09 Novembre 2021, 13:28
3 min di lettura
PALERMO – Aveva 50 anni e lascia una moglie che sta per mettere al mondo un figlio. Angelo Guagliardo, operaio della forestale, originario di Campofiorito, è morto il 9 agosto scorso.
La moglie ha presentato una denuncia alla Procura di Palermo, che ha delegato le indagini ai carabinieri. Chiede di accertare le possibili responsabilità dei sanitari che lo hanno avuto in cura e la eventuale correlazione fra il decesso e il vaccino anti Covid. La donna, infatti, ritiene che l’inizio del malessere dell’uomo coincida con la somministrazione delle dosi.
A ripercorrere nella denuncia il calvario di Guagliardo, rimasto 41 giorni in ospedale, è il legale della moglie, l’avvocato Antonella Musso. Il 16 maggio all’uomo viene somministrata la prima dose di Moderna nell’hub allestito nel campo sportivo di Corleone. Nelle ore successive l’uomo avverte stanchezza, mal di testa, dolori articolari, vertigini, nausea e stipsi.
Si rivolge al medico di famiglia che, così racconta la moglie della vittima, non avrebbe voluto visitarlo perché preoccupato dalla trasmissione del virus. Il medico avrebbe collegato i sintomi ad una possibile sciatalgia. Guagliardo continua a stare male e nei giorni successivi il medico di famiglia suggerisce di andare al pronto soccorso di Corleone.
Così avviene. All’uomo viene assegnato un codice bianco e prescritta una terapia farmacologica. Nei successivi 15 giorni i dolori aumentano, così come nausea, problemi alla vista e mal di testa. Torna in ospedale a Corleone e viene di nuovo dimesso. Stavolta viene eseguita una Tac, il cui esito è negativo. Viene suggerito di eseguire una visita oculistica.
Nessuno, si legge nella denuncia, ha avuto il sospetto che il malessere potesse essere collegato alla somministrazione del vaccino. Il 26 giugno riceve la seconda dose. Guagliardo è dimagrito di 15 chili in venti giorni. Il 29 giugno un oculista privato riscontra un “severo ipovisu bilaterale” e suggerisci di recarsi in fretta al pronto soccorso dell’Ospedale Civico di Palermo. Ed è qui che, dicono i familiari, per la prima volta nella cartella clinica si fa riferimento al vaccino. Dopo un giorno e mezzo trascorso in corridoio al pronto soccorso l’operaio forestale viene trasferito nel reparto di Medicina per sospetta encefalite.
“Quarantuno giorni di degenza ospedaliera sembrano non essere bastati per arrivare a una diagnosi precisa”, denuncia la moglie. Dopo 8 giorni dall’arrivo in ospedale a Palermo Guagliardo viene trasferito in Neurologia. Secondo il legale, non sarebbe stato valutato correttamente un valore emerso dagli esami di laboratorio e possibile spia di una trombosi in atto.
Nella cartella clinica si fa riferimento ad un’infezione batterica. “Con il sopraggiungere delle infezioni ospedaliere – si legge nella denuncia – i medici perdevano di vista la causa che aveva determinato il ricovero che con molta probabilità, ove scoperta, l’evento morte sarebbe stato arginato”.
Qual è la causa del decesso? Nel diario clinico si parla di encefalite acuta. A causarla, chiede la moglie tramite l’avvocato Musso, è stato il vaccino? Il medico di famiglia, i sanitari dell’hub vaccinale e degli ospedali di Corleone e Palermo hanno avuto responsabilità per la tardiva diagnosi? Avrebbero sottovalutato le condizioni del paziente, tardando l’eventuale correlazione delle pessime condizioni di salute di Guagliardo che peggiorava di giorno in giorno con la somministrazione del vaccino? Ora chiedono di riesumare la salma ed eseguire l’autopsia.
In riferimento all’articolo è pervenuta alla nostra redazione una nota dei legali dell’unico medico di famiglia con studio a Campofiorito che non ha avuto alcun ruolo nella vicenda. Con la stessa si chiede di specificare, cosa che facciamo, onde evitare confusione, che la persona deceduta era assistita da un medico curante di un altro paese della provincia di Palermo e non da quello di Campofiorito.
Pubblicato il
09 Novembre 2021, 13:28