16 Novembre 2024, 10:09
2 min di lettura
PALERMO – La mafia e un incrocio Palermo-Napoli, quella che poteva essere una macchia nella carriera criminale o, peggio, una sgarbo da pagare a caro prezzo. Toni Lo Manto sarebbe intervento in soccorso di Leandro Greco per mettere a posto le cose.
Proprio quel Leandro Greco che poco dopo avrebbe partecipato, seppur giovane, alla riunione della cupola del dopo Totò Riina in rappresentanza del mandamento di Ciaculli-Brancaccio.
L’inchiesta degli uffici di Palermo e Milano della Procura europea ricostruisce anche questo particolare nella enigmatica vita di Lo Manto, fra i 43 attestati del blitz del 14 novembre. Incensurato ma con una rete di amicizie che vanno dai boss Spadaro del rione palermitano della Kalsa a Francesco Guttadauro, nipote di Matteo Messina Denaro, passando per i Nuvoletta di Marano di Napoli.
Ed è proprio con i Nuvoletta, legatissimi a Cosa Nostra quando in Sicilia dettavano legge i corleonesi, che era entrato in contrasto Leandro Greco, nipote di Michele, il “papa” della mafia. Lo Manto, senza sapere di essere intercettato, raccontava di essere stato chiamato da Simone Liparulo, a quel tempo cognato di Lorenzo Nuvoletta: “… puoi venire che ho bisogno di tè… c’è Lorenzo che ti vuole parlare… sai… abbiamo un problema con quello là sotto…”.
Nel passaggio successivo entrava nel merito della questione: “… hanno fatto un business… e si è fottuto cinquanta mila euro… e non glieli vuole più ridare… lui mi dice… io te lo sto dicendo… ma fossi al tuo posto non mi metterei in mezzo perché tu… ovviamente avremmo dovuto parlare prima con te e dire… ma la possiamo fare… questa cosa visto che tu lo conosci? Dice però… abbiamo solo a tè”.
Millantava con il suo interlocutore un’autorevolezza che in realtà non possedeva? Nel prosieguo della conversazione spiegava di avere trovato una soluzione. Aveva coinvolto un parente di Leandro Greco, uno zio, “ed è finita così”. Anche perché nel frattempo Leandro Greco nel 2019 era stato arrestato. Non era più il ragazzino cresciuto a pane e mafia con il mito del nonno.
“U criaturi (la piccola creatura, il ragazzino)”, come lo chiamava Giovanni Di Giacomo, killer ergastolano del gruppo di fuoco di Pippo Calò, si era fatto largo nella nuova Cosa Nostra. C’era pure lui al tavolo della nuova commissione provinciale che si è riunita nel 2018 in una casa a Baida. A soli 28 anni era il più giovane.
Leandro Greco sta scontando una condanna per mafia. Poco prima che diventasse un pezzo grosso ha incrociato, lui come tanti altri, Toni Lo Manto, personaggio enigmatico da alcuni giorni in carcere per un giro di false fatture che supera il miliardo di euro che per sua stessa ammissione ad un certo punto ha deciso di trasformare “la mia mafia in imprenditoriale”.
Pubblicato il
16 Novembre 2024, 10:09