20 Aprile 2014, 06:15
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Per capire il disastro di un apparato comunale incapace di disegnare il futuro di Palermo basta fare un salto in una delle piazze più belle della città, meta di una teoria di turisti, piazza San Francesco, la basilica da una parte, l’Antica Focacceria dall’altra. Ovvero, basta andare in via Principe Belmonte, il salotto della città, l’isola pedonale dove l’anno scorso si poteva sorseggiare un caffè ai tavoli del Bar Spinnato, assaporando il calore del sole, la frescura del tramonto e le note di un pianoforte.
Due luoghi virtualmente “salvati” da vigili urbani, burocrati, soprintendenti, impiegati, direttori, assessori e chi più ne ha ne metta, tutti impegnati a fare multe, ordinare il ritiro dei tavoli, delle aiuole, intimando ai camerieri di non mettere il naso fuori, poi rimangiandosi in parte delibere e provvedimenti in una pasticciata sequenza che produce il disorientamento di chi è tentato di abbassare le saracinesche e chiedere asilo oltre Stretto. Magari pensando alle stradine romane o alla Brera di Milano dove si incentivano i titolari dei bar a stendere ombrelloni e tavoli, anche con pioggia e freddo, i funghi accesi, le copertine pronte per i clienti.
La Palermo assolata diventa invece terreno da liberare per quei signori in divisa mandati da funzionari integerrimi, intransigenti, pronti a considerare una occupazione abusiva quella di fioriere e tavoli da bar, pianoforte compreso. Con l’effetto che da Capodanno l’isola pedonale di Palermo è rimasta senza una seggiola in cui sedersi per un caffè o per due chiacchiere fra amici. Alla faccia delle domeniche a piedi, dei finti programmi di rilancio per rivitalizzare la città, per renderla accogliente.
Un tira e molla raccontato dai giornali anche con un occhio a quei supermercati e a quei bar che avevano piazzato piante di alloro davanti ai loro marciapiedi per abbellire il contesto, subito incredibilmente puniti con minacce di chiusura forse scansate in extremis da un tardivo intervento del sindaco.
Sia chiaro che un piano d’azione contro gli abusi di un’occupazione selvaggia degli spazi pubblici, contro l’installazione di gazebo piazzati in mezzo alle strade siamo stati i primi a invocarla, tre anni fa, sognando però una città ricca di aree pedonali attrezzate con distese di caffè all’aperto.
I goffi movimenti dell’amministrazione invece producono un aborto, giusto per fermarci all’unica vera isola pedonale della città. A metà marzo è stato infatti consentito agli Spinnato di rimettere fuori i tavoli. Ma solo 20, non più 41. E se vogliono il pianoforte debbono togliere tre tavoli.
Un verdetto antitetico a quanto avrebbe dovuto fare il sindaco aiutando tutti gli Spinnato e i loro colleghi nelle stesse condizioni a tirare fuori il maggior numero possibile di tavoli, ringraziandoli per il pianoforte, il sax o la fisarmonica.
Chi cerca di accogliere al meglio l’ospite, il turista, il palermitano, anche per produrre sano onesto business, in questa città contraddittoria viene invece colpito da un approccio prepotente e improduttivo.
Come si verifica a piazza San Francesco, davanti alla Focacceria rilevata l’anno scorso da Feltrinelli, quando gli editori conquistati da milza, panelle e crocché pensavano di realizzare una sorta di Campo de’ Fiori romano. D’altronde, ai precedenti proprietari, i Conticello, dopo un tira e molla durato un anno, era stato consentito di stendere i tavoli fuori, a patto di poggiarli su una pedana che riproponesse il disegno dei mattoni a scacchi grigi e neri dell’intera piazza. Pedana buttata in discarica quando funzionari e burocrati hanno di botto cambiato idea imponendo un divieto assoluto di parcheggio per tavoli e aiuole. Così. Per un ghiribizzo dell’assessore di turno, della commissione, dell’autorità preposta, del sindaco o di chi per lui. Perché la piazza va protetta, difesa e goduta… Da chi? Da una distesa di macchine parcheggiate notte e giorno sotto i divieti di sosta con indisturbati posteggiatori abusivi che qualcuno ogni tanto finge di perseguire per blitz sfumati dopo un titolo di giornale. Alla faccia del turismo, della vivibilità di una città ostile. Soprattutto contro chi vorrebbe renderla gradevole e accogliente.
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20 Aprile 2014, 06:15