Palermo, il tesoretto dei boss della droga e l'uomo del mistero

Palermo, il tesoretto dei boss della droga e l’uomo del mistero

Il trafficante algerino Youcef Lounis
Pronti a sborsare 800 mila euro per un canale internazionale

PALERMO – “Noi subito possiamo racimolare intorno agli 800 mila”, diceva Rosario Tinnirello a Youcef Lounis. Il primo sarebbe stato uno dei boss della droga, a capo di un’organizzazione che gestiva grandi affari, il secondo è un trafficante algerino che avrebbe dovuto consentire ai palermitani di fare il salto di qualità. I poliziotti della Squadra mobile li hanno arrestati entrambi nelle scorse settimane.

“Io ti voglio aiutare però è un po’ pochino”, rispondeva l’algerino che metteva le cose in chiaro: “… quando arriva la cosa tu mi devi dare tutto quello che tieni… per esempio due milioni di euro”. Altro che acconto di 800 mila euro. Tinnirello garantiva che le cose in futuro sarebbero andate meglio: “… dacci la possibilità di crescere e tu poi te ne rendi conto… facci mangiare e ci facciamo grossi”.

Consumi alle stelle

Sono frasi che impongono un’analisi. A Palermo i consumi di droghe sono alle stelle. Gli stupefacenti sono la prima fonte di guadagno dei boss. Le famiglie mafiose hanno ancora a disposizione parecchi soldi se è vero, come è vero, che possono “racimolare 800 mila euro”. Probabilmente fanno cartello, mettendosi insieme. Ci sono uomini capaci di attivare canali molto più importanti di quelli calabresi e campani che finora hanno consentito di riempire di droga la piazze di spaccio palermitane.

Boss della droga vecchi e nuovi

Qualche anno fa i boss di Porta Nuova, sotto la reggenza di Alessandro D’Ambrogio, capo carismatico e capace di dialogare, cercarono di attivare un canale diretto con i narcos colombiani, fotografati a bordo piscina in uno dei più prestigiosi alberghi palermitani. Gli arresti fecero saltare il banco. Oggi ci si affida ad intermediari come Youcef. Uomo dalle importanti relazioni internazionali, algerino di nascita, senza fissa dimora, avvistato in Spagna e Marocco. “Glielo mando in Francia”, concludeva una delle sue conversazioni intercettate. Si muoveva su più tavoli e usava telefonini criptati per parlare con i boss della droga.


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