17 Settembre 2024, 14:44
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PALERMO – I rapporti sessuali sono stati “sbagliati” ma “consensuali”. Cristian Maronia ha voluto leggere una lettera in aula per chiedere scusa alle donne della sua vita e ribadire la sua innocenza.
È uno dei sei imputati per lo stupro del Foro Italico (il settimo è stato condannato in primo grado). Vittima l’estate scorsa una ragazza di 19 anni all’interno di un cantiere abbandonato.
“È da un anno che sono stato catapultato in un posto ostile che non fa parte di me o della mia vita, è da un anno che vivo con la paura ma soprattutto con la vergogna e con un peso sulle spalle che non riesco a reggere più – ha spiegato alla scorsa udienza facendo delle dichiarazioni spontanee dopo essersi sottoposto all’esame -, è da un anno che la mia vita è come se fosse aggrappata ad una corda, sentendomi sospeso nel vuoto, con la speranza che qualcuno mi venga a salvare”.
La missiva prosegue: “Dico così perché non è facile da affrontare e vivere giorno per giorno una situazione del genere a vent’anni; una situazione del genere cambia totalmente la vita, quel posto cambia la vita; non saprei in che modo, o in negativo o in positivo, poi dipende dalla persona, per esempio a me ha fatto bene, però ho visto a chi non gli ha fatto del bene quindi, ho dovuto mettere da parte il ragazzo di vent’anni e, sono dovuto crescere in fretta perché mi sono ritrovato da solo. Ho imparato ad avere pazienza, ho imparato ad osservare, ascoltare e a riflettere per capire di più, ma soprattutto a pensare costantemente giorno e notte perché è l’unica cosa che non si riesce a smettere di fare lì dentro”.
Il riferimento è al carcere dove è stato rinchiuso: “In un anno mi sono ritrovato a sentire storie assurde e mi permetto di dire che, di innocenti ce ne sono ben poco, perché poi tutti gli altri tendono a nascondersi dietro un qualcosa che non esiste e con questi ultimi mi sono ritrovato a giocare a carte, anche a parlare, per capire e per vedere se sono come loro, ma non sono come loro, quell’ambiente e quell’area non fanno parte della mia vita, non c’è stato un giorno o una notte in cui non abbia pensato a questa storia, ci sono state notti in cui non ho dormito per tutto ciò e, mi ero convinto anche io che avessi compiuto quest’atto abominevole senza averlo compiuto”.
La sua mente è attraversata da sensi di colpa. Sostiene di vivere una condizione di malessere ma continua a professare la sua innocenza: “Mi sento in colpa per aver sbagliato con le donne della mia vita, donne di moralità sana e principi cristiani, mi sento in colpa per aver tradito l’amore e la fiducia della mia fidanzata e, nonostante ciò ha creduto in me, mi sento in colpa con mia madre e mia sorella, per aver tradito il loro affetto, per avergli creato questo disagio e questa vergogna, perché non è bello vedere la faccia di un figlio, di un fratello su tutti i giornali e sentire di essere accusato di un atto così vergognoso, e so per aver sbagliato con loro, già la mia condanna la sto pagando”.
Ed ancora: “Sono stato additato di non avere avuto pentimento, il mio pentimento è quello che ho appena descritto, ho tradito l’onestà delle donne che amo, il vero pentimento è dolore e, questo dolore a me non sta passando. Detto ciò, ho piena fiducia nella giustizia e, spero che sia fatta giustizia per
tutte quelle vere vittime che subiscono giorno per giorno questi atti innominabili e incondannabili per me”.
Rispondendo alle domande del presidente del tribunale Roberto Murgia, Maronia ha parlato dei rapporti sessuali di quella notte: “Tra un uomo e una donna ci sta, però una donna con sette uomini non credo che sia una cosa anche bella da vedere”.
L’imputato ha ammesso delle contraddizioni rispetto alla ricostruzione che aveva fornito durante l’interrogatorio, subito dopo l’arresto, “ma in quel momento un ragazzo di 19 anni con tutta quella paura, avrebbe detto di tutto pur di ritornare a casa quindi… Per paura, per ingenuità ho detto certe cose”.
Assieme a Maronia sono imputati Angelo Flores, Gabriele Di Trapani, Cristian Barone, Elio Arnao e Samuele La Grassa,
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