Cronaca

Palermo, tra avanzo e nomine: nel centrodestra è tutti contro tutti

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07 Settembre 2024, 06:10

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PALERMO – Liti tra alleati, liti dentro i partiti, liti per l’avanzo ma anche per il rimpasto. La maggioranza che a Sala Martorana sostiene il sindaco di Palermo, Roberto Lagalla, si scopre più riottosa che mai, pronta a dividersi e a cantarsele di santa ragione.

Il regolamento della discordia

L’ultimo scontro è andato in scena giovedì scorso quando il centrodestra, pur avendo i numeri, non è riuscito ad approvare la delibera sul nuovo regolamento della Polizia municipale che non prevedrebbe più le visite mediche annuali per il porto d’armi.

Un tema sulla carta abbastanza innocuo ma che ha fatto affiorare tensioni che, seppur sotto traccia, vanno avanti da mesi. Animi talmente surriscaldati da aver costretto il vicepresidente Pino Mancuso a chiudere la seduta, tra i sorrisi dell’opposizione che è riuscita a colpire nel segno.

Il tesoretto

Un episodio che ha lasciato pesanti strascichi che rischiano di compromettere la prossima delibera, assai più pesante almeno dal punto di vista politico. La prossima settimana inizierà infatti la discussione sull’avanzo di amministrazione, un tesoretto da 60 milioni destinato a investimenti che l’ex rettore vorrebbe approvare a stretto giro.

Le somme vanno impegnate entro dicembre e quindi saranno finanziabili i progetti già pronti: l’obiettivo è fare presto e aprire quanti più cantieri possibili. In una città che è riuscita a fatica a mettere i conti in ordine, investimenti per decine di milioni rappresenterebbero una boccata d’ossigeno.

Ma lo sarebbero soprattutto per un’amministrazione che non riesce a risalire le classifiche del gradimento e a cui i cittadini rimproveranno le strade sporche e il degrado del centro storico.

I malumori di Fdi

L’ex rettore non vuole lasciare nulla di intentato e così ieri ha incontrato le opposizioni, mentre per lunedì alle 10.30 a palazzo Palagonia ha convocato i capigruppo di maggioranza e i presidenti di commissione.

Peccato che Fratelli d’Italia abbia già comunicato che non ci sarà. A pesare lo scontro sulla delibera dei vigili urbani, presentata dall’assessore meloniano Dario Falzone: il partito della premier non avrebbe digerito la conduzione d’Aula del presidente, il forzista Giulio Tantillo, e del vice Mancuso del gruppo del sindaco.

Coalizione allo sbando

Un rapporto, quello tra Fdi e Fi, che in questi anni è andato più volte in crisi, specie in occasione degli ultimi cambi di giunta, con i meloniani che hanno messo nel mirino Tantillo che non ha certo usato i guanti bianchi per difendersi.

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I pontieri sarebbero già all’opera per ricucire lo strappo ma la tensione serpeggia sempre più forte: in Aula sono volate parole grosse e la maggioranza ha sbandato ancora una volta pericolosamente. A preoccupare però è la tenuta dei gruppi e in generale della coalizione che, negli ultimi mesi, ha faticato ad avere i numeri per approvare la delibere.

La linea dura del sindaco

Il sindaco avrebbe adottato la linea dura: finchè non si chiuderanno le partite sull’avanzo e sul rinnovo dei vertici del Teatro Massimo (su cui è caduta anche la tegola delle dimissioni del ministro Gennaro Sangiuliano), non si parlerà né di nomine nelle partecipate (Amap su tutte) e neanche di rimpasto.

Il rimpasto

Già, perché sono in molti a chiedere un cambio degli assessori. Il sindaco ha più volte parlato di un tagliando di metà mandato, ossia a dicembre, ma i partiti scalpitano e reclamano più spazio, specie se si concretizzerà all’Ars la legge sul dodicesimo componente.

La situazione dei partiti

Forza Italia non è più un blocco compatto e tra gli azzurri c’è chi chiede nuovi volti in giunta, complici anche le tensioni interne al gruppo che fa capo a Edy Tamajo; la Democrazia cristiana conta un solo assessore pur con cinque consiglieri (di cui due acquisiti strada facendo) e ha già chiesto una poltrona in più.

La Lega appare isolata dal resto della coalizione, che firma note congiunte senza il Carroccio, e vive un clima da “separati in casa” con il capogruppo, Sabrina Figuccia, che è tra le più critiche nei confronti dell’amministrazione e non ha votato il rendiconto.

Il gruppo del sindaco è la sommatoria di più anime e nel centrodestra c’è chi inizia a porre il problema della collocazione nazionale di Italia Viva, anche se a Palermo il partito di Matteo Renzi non è ufficialmente presente.

Qualche mal di pancia si registra anche dentro Fratelli d’Italia, la cui ala palermitana è rimasta a bocca asciutta nell’ultima infornata di nomine nella sanità e non disdegnerebbe di nominare un altro assessore, dopo aver rinunciato ad Andrea Mineo.

Ce n’è abbastanza per rendere difficile il cammino delle prossime settimane, a partire dall’avanzo di amministrazione: Lagalla sarà chiamato a mettere pace in una coalizione il cui tasso di litigiosità si fa sempre più elevato, provando a portare a casa lo sblocco di cantieri per 60 milioni.

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07 Settembre 2024, 06:10

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