06 Gennaio 2020, 05:58
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Consigliere Ferrandelli, strenuo oppositore e leader di ‘+ Europa’ a Palazzo delle Aquile: a che punto è Palermo?
“Palermo è una città non gestita, non amministrata, in un momento di chiarissimo arretramento in termini di servizi. Mi permetto di evidenziare cose che tutti vedono, a prescindere dalle legittime posizioni politiche di ognuno”.
Cosa si permette evidenziare?
“Cito a saltare: un piano urbano del traffico discutibile, una mobilità insostenibile, il problema della sporcizia e dei rifiuti, a fronte di una Tari elevatissima, i punti luce spenti ovunque, con grave rischio per la sicurezza delle persone, le strade dissestate. Una città inospitale verso i propri cittadini e di richiamo ai turisti per il suo splendido patrimonio. Ma la qualità della vita va sempre peggio”.
Una descrizione apocalittica, la sua.
“E non ho finito. Abbiamo anche la questione della tenuta dei conti e delle aziende controllate che costano tanto e producono poco. Non ci sono piani di investimento e di gestione, né strumenti adeguati. Parliamo della munnizza, cioè dei rifiuti? Si tira a campare. Il tram? Le entrate reali sono un decimo di quelle previste, nonostante la Ztl. Parliamo della Ztl notturna? Un provvedimento calato dall’alto, senza interlocuzione con i soggetti interessati. Eppure, non sarebbe così difficile conciliare il diritto al sonno e il diritto al lavoro”.
Questo lo dice lei, direbbe qualcuno.
“Questo lo dicono i numeri dei bilanci. Ricorderà che io volevo mettere più autobus che avrebbero usufruito dei contributi per il trasporto gommato. Una ragione c’era. La situazione è complessivamente tragica e dopo l’ultima sindacatura di Orlando io prevedo il diluvio”.
Il sindaco attualmente in carica, però, si richiama sempre al cambiamento culturale.
“E rispetto a cosa lo misura, visto che il passato è lui? Leoluca Orlando è stato il numero uno, il figlio di una rivoluzione necessaria che ha saputo interpretare un sentimento che nasceva dal profondo del cuore dei palermitani. Ma siamo appunto al passato. Ora, io penso che sia proprio lui a tradire quel sentimento, la voglia di una Palermo migliore, che tanti non hanno mai abbandonato. Un sindaco deve occuparsi del quotidiano, capisco che non è facile, ma questo è il suo principale compito”.
E non se ne occupa?
“Guardi, io incontro quotidianamente persone che si lamentano di una città non amministrata. Leoluca Orlando è bravo, bravissimo quando vuole, ma si applica? Mi sarei aspettato qualcosa di diverso, non la rassegnazione diffusa che si taglia con il coltello dappertutto”.
Però vince quasi sempre lui. E lei, consigliere, ne sa qualcosa.
“Non è facile sfidare il numero uno, un personaggio che, nel bene e nel male, è nella storia di Palermo. Io ho sicuramente commesso degli errori, ma la responsabilità la condivido con i cittadini palermitani che hanno scelto colui che, secondo loro, rappresentava l’usato sicuro. E i frutti si vedono: l’equilbrio è immobilismo”.
Sostiene Roberto Alajmo che il prossimo sindaco sarà un leghista.
“Non credo. E poi non mi appassionano più le categorie tradizionali di destra e sinistra”.
Riformulo: cosa dovrà fare, secondo lei, il prossimo sindaco?
“Lavorare quattordici ore al giorno, avere il coraggio della verità e l’umiltà di chiedere aiuto. Dovrà fidarsi di una squadra, non di una corte, comportandosi come il migliore amministratore di condominio possibile”.
Lei si candiderà?
“Sa, io sono molto contento di una circostanza: quando giro per strada, nessuno mi grida ‘cornuto’”.
Mi fa piacere, ma che c’entra?
“Vuol dire che Palermo mi conosce bene”.
Non sfugga alla domanda, consigliere Ferrandelli.
“Sicuramente ho le carte in regola per essere tra i protagonisti e le serenità di fare quello che sarà necessario, sono a disposizione di Palermo. Se ci sarà da dare una mano, darò una mano”.
E se ritenesse presenti le condizioni per puntare in prima persona alla poltrona più alta di Palazzo delle Aquile?
“Non mi tirerò indietro”.
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06 Gennaio 2020, 05:58