilmente la pioggia di fuoco di due settimane fa verrà pagata ancora a lungo, in termini di reputazione, come accade in tutte quelle piazze a cui il giudice sportivo non concede mai la condizionale sulle sanzioni (cosa che invece, altrove, accade con particolare frequenza, seppur per episodi meno violenti). Da questo punto di vista, forse, il non presentare ricorso è stata anche una mossa saggia da parte della società. Meglio non danneggiare ulteriormente un’immagine già macchiata.
Quella macchia, adesso, va pulita. Come solo Palermo ha dimostrato di saper fare in questi anni di Serie A. Perché nel bene o nel male, con o senza i faccioli a dare man forte, Palermo è sempre la città del sold-out garantito in tutto il campionato 2004/05, così come la città dei quarantamila in pellegrinaggio a Roma per la finale di Coppa Italia. Una volta tanto, Palermo può essere la città del tutto esaurito anche per una sfida fondamentale in ottica salvezza. Perché prima del risultato sul campo, c’è una dignità da riconquistare. In una stagione che ha assunto le sembianze di una vera e propria Via Crucis, il Palermo è arrivato alle ultime stazioni del suo percorso. Sostenere quella croce in trentamila renderà sicuramente più facile il cammino verso la salvezza. Sempre che il prefetto non decida il contrario.
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26 Aprile 2016, 08:30