15 Maggio 2024, 18:45
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PALERMO – La delicata vicenda giudiziaria si chiude con un lungo periodo di messa alla prova dei quattro imputati. Tutti giovanissimi. Uno era accusato di violenza sessuale nei confronti di una coetanea. Gli altri tre, un maschio e due femmine, di diffusione di materiale pedo pornografico.
La vittima fu filmata mentre praticava sesso orale in strada e il video girato in chat ad altri amici.
È una brutta storia quella affrontata dal Tribunale per i minorenni presieduto da Nicola Aiello, davanti al quale si sono presentati i legali degli imputati e il pubblico ministero Francesco Grassi. Avevano un accordo che si pone come obiettivo il recupero dei protagonisti.
Dovranno seguire un percorso di 18 mesi (per chi rispondeva di violenza sessuale) e di 10 mesi (per gli altri) fra impegno presso associazione di volontariato e sedute con dei medici per comprendere l’errore commesso.
Una notte di due anni fa i ragazzi – frequentano licei diversi e hanno fra i 16 e i 17 anni – sono in una una zona del centro storico di Palermo, fra via Maqueda e corso Vittorio Emanuele. Alzano il gomito e avviene il fattaccio. La ragazza nulla ricorda della serata. Si riconosce, però, quando sul suo cellulare arriva il video.
Il ragazzo con cui ha avuto il rapporto sessuale, nell’angolo nascosto di una piazzetta piena di gente, si difende sostenendo che la vittima fosse consenziente. Secondo l’accusa, invece, avrebbe approfittato della condizione di ubriachezza della minorenne.
L’impostazione della Procura guidata da Claudia Caramanna è stata chiara: aiutare i protagonisti a comprendere il disvalore delle loro azioni: dal sesso in strada alle immagini condivise su WhatsApp con il cellulare che ancora una volta viene usato come una propaggine del corpo.
Una cosa esiste solo se viene mostrata. E la voglia di mostrarsi detta le azioni. Le immagini diventano un’arma, una delle più pericolose dei tempi moderni.
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15 Maggio 2024, 18:45