Palermo, il Natale e la capitale della cultura, truffa: gli indagati

Palermo, il Natale e la capitale della cultura, truffa: gli indagati

Le contestazioni della Procura della Repubblica

PALERMO – È un’inchiesta che parte da lontano. Esattamente nel giugno 2016 quando Donata Pirrone, funzionario dell’assessorato comunale alla Cultura, ha denunciato di avere subito “pressioni ed intimidazioni” dal consigliere comunale Giulio Cusumano e dal compagno Alessio Scarlata.

Pirrone faceva parte del gruppo di lavoro comunale che si occupava dell’acquisto di “spazi teatrali giornalieri”. Cusumano e Scarlata, da alcune ore agli arresti domiciliari, avrebbero preteso che il funzionario favorisse le associazioni culturali a loro vicine. Cusumano è stato il fondatore della Federteatri che univa la maggior parte delle imprese del settore.

Di fronte al diniego della funzionaria, Cusumano le avrebbe detto, era l’ottobre 2015, che si sarebbe rivolta al sindaco, all’assessore e al segretario generale per farla rimuovere dall’incarico. L’obiettivo vero di Cusumano sarebbe stato quello di sfruttare il suo ruolo di portavoce delle istanze di impresari e artisti per acquisire consenso elettorale.

La Procura di Palermo ha aperto un’inchiesta, ha raccolto dati e cifre e nel 2018 ha convocato Pirrone per mettere a verbale la sua testimonianza. Qualche mese dopo è toccato a Francesco Zappalà, cognome storico nel mondo del teatro palermitano, riferire ai magistrati contenuti analoghi a quelli della funzionaria comunale. Zappalà era stato il fondatore dell’associazione dei teatri Stat. Raccontò, tra le altre cose, che Cusumano aveva sfruttato un raduno della chiesa evangelica sotto la tenda del teatro Zappalà, affittato dal Comune, per farsi campagna elettorale.

Cusumano diceva di essere capace di controllare gli affidamenti del Comune. “Adesso ci prendiamo il Festino”, avrebbe detto. E non solo: il consigliere comunale avrebbe controllato una buona fetta dei finanziamenti statali piovuti a Palermo – circa due milioni di euro – per gli eventi legati a “Palermo, capitale della cultura 2018”.

Entrato in rotta di collisione con Zappalà, che aveva aspramente criticato il suo comportamento, Cusumano avrebbe dato vita a Federteatri. Dal maggio 2018 la Procura di Palermo ha chiesto di mettere sotto intercettazione Cusumano e Scarlata. Lo scorso novembre, chiuse le indagini, i pm hanno chiesto al giudice di emettere l’ordinanza di custodia cautelare.

Gli agenti della sezione Reati contro la pubblica amministrazione della Squadra mobile di Palermo hanno stilato un’informativa sfociata nel blitz di stamani.

Gli eventi di “Palermo, capitale della cultura” sono stati finanziati con i fondi statali del Patto per il Sud e con finanziamenti regionali. La Presidenza del Consiglio dei ministri individuò nella “Fondazione Sant’Elia”, presieduta dal sindaco Leoluca Orlando e interamente partecipata dalla Città metropolitana di Palermo, l’ente attuatore dei progetti.

Quelli finanziati erano 67, due dei quali (“Festa del Teatro” e “Tradizioni e Natale nelle capitali della Cultura”) facevano capo alle associazioni Discanto e Attivamente Onlus dietro cui ci sarebbero Cusumano e Scarlata, definiti “registi occulti”.

I soldi destinati ai progetti sarebbero stati spesi in maniera illecita. Per dare una parvenza di legalità sarebbe stato costruito un castello di fatture false o dai costi gonfiati. Da qui l’iscrizione nel registro degli indagati di altre quindici persone.

Ci sono Rosaria Vinciguerra, legale rappresentante della Attivamente Onlus, e Francesco Giacalone che ne sarebbe stato il “gestore di fatto” assieme a Cusumano e Scarlata; Salvatore Morici che avrebbe fatturato alla voce “viaggi e pernottamenti” 685 euro “estranei al progetto sul Natale”; Angela Fundarò, consigliere della Fondazione Sant’Elia, e l’organizzatore di eventi Roberto Capone. Questi ultimi due sono coinvolti nel capitolo che non ha retto al vaglio del giudice per le indagini preliminari Clelia Maltese secondo cui, non ci sono i presupposti per contestare il reato di corruzione.

Sarebbe emerso il fatto che Fundarò fosse a conoscenza dei controlli blandi e del meccanismo illecito che “l’amico Cusumano utilizzava per falsificare la rendicontazione e lucrare sui finanziamenti”, ma non lo avrebbe agevolato, “non avendo fatto parte della Commissione che approvava i progetti”.

Fundarò avrebbe ottenuto delle utilità, “poche migliaia di euro” per organizzare una sfilata di moda e affittare un teatro per la consegna del premio Sicilian Glam Awars e “Mettersi in mostra”. Il gip, stigmatizza il suo comportamento “riprovevole, deprecabile, illecito”, ma non ritiene che Fundarò abbia compiuto atti contrari ai suoi doveri di ufficio per favorire Cusumano.

Infine c’è il capitolo sui falsi certificati medici. Alcuni titolari di licenza di moto ape e carrozze non aveva presentato in tempo la richiesta per il rinnovo della licenza. E così a Francesco Rizzuto, Giuseppe Mellina, Antonino Cusimano, Carmelo Cintura, Antonino e Benedetta Accetta non sarebbe rimasta altra possibilità che dimostrare di non avere rispettato la scadenza perché alle prese con problemi di salute. Problemi certificati, secondo l’accusa, falsamente dai medici Salvatore Zarcone, Antonino Viscuso, Nicolò Catalano e Carmelina Simonaro.

Cusumano, anche in questo caso, si sarebbe attivato per ottenere un ritorno in termini elettorali.


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