Palermo, se la movida | diventa un inferno - Live Sicilia

Palermo, se la movida | diventa un inferno

Divertirsi è lecito. Il resto...

Semaforo Russo
di
3 min di lettura

L’amministrazione comunale guidata da Leoluca Orlando, è storia di queste ore, cerca ancora di trovare la quadra tra le esigenze dei cittadini e i titolari dei locali della movida. La corda ormai s’è spezzata, la gente è esasperata, chiede una ZTL h.24 e controlli serrati. Molti residenti sono stati costretti a cambiare casa dopo avere investito denaro nel centro storico, chi non l’ha fatto o potuto fare è costantemente alle prese con il disumano chiasso notturno proveniente da pub e punti di ritrovo, la frequente impossibilità di accedere alle proprie abitazioni perchè i portoni vengono ostruiti dalle auto, con rilevanti emergenze di ordine pubblico date dallo scorrazzare di balordi e di ubriachi non più nel pieno possesso delle facolta mentali.

Al contempo, i commercianti, gli imprenditori espongono le loro ragioni, se la prendono con chi se ne strafotte delle regole, con gli abusivi e chiedono che non siano eccessive le penalizzazioni sull’uso della musica e del suolo pubblico per evitare tracolli finanziari che condurrebbero alla chiusura dei locali, a licenziamenti, a un centro storico nuovamente buio e deserto. E’ una questione che dura da tempo e non si è trovata una vera e definitiva soluzione.

La Polizia Municipale, lo dice a chiare lettere il comandante Vincenzo Messina, si muove come può con le risorse disponibili. La carenza d’organico – servirebbero subito altre 650 unità – è divenuta cronica, i servizi da espletare sono molteplici e il livello d’inciviltà di certi palermitani, purtroppo assai numerosi, rende complicato il compito di assicurare vigilanza e applicare sanzioni. Conosciamo bene le difficoltà, ne abbiamo scritto ripetutamente. Abbiamo scritto che in una città come Palermo è strategico investire sul potenziamento della Polizia Minicipale, aumentandone il personale – giunto a una media anagrafica troppo elevata – assumendo giovani, introducendo nuovi saperi, nuove tecnologie.

I soldi? Ci sono, esistono fondi europei concepiti esattamente allo scopo, per fornire e/o implementare nelle metropoli gli strumenti della sicurezza, del controllo del territorio e della repressione degli illeciti. Finchè non sarà compiuta la scelta di investire sui “caschi bianchi” Palermo, che non è Amsterdam, non vedrà mai la luce in fondo al tunnel, indipendentemente dalla qualità dei suoi amministratori di oggi e di domani, indipendentemente dal dovuto supporto degli organi dello Stato e, quindi, della Prefettura e delle Forze dell’Ordine.

Detto ciò, entrando con i piedi nel piatto, dobbiamo essere chiari. Il diritto del cittadino al riposo, alla sicurezza e al sereno svolgimento delle sue attività quotidiane è appunto un diritto. Non è un diritto, anzi, è una violazione di vagonate di norme di legge e regolamenti, emettere musica ad altissimo volume di notte, ubriacarsi e molestare, urinare in ogni angolo sporcando o danneggiando monumenti e beni privati, vandalizzare panchine, fioriere e beni comuni. Non è affatto un diritto adducendo la legittima ricerca dello svago.

Qualcuno ancora non è riuscito a spiegarmi, a tal proposito, perchè per divertirsi bisogna creare l’inferno in terra, impedire il sonno di lavoratori, pensionati, infermi, violare pesantemente l’equilibrio di neonati e minori, impaurire donne e uomini mentre tentano di raggiungere casa a volte senza riuscirci, occupare gli stalli dedicati ai disabili, seminare nel terreno vetro, sporcizia, escrementi e rifiuti.

Ci si può divertire con musica soffusa, moderato chiacchiericcio, consumo sostenibile dell’alcol. E comunque a una certa ora, specialmente nei giorni feriali e in inverno, in zone ad alta densità abitativa e con una conformazione ristretta dell’assetto urbanistico si deve spegnere l’armamentario sonoro e dedicarsi a forme non invasive di socializzazione. E’ difficile da capire e attuare? Il governo cittadino, compreso il Consiglio comunale – ci torneremo presto – non può limitarsi a un’asettica funzione di mediazione tra interessi apparentemente contrapposti come se le posizioni in campo – dei residenti, dei responsabili della movida e degli avventori – fossero in qualche maniera assimilabili. Non lo sono.

Occorre possedere, però, una visione complessiva di città e affermare risolutamente il superiore interesse della collettività. Alla fine paga anche elettoralmente. Una domanda: la legalità, il rispetto dell’altro (e di se stessi tutto sommato) e una diversa più intelligente concezione del divertimento, distinta da eccessi capricciosi e dal grave turbamento delle vite altrui, sono davvero nemici della sacrosanta voglia di evadere e dell’indispensabile impresa economica privata? Perché se nei fatti la risposta è sì il problema non solo è estremamente serio, potremmo dire psico-socio-antropologico, ma è anche irrisolvibile con le armi del dialogo. Almeno nell’immediato.


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