31 Ottobre 2023, 09:01
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PALERMO – C’erano ritardi nella tabella di marcia dei lavori per la nuova stazione marittima del porto di Palermo. Il clima era teso fra i titolari di tre imprese. Qualcuno pretendeva una tangente sui subappalti. Pasqualino Monti, presidente dell’Autorità portuale della Sicilia occidentale, l’anno scorso ha rescisso il contratto di appalto con l’impresa aggiudicataria, ha denunciato i ritardi ed è venuta fuori una losca storia di mazzette.
I finanzieri del Comando provinciale di Palermo, guidato dal generale Domenico Napolitano, hanno arrestato (ai domiciliari) Rosario Cavallaro, 68 anni, originario di Giarre, e Francesco Tricarico, pugliese di 37 anni, rispettivamente direttore del cantiere e direttore tecnico dei lavori di ristrutturazione e restyling della stazione marittima. Sono indagati per estorsione, tentata e consumata, dalla Procura della Repubblica. Il giudice per le indagini preliminari ha anche disposto il sequestro di 80.000 euro, quale profitto dell’ipotizzato reato.
Le indagini, condotte dagli specialisti del Nucleo di polizia economico-finanziaria (Gruppo Tutela Spesa Pubblica) e coordinate dal procuratore Maurizio de Lucia e dall’aggiunto Paolo Guido (che ha preso il testimone dell’inchiesta da Sergio Demontis), sono partite dalla segnalazione di Monti sulla commessa da 23 milioni di euro. La nuova stazione marittima è uno dei tasselli dell’intervento complessivo che ha cambiato e cambierà volto al porto di Palermo. Il molo trapezoidale con la sua fontana zampillante ne è la conferma.
I due direttori dell’impresa romana avrebbero preteso dai titolari di tre imprese sub-appaltatrici (controsoffitti, infissi e lavori edili) un extra che arrivava fino al 30% del valore dei lavori affidati. In caso di rifiuto avrebbero perso la commessa. Per fare capire che dicessero sul serio sarebbero iniziate le minacce e le ritorsioni: controlli a sorpresa nel cantiere del porto e pagamento delle fatture in ritardo. Ed ecco spiegato il clima conflittuale notato dagli ingegneri dell’Autorità portuale che hanno subito informato Monti.
In un caso sarebbe stato accertato che il titolare di una delle imprese vessate avrebbe pagato 80.000 di tangenti, di cui 45.000 in contanti e 35.000 tramite bonifici bancari su un conto corrente intestato alla madre del direttore di cantiere. Per creare la provvista di denaro necessaria alle mazzette gli indagati avrebbero suggerito ai sub-appaltatori di utilizzare nei lavori di ristrutturazione prodotti di qualità più scadente rispetto a quelli previsti nel capitolato, “anche a scapito dell’incolumità pubblica”, e di gonfiare le fatture. L’anno scorso l’Autorità portuale ha rescisso il contratto con l’impresa romana e si è rivolta ad un’altra impresa.
“L’attività testimonia la costante attenzione e l’impegno della guardia di finanza – si legge in una nota del Nucleo guidato dal colonnello Gianluca Angelini – nell’ambito delle indagini delegate dalla Procura della Repubblica di Palermo, nel contrasto ad ogni forma di illegalità che altera le regole della sana competizione tra imprese, danneggia gli onesti e incide negativamente sulla sicurezza e sulla qualità dei servizi forniti ai cittadini”.
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31 Ottobre 2023, 09:01
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