24 Aprile 2017, 08:30
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PALERMO – La solita solfa, ancora una sconfitta. Sai dov’è la novità. Il Palermo soccombe anche contro la Lazio, che fa un sol boccone di una squadra che evidentemente ha mollato da diverse settimane. Retrocessione che deve essere solamente sancita dall’aritmetica, potrebbe accadere già il prossimo 30 aprile al termine della sfida con la Fiorentina e nel giorno in cui dovrebbe verificarsi il passaggio di consegne al vertice del club di viale del Fante. Sulla gara, oggettivamente, c’è poco da dire. Si è conclusa dopo sette giri di lancette. La Lazio ha ottenuto, con merito, quanto doveva conquistare: tre punti per mantenere il quarto posto e alimentare le residue speranze di riaprire la lotta per il preliminare di Champions, complice il pari del Napoli sul campo del Sassuolo.
Settantatre reti subite in appena 33 partite. Dato disarmante, oggettivamente stucchevole. Neppure l’intenzione (oltre all’incapacità) di mettere in difficoltà gli avversari. Si scende in campo con la consapevolezza di dovere perdere, accade già da un po’. Non ci soffermiamo oltre a parlare di modulo, di errori, di orrori, di mancanze, di buchi difensivi. Che senso avrebbe? Non è solo una questione di difficoltà, ma soprattutto di atteggiamento. Un atteggiamento vergognoso. No, non si corre il rischio di essere sin troppo pungenti o, addirittura, velenosi. Questo Palermo è vergognoso. E induce alla vergogna anche i tifosi. Perché manca la dignità sportiva. Sotto il profilo professionale, dell’impegno: ci si trova al cospetto di un gruppo di ragazzi che riceve lo stipendio pur non meritandolo per quel che si vede ogni domenica.
E tra meno di una settimana dovrebbe formalizzarsi il closing. Ma se si eccettua una sigla, la YW&F Global Limited, di questo passaggio di consegne ai vertici della società non si sa nulla. Cosa accadrà? Ci sarà un rilancio reale, tangibile o solo di facciata? Bisognerà ricostruire la rosa quasi da zero, perché la sensazione è che questa squadra difficilmente riuscirebbe a essere competitiva in un campionato a vincere tra i cadetti: rimane da capire se quei pochi da salvare (Rispoli e Nestorovski, per fare un paio di nomi) avranno la voglia e la possibilità di rimanere. Molto dipenderà dai progetti della proprietà, vecchia o nuova che essa sia, ancora ignoti: adesso è il momento di cominciare a programmare il futuro, non c’è molto tempo. E di palesarsi, evitando di trincerarsi dietro dichiarazioni che trasudano politichese misto a nuovismo finanziario. D’altronde il presente ha già detto tutto. Ovvero pochissimo, praticamente niente.
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24 Aprile 2017, 08:30