15 Agosto 2016, 06:05
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PALERMO – Mentre la morsa della recessione economica stringe sulle imprese, i reati a Palermo non patiscono la crisi. Quelli denunciati nel capoluogo, infatti, sono in crescita. Un forte aumento, (nell’arco temporale preso a riferimento dallo studio di Confesercenti che va dal 2008 al 2014 ndr), che vale la medaglia di bronzo regionale per Palermo con l’11,4 per cento dei reati denunciati nel 2014. Una pressione criminale, dunque, superiore rispetto a quella dell’intera Isola con 57.691 delitti commessi solo in quell’anno, nonostante soltanto per 19,6 reati denunciati ogni 100 si arrivi all’individuazione dell’autore. In questo ipotetico e poco onorevole podio si registra un oro per Ragusa e un argento, invece, per Siracusa, i due capoluoghi della Sicilia sud orientale che soprattutto negli ultimi anni hanno registrato alcuni degli omicidi più efferati della cronaca, come quello del piccolo Loris Stival e quello di Eligia Ardita. Sul fronte opposto, invece, la provincia più sicura è Enna con “appena” 3.995 delitti.
C’è un dato però che accomuna tutte le province ed è la diminuzione dei reati mafiosi nell’ultimo anno di cui sono disponibili i dati, il 2014. Certo, il numero va soppesato con la capacità d’infiltrazione delle cosche sul territorio, però il decremento in valore assoluto dei reati per mano di Cosa Nostra va letto positivamente. Secondo il report di Confesercenti Palermo, realizzato da Eures e Cer, nel capoluogo siciliano, nel 2014, sono stati commessi 482 delitti connessi alla mafia, rispetto ai 509 del 2013 e ai 557 del 2008, tra omicidi, estorsioni, reati associativi, danneggiamenti, incendi, usura, riciclaggio e impiego di denaro sporco, uso di beni o utilità di provenienza illecita. Una riduzione di appena il 5,3 per cento nell’ultimo triennio che ancora non è molto, ma può essere qualcosa.
Il fronte della sicurezza però è sempre più messo a repentaglio da fenomeni di criminalità, come furti e rapine negli esercizi commerciali. Sono stati ben 1.725 nel 2014 i cosiddetti reati “spia”, sentore questi di un malessere sociale. E la dinamica osservata in Sicilia, vede una forte concentrazione di questi tipi di reato nelle due grandi province, Palermo e Catania. In ascesa incontrollata, però, solo Messina che registra un aumento di quasi il 50 per cento. Inoltre, sempre nel 2014, sono stati 294 i reati di contraffazione e violazione della proprietà intellettuale denunciati e scoperti nel capoluogo, risultando più che raddoppiati rispetto ai 132 del 2008 e comunque in forte aumento rispetto ai 173 del 2013.
Il reato però che più incide sulla percezione della sicurezza e sull’attività quotidiana dell’economia è l’abusivismo commerciale e Palermo sembra essere la provincia più colpita dal fenomeno. Nel capoluogo sono state condotte, solo nel 2014, 1.287 operazioni, il 38,4% di quelle complessivamente censite in Sicilia. E, al tempo stesso, sono state denunciate o arrestate 268 persone, tra cui solo 15 sanzionate anche amministrativamente. “L’abusivismo – spiega Mario Attinasi, presidente di Confesercenti Palermo – non solo danneggia gli imprenditori onesti che pagano le tasse ma mette a rischio anche i consumatori con prodotti di dubbia provenienza che, spesso, non rispettano neanche i minimi standard di sicurezza”.
Il miglior biglietto da visita per la città dovrebbe essere la legalità, ma anche la sicurezza. “La legalità non è solo giusta ma è anche conveniente – prosegue Attinasi -. Una città sicura è una città in cui è più facile intraprendere un’attività economica, in cui l’imprenditore si sente più tutelato e invogliato ad andare avanti, in cui i clienti possono sentirsi liberi di camminare per strada ed entrare in un negozio. Se un turista che visita Palermo porterà con sé un pessimo ricordo della nostra città, perché magari è stato derubato o ha assistito a un crimine, quella sarà per noi la peggiore pubblicità. Significherebbe gettare al vento tutti i nostri sforzi e questo è un lusso che, specie di questi tempi, non ci possiamo permettere”.
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15 Agosto 2016, 06:05