Pandolfo ucciso dopo un ricatto | Due condanne a 30 anni

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17 Febbraio 2015, 10:07

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PALERMO – Sarebbe stato ucciso dopo un ricatto sessuale. Il caso, che ha portato alla luce un giro di prostituzione minorile a Palermo in cui era coinvolto anche un prete, si è concluso con due condanne a 30 anni per i presunti assassini, Giuseppe Pollicino e Giuseppe Managò. Il processo con rito abbreviato si è svolto davanti al gup Nicola Aiello. L’imprenditore Massimo Pandolfo, la vittima, era stato ucciso con 44 coltellate dopo essere stato tramortito con un masso. Il cadavere era stato scoperto il 26 aprile 2013 in una discarica della borgata di Acqua dei Corsari. Dai tabulati telefonici erano emersi contatti tra l’uomo e un minorenne che aveva confessato il delitto. Ma era poi risultato estraneo all’episodio e quindi assolto. Il ragazzo era invece legato agli ambienti della prostituzione minorile nei quali si muoveva l’ex sacerdote Aldo Nuvola condannato a un anno di reclusione in un giudizio separato.

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Le indagini sul delitto si sono poi indirizzate verso Pollicino, che ha confessato di esserne l’esecutore. Ai pm prima e al gup poi ha riferito di essere stato avvicinato da Pandolfo che, promettendogli un lavoro, l’avrebbe invitato a casa dove l’avrebbe violentato. E quello sarebbe stato solo l’inizio. Da quel momento, minacciandolo di morte, Pandolfo avrebbe costretto Pollicino a fare altre esperienze di sesso a pagamento. Al culmine dell’esasperazione, si sarebbe confidato con il cugino Giuseppe Managò e insieme avrebbero organizzato l’omicidio con la complicità di un ragazzo già condannato a 10 anni dal tribunale dei minori. Ma prima del massacro l’auto dell’imprenditore venne incendiata da un altro amico, Giuseppe Sanfratello ora condannato a tre anni di reclusione.

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17 Febbraio 2015, 10:07

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