Cronaca

Soldi, droga e boss scarcerati: la mappa del potere di Cosa Nostra

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23 Settembre 2024, 06:00

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PALERMO – I soldi della droga, il disagio sociale, la scarcerazione dei boss. Sono i tre fronti su cui bisogna concentrarsi per comprendere la mafia di oggi ed evitare che sia più forte domani.

Cosa Nostra è indebolita dall’azione repressiva. Per tornare forte ha bisogno di soldi. La principale fonte di guadagno è il traffico di droga. Per ora i boss palermitani continuano a dipendere dai calabresi. La strada per affrancarsi dalla ‘ndrangheta è ancora lunga.

Ci sono dei segnali preoccupanti, però. Qualche giorno fa un romano è stato bloccato con 120 mila euro nascosti in una Panda. Secondo la ricostruzione della Procura di Palermo, erano il pagamento di una consegna. Di soldi ne girano parecchi in città.

Altra fonte di reddito sono le scommesse, i cosiddetti pannelli del gioco per i quali si può anche morire. Giancarlo Romano, boss emergente di Brancaccio, è stato ammazzato in questo contesto.

E poi ci sono le estorsioni che servono più per controllare il territorio (in molti, fra chi le paga, le considerano un obolo di solidarietà alla causa mafiosa e finiscono sotto accusa per favoreggiamento) dove si muove la manovalanza. Il disagio sociale cresce in città e le sacche di degrado sono il serbatoio del reclutamento delle nuove leve.

L’esperienza impone di guardare alle vecchie sentenze per decifrare la mafia che verrà. Ce n’è una in particolare che ha segnato la storia del mandamento di Ciaculli-Brancaccio.

Hanno finito di scontare la condanna tutti gli imputati nel processo “Ghiaccio”, che svelò il ruolo di Giuseppe Guttadauro, capomafia ed ex chirurgo dell’Ospedale Civico di Palermo. Guttadauro è stato arrestato di nuovo e condannato insieme al figlio Mario Carlo.

A Brancaccio c’è stata pure la scarcerazione di alcuni imputati nonostante siano stati condannati in primo grado. Il processo è stato azzerato per una questione procedurale e sono scaduti i termini di fase.

Giovanni Lucchese, detto Johnny, Claudio D’Amore, Giuseppe Caserta attendono a piede libero di conoscere l’esito del processo di appello.

Nello stesso mandamento mafioso sono tornati in libertà dopo avere finito di scontare la pena personaggi come Nino Sacco (era uno dei triumviri al ptere), Giuseppe Gambino, Giovanni Asciutto, Cosimo Fabio Lo Nigro.

Ci sono poi persone con parentele importanti come Gaetano Savoca, figlio di Pino, storico capomandamento, che nel giugno 2018 fu visto accompagnare Leandro Greco, nipote del ‘papa Michele’, ad un appuntamento con Calogero Lo Piccolo. Entrambi hanno partecipato all’ultima riunione della cupola di Cosa Nostra, convocata in una palazzina a Baida nel maggio 2018.

Liberi pure Sandro Capizzi e Salvatore Adelfio a Villagrazia. Mario Adelfio a Santa Maria di Gesù. Pierino Di Napoli alla Noce dove si fa sempre il nome di Franco Picone seppure sia ai domiciliari. Francesco Annatelli, Giuseppe e Antonio La Innusa a Pagliarelli. Nunzio e Salvatore Milano a Porta Nuova. È davvero lunga la lista degli scarcerati. Alcuni non si fanno notare, altri scelgono profili diversi.

Come Tommaso Lo Presti, boss di Porta Nuova, che ha scelto la basilica di San Domenico, il pantheon dei palermitani illustri dove è sepolto anche Giovanni Falcone, per celebrare le nozze d’argento con la moglie Teresa Marino. Anche la donna ha avuto i suoi guai con la giustizia.

Altri ancora, sempre a Porta Nuova, sono liberi nonostante su di loro pesino accuse pesanti. Come Giuseppe Di Giovanni, scarcerato per decorrenza dei termini di custodia cautelare e sotto processo. Gli viene contestato di avere preso il bastone del comando ricevuto dai fratelli, oggi detenuti, Gregorio e Tommaso.

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Bisogna monitorare ogni cosa per capire la direzione di Cosa Nostra. Il 12 agosto 2017 Francolino Spadaro della Kalsa fu scarcerato. Il boss di Pagliarelli Giuseppe Calvaruso mandò la sua Range Rover con un autista a prendere l’amico all’uscita del penitenziario di Melfi.

Prima di rientrare a casa fecero tappa a Perugia dove il padre di Francolino, don Masino, oggi deceduto, stava scontando una condanna a 30 anni agli arresti domiciliari per motivi di salute.

Di recente i finanzieri hanno scoperto un vorticoso giro di soldi, un intreccio di affari che parte da Palermo e arriva fino in Brasile passando per Rimini, Milano, la Svizzera, Singapore e Hong Kong. E hanno scoperto l’amicizia “mafiosa” che resiste al tempo e al carcere fra Calvaruso e un altro figlio di don Masino, Antonino Spadaro.

Amicizie, affari e misteri. Ce ne sono tanti. Quelli legati alla latitanza di Giovanni Motisi e quelli legati ad esempio ad alcuni incontri avvenuti a Terrasini, Palermo e Campobello di Mazara.

Questi ultimi sono stati monitorati dai carabinieri di Milano tra febbraio e maggio 2021. Vi hanno preso parte alcuni siciliani “emigrati” in Lombardia. Come Stefano e Giuseppe Fidanzati, zio e nipote (il primo in passato è stato condannato per mafia, sono rispettivamente figlio e fratello di Gaetano Fidanzati, storico boss dell’Acquasanta).

Vivono lontano dalla Sicilia, ma a volte ritornano. Come ritornano i cognomi dei vecchi padrini. Michele Micalizzi, genero di don Saro Riccobono, si era rifatto vivo con il suo carico di esperienza e relazioni. E anche soldi, perché mentre qualcuno arranca e sta cercando di accumulare denaro con la droga, altri i soldi li hanno sempre avuti. Nel passato come nel presente. Grossi patrimonio appena scalfiti dalle misure di prevenzione.

Chi sono i capi della Cosa Nostra di oggi? Si è riunita una nuova cupola dopo l’ultima convocazione del 2018? Indebolita, azzerata nella sua capacità militare, spesso stracciona, eppure la mafia controlla grosse fette della società, specie in una condizione di dilagante degrado.

Continuare ad alimentare lo stato di emergenza, soffiare sulle paure del passato significa non riconoscere i successi raggiunti. Sottovalutare l’impatto che Cosa Nostra ha sulla società comporta, di contro, un rischio che nessuno può permettersi di correre.

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23 Settembre 2024, 06:00

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