Palermo, il candidato arrestato: "Non meno di 200 voti a paese"

Palermo, soldi al bar per i voti: “Mi ha dato mille euro”

Le intercettazioni del blitz sul voto di scambio politico-mafioso

PALERMO – “Non meno di cinque a paese”, diceva Giuseppe Lo Duca a Piera Loiacono. Il boss di Carini avanzava la sua richiesta di denaro – 5.000 euro – per procacciare voti in favore di Salvatore Ferrigno, ex deputato nazionale di Forza Italia e candidato alle elezioni regionali nella lista “Popolari e autonomisti Noi con la Sicilia” per Renato Schifani presidente.

Ferrigno
Salvatore Ferrigno e Maria Piera Lo Iacono

Lo Duca, già condannato per mafia, garantiva di potere “corrispondere al momento di tre al massimo quattro paesi, e basta. E sono: Carini, Torretta, Cinisi, Terrasini…”.

Di quante preferenze stava parlando? “Non meno di duecento voti a paese… Dico, io ho i miei… e in quarantamila quando gliene porto duecento che minchia vuole”, continuava Lo Duca.

Ecco le frasi del patto sporco in vista delle votazioni di domenica. Secondo il giudice per le indagini preliminari Fabio Pilato, che ha firmato l’ordinanza di custodia cautelare in carcere per tutti e tre gli indagati, le intercettazioni “svelano chiaramente i termini dell’offerta – rectius promessa – che prevedeva la raccolta di almeno duecento voti, per ciascuno dei quattro comuni sottoposti al controllo mafioso, in cambio di una somma di danaro non inferiore a cinquemila euro”.

Lo Duca, figlio del capomafia Matteo soprannominato “Panturru”, era sotto intercettazione dei carabinieri su richiesta del procuratore aggiunto Paolo Guido e dei sostituti Giovanni Antoci e Alfredo Gagliardi della Direzione distrettuale antimafia di Palermo.

Forte a Carini, ma con ottimi collegamenti con i boss palermitani: “Per quanto riguarda le borgate problemi non ne abbiamo… c’è Passo di Rigano… ce ne sono”, diceva alla donna. La chiamava “la picciutedda”, tanto erano in confidenza. “Piera con me è”, diceva Lo Duca.

Lo Duca e la donna, l’intermediaria del voto di scambio, con un passato da assessore in un piccolo comune della provincia di Palermo e una candidature alle scorse Regionali, discutevano di soldi. “Ora tu per qua gli dici ‘ascoltami…’ gli dici ‘avendo una persona… – così Lo Duca suggeriva a Lo Iacono di dire a Ferrigno – che già ci siamo capiti pure chi è, avendo quest’amicizia… non meno di cinque a paese… io posso corrispondere quattro, di qua e già sono questi di qua… e questi non me li deve toccare nessuno Piè, perché ogni paese io gli devo lasciare la metà”.

I paesi, o meglio coloro che nei paesi garantivano l’appoggio elettorale, andavano ripagati: “Vedi che a Cinisi, gli presento cinquemila… millecinque tu e millecinque io… non c’è niente da fare”.

E Loiacono dimostrava di conoscere bene le dinamiche illecite: “Certo perché sennò non ti cercano più”. Anche perché diceva Lo Duca, “tu pensi che noi andiamo a fare una campagna elettorale senza guadagnare una lira”?. E la donna concordava: “No, dobbiamo guadagnare”.

A sborsare i soldi sarebbe stato Ferrigno sulla cui capacità di affrontare la spesa garantiva la stessa Loiacono: “So che sta bene economicamente”. E ne era al corrente pure Lo Duca: “Ferrigno mi piace perché politico non è male, ha pire le forze economiche… hai capito”.

I soldi dovevano essere consegnati in contanti. C’erano le telecamere il 2 settembre scorso ad immortalare un incontro al bar fra Ferrigno e Loiacono che al termine faceva il resoconto a Lo Duca: “Gli ho detto con l’assegno non è possibile, perché appena noi portiamo l’assegno… Perciò io gli ho detto tu ce li devi dare in contanti”. C’era qualche difficoltà “perché ha il conto in America”.

L’11 settembre Loiacono ha sollecitato Ferrigno per i soldi: “Ma ti devi impegnare tu come ti ho detto io”. Ferrigno volava più in alto e cercava di allettare la sua interlocutrice: “… si deve parlare di soldi grossi… di progetti della comunità europea”

“Lo sviluppo delle investigazioni dimostra che Ferrigno – scrive il giudice – ha prestato parziale ossequio all’impegno preso perché, dopo avere consegnato un primo acconto di euro 500 prontamente disponibili, ha dato effettivamente disposizioni alla banca americana per effettuare dei prelievi periodici per l’importo di cinquemila euro”.

La sera del 17 settembre i carabinieri si sono appostati dentro e fuori un bar di Carini. C’erano Ferrigno e Loiacono. Il candidato ha preso qualcosa dalla tasca dei pantaloni, l’ha passati a Loiacono che l’ha riposta nella borsa. Si sono salutati. Loiacono, tornata in auto, parlava con il compagno e le microspie registravano: “… mi ha detto trovo altri cinquemila euro a parte questi mille euro che mi ha dato”.


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