15 Settembre 2022, 19:07
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Le segnalazioni si susseguono. I casi aumentano. A Palermo è diventata massiccia la presenza delle “vespe orientalis”. Si nascondono nelle cavità, nei buchi dove passano i tubi dell’aria condizionata, nei contatori del gas o nelle fessure dei balconi dove si è staccato l’intonaco.
A spiegarne le caratteristiche e la pericolosità è il professore Stefano Colazza, entomologo dell’Università degli studi di Palermo.
“Per quanto il nome possa trarre in inganno e suggerire una provenienza diversa, ben lontana dalla nostra Isola, le vespe orientalis sono dei calabroni sempre stati presenti nel sud Italia”, spiega il docente.
“Non si tratta di una nuova specie, non è corretto parlare di invasione – chiarisce l’esperto – semmai si può parlare di maggiore diffusione”.
La novità è che “mentre fino a qualche anno prima la vespa orientalis era confinata prevalente al sud Italia, adesso, a causa degli aumenti di temperatura dovuti al cambiamento climatico, che hanno portato gli insetti ad ampliare il loro areale di diffusione, se ne registra la presenza anche in regioni più a nord”.
“Non è quindi una nuova realtà al contrario di altri insetti, come il punteruolo rosso, quelli sì che sono organismi esotici”, a noi sconosciuti fino a qualche tempo fa e “più o meno accidentalmente introdotti in un nuovo habitat”.
La principale differenza con il classico calabrone risiede nel fatto che la vespa orientalis “è molto attiva anche in fasce orarie nelle quali solitamente gli altri calabroni non si vedono”.
“È un calabrone molto aggressivo e ben noto, che colpisce gli altri alveari e causa problemi quasi esclusivamente in apicoltura. È pericoloso sopratutto per le arnie perché le colonizza e le distrugge”.
A incidere sulla loro diffusione in ambito urbano, oltre all’aumento delle temperature, è la sempre maggiore disponibilità di cibo, sotto forma di rifiuti.
“È – infatti – un insetto per alcuni aspetti carnivoro” che “si nutre anche degli avanzi alimentari presenti nella spazzatura”, spiega il professor Colazza.
“Fa nidi più piccoli rispetto al calabrone classico ed è diventato più comune trovarlo nelle case non molto frequentate o quasi disabitate”, al contrario dell’altro che invece “predilige ambienti non disturbati” e quindi più lontani dall’uomo.
Un’altra caratteristica che le distingue dalle altre specie è che “le vespe orientalis creano il loro nido spesso privilegiando anfrattuosità e cavità”, rendendo di fatto “non sempre di facile identificazione il loro alveare”.
Se nella propria casa si scorge un alveare è bene mantenere la calma e “non farsi prendere dall’entomofobia”.
Questo genere di calabrone, infatti, “non ha alcun motivo di essere aggressivo con l’uomo, se non per difendersi”. In ogni caso, è meglio evitare di risolvere il problema da sé e contattare le autorità preposte, magari i vigili del fuoco, affinché rimuovano l’alveare in sicurezza.
Tra l’altro, sebbene “i rischi di shock anafilattico siano gli stessi o addirittura inferiori” rispetto alla vespa classica, “la puntura della vespa orientalis è particolarmente e maggiormente dolorosa”.
“Hanno un aculeo molto grosso” dal quale iniettano il veleno esaurendolo nelle prime punture, ma non per questo non possono continuare a pungere, causando conseguenze ancor più dolorose.
“Lo shock anafilattico non è legato soltanto alla quantità di veleno che può essere iniettato, ma anche alle condizioni dell’individuo”. Ci sono soggetti che potrebbero essere punti più volte senza subire gravi conseguenze ed altri per i quali una semplice puntura potrebbe costare addirittura la vita.
Fortunatamente, “l’insetto aggredisce solo se si sente minacciato” ribadisce il professore. Basta evitare “qualsiasi gesto, o atto, che possa essere da loro interpretato come un’offesa” e che comporterebbe “inevitabilmente una reazione”.
“L’unica differenza di rilievo è la loro attività diurna. Volano e sono presenti in periodi in cui gli altri calabroni non lo sono”, sottolinea l’esperto. “Questo è legato alle loro colorazioni gialle dovute ad un composto che sembrerebbe essergli favorevole in tal senso”.
Tuttavia, nonostante i vari allarmismi e la maggiore adattabilità dimostrata dagli insetti, “non si è registrato un aumento così sensibile in Sicilia di questa specie, c’è solo una maggiore frequenza in ambito urbano e non già soltanto in ambito agrario”.
“Se si ignorano e non si infastidiscono, le vespe orientalis non hanno alcun vantaggio a sprecare veleno” con gli essere umani. “Costa loro uno sforzo notevole produrlo dal punto di vista biochimico” e “gli serve prevalentemente – come abbiamo detto – per aggredire le arnie o per difendersi da eventuali predatori”.
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15 Settembre 2022, 19:07
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