31 Gennaio 2023, 09:09
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PALERMO – Un castello di carte e fatture false sarebbe stato messo in piedi per ottenere i finanziamenti dell’Unione europea e della Regione siciliana. I finanzieri del Comando provinciale di Palermo hanno eseguito un provvedimento di sequestro emesso dal Gip del Tribunale di Termini Imerese, su richiesta della Procura europea.
Beni per 7,2 milioni di euro vengono sequestrati a sei indagati e ad una società di capitali. I reati contestati sono, a vario titolo, truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche, dichiarazione fraudolenta mediante utilizzo di fatture per operazioni inesistenti ed emissione di fatture per operazioni inesistenti.
Le indagini sono dei finanzieri del Nucleo di polizia economico finanziaria di Palermo – Gruppo Tutela Spesa Pubblica. A coordinarle i procuratori europei della sede di Palermo, Calogero Ferrara ed Amelia Luise. Rigardano i contributi a fondo perduto per 5,5 milioni di euro concessi a una società nell’ambito del Programma di sviluppo rurale 2007/2013. I soldi sono serviti per la realizzazione di un complesso zootecnico con mattatoio.
Secondo l’accusa, la sovrafatturazione della spesa sarebbe stata possibile facendo ricorso a società “formalmente distinte tra loro, ma di fatto riconducibili a un unico gruppo imprenditoriale”.
“In pratica le forniture oggetto di pubblica contribuzione avrebbero subito dei passaggi meramente cartolari tra più società riconducibili agli indagati – si legge in una nota della finanza – in modo tale da fare aumentare artificiosamente il costo finale dell’investimento documentato alla Regione siciliana”.
L’ammontare complessivo delle fatture “gonfiate” sarebbe di 13 milioni di euro. Ai 5,5 milioni di
finanziamento si aggiungono anche 1,7 milioni tra Ires e Iva che sarebbero state evase.
Le società coinvolte sono Aricola Puccia srl, con sede a Geraci Siculo (PA) che si occupa di “coltivazioni agricole e allevamento di animali”; Società Cooperativa La Concordia, sempre a Geraci Siculo, “lavorazione delle pietre e del marmo“; Cogemat srl, di Camporotondo Etneo (CT), “fabbricazione di macchine industriali“; Geraci Costruzioni srl, con sede a Geraci Siculo, “costruzione di edifici“.
Gli indagati sono Santi, Bartolo e Carlo GiaconiaN Gioacchino Arena, Santo Amato e Giuseppe Angilello. Sono tutti rappresentanti legali delle società, tranne Angilello che è stato il direttore dei lavori.
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31 Gennaio 2023, 09:09
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