12 Novembre 2024, 07:00
3 min di lettura
PALERMO – “Sollevati” non per le condanne, che continuano a ritenere “ingiuste, perché sono innocenti”, ma per avere evitato i “12 anni di carcere chiesti dalla Procura”. “Fiduciosi nell’appello” a cui gli avvocati stanno già lavorando. Prima, però, bisognerà attendere il deposito delle motivazioni della sentenza.
Sono passati pochi giorni dalle condanne per lo stupro di gruppo al Foro Italico. A riferire lo stato d’animo degli imputati sono i loro legali. Il Tribunale di Palermo li ha giudicati tutti colpevoli, ma le pene sono state meno pesanti di quelle chieste dall’accusa al termine della requisitoria.
Sono tutti detenuti dall’estate del 2023, quando la denuncia della vittima diciannovenne fece scattare gli arresti. I video del rapporto sessuale nel cantiere abbandonato e le intercettazioni hanno pesato sulle sorti processuali dei giovani imputati (il più piccolo non era maggiorenne, il più grande ha 23 anni). Alcune frasi registrate dalle microspie avevano la forza della confessione.
È la ricostruzione della diciannovenne costretta a bere alla Vucciria e a seguire con la forza il branco fino al Foro Italico che la difesa ha cercato di picconare. Fino a sostenere che fu la ragazza a guidare il gruppo, non ci sarebbe stata alcuna violenza, ma un rapporto consensuale. Una tesi, quest’ultima, alla luce delle condanne, che non ha convinto il Tribunale.
L’entità delle pene – sette anni per quattro imputati (nonostante le tre aggravanti contestate), 6 anni e 4 mesi e 4 anni per gli altri due – fa però ipotizzare che in qualche modo il collegio difensivo sia riuscito a fare breccia nel Tribunale. In che modo solo la motivazione della sentenza potrà chiarirlo.
“Gli imputati hanno un problema morale per il fatto di essere stati in sette con una ragazza e di non averla aiutata dopo avere consumato il rapporto sessuale – spiegano gli avvocati -. Ribadiscono però che che il rapporto è stato consensuale”.
Il processo si è chiuso la scorsa settimana con le condanne. Fuori dall’aula al palazzo di giustizia di Palermo c’erano i parenti degli imputati, i quali smentiscono che ci siano stati momenti di tensione particolare.
Nessuna intenzione da parte dei legali di stravolgere l’esito processuale, ma la necessità di fare delle puntualizzazioni: “È stata una pena severa, ma la vicenda è stata ridimensionata. I nostri sforzi sono stati utili. Abbiamo integrato le indagini della Procura nei limiti del consentito processuale e nel rispetto della ragazza, nonostante siamo stati accusati di eccesso di difesa”.
Sono stati gli avvocati a sentire l’amica che era con la ragazza la sera alla Vucciria e l’imprenditore che per primo l’ha soccorsa subito dopo i fatti del Foro Italico. E sempre i legali hanno recuperato le immagini del gruppo che attraversava corso Vittorio Emanuele.
Gli avvocati Carmelo Adamo, Simona Ciancitto, Claudio Congedo, Giuseppe Farina, Leonarda Lo Presti, Alessandro Martorana, Giorgio Zanasi ripartono dalle condanne convinti che ci siano i margini per appellare la sentenza, per dimostrare che le cose sono andate in maniera diversa anche in quegli aspetti che oggi appaiono granitici per l’accusa.
Come nel caso del “basta” che la ragazza avrebbe detto per fermare la violenza di gruppo. Sono alcuni degli stessi imputati a ripeterlo senza sapere di essere intercettati, ma la difesa attribuisce un significato diverso alla parola. Le parti processuali torneranno ad affrontarsi in appello.
Pubblicato il
12 Novembre 2024, 07:00