09 Aprile 2010, 07:36
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Ora c’è un prima e un dopo, legato a una data, il 28 giugno 1992. Nella sala d’attesa dell’aeroporto di Fiumicino Liliana Ferraro, allora a capo degli affari penali al ministero di Grazia e giustizia, racconta a Paolo Borsellino dei contatti che il Ros aveva avviato per giungere a Vito Ciancimino. Lui fermo, non fa una piega e dice: “Me ne occupo io”.
La novità, su cui si appunta l’attenzione degli investigatori, emerge dall’interrogatorio reso da Liliana Ferraro – che non ha potuto testimoniare al processo Mori per problemi di salute – ai pm di Palermo e Caltanissetta a Roma lo scorso novembre. La Ferraro ha raccontato dell’incontro col capitano Giuseppe De Donno, collocandolo nella settimana fra il 21 e il 28 giugno 1992, e di quanto riportato a Paolo Borsellino pochi giorni dopo. Parla anche di una telefonata, il 18 luglio, in cui il giudice le preannunciava una visita. Ma il giorno dopo era già troppo tardi per Borsellino.
“Mi colpì molto l’incontro che ebbi con De Donno – racconta la Ferraro – mi parve molto provato e mi disse che era molto difficile accettare la morte del dottor Falcone”. Per il Ros il magistrato era un “punto di riferimento” per il rapporto mafia-appalti su cui stavano lavorando e nella procura di Palermo non avevano “eguali buoni rapporti”. In questo contesto De Donno avrebbe annunciato che “era venuto il momento di provare tutte le strade” e che, tramite Massimo, “pensava di poter agganciare o aveva già agganciato, non ricordo bene, Vito Ciancimino”. Poi, il capitano del Ros, avrebbe chiesto un “supporto politico” per l’operazione. La risposta della Ferraro è stata che poco c’entrava il ministro Martelli, quanto invece Paolo Borsellino, anzi, sarebbe stata lei stessa a comunicare la cosa. Cosa che – stando alle sue dichiarazioni – avvenne.
Il 28 giugno 1992 Paolo Borsellino passa da Fiumicino, di ritorno per Palermo dopo una trasferta a Giovinazzo, provincia di Bari. Con lui c’era la moglie Agnese. Liliana Ferraro lo raggiunge- secondo il suo racconto – e cominciano a parlare. Di Mutolo e Schembri, due nuovi pentiti, del rapporto mafia-appalti e, poi, dell’incontro con De Donno e della richiesta di ‘supporto politico’. “E il dottor Borsellino – dice Ferraro – non ebbe alcuna reazione, mostrandosi per nulla sorpreso e quasi indifferente alla notizia, dicendomi comunque che ‘se ne sarebbe occupato lui’”.
L’ultimo contatto fra Borsellino e la Ferraro sarebbe avvenuto il 18 luglio 1992, il giorno prima della strage di via D’Amelio. “Mi disse che era in partenza il lunedì successivo -dice – e che al ritorno si sarebbe fermato a Roma per avere un altro colloquio con me perché voleva parlarmi di tutte le questione che avevamo in sospeso. Più esattamente mi disse: ‘poi dobbiamo parlare’ sicché ritenni che vi potesse essere un nesso con le discussioni avvenute il 28 giugno 1992.
Secondo quanto dichiarato un aula dal generale Mario Mori, i suoi incontri con Borsellino, in quel periodo furono due. Uno il 25 giugno (tre giorni prima che il magistrato incontri la Ferraro) e l’altro il 10 luglio. L’argomento, il rapporto mafia-appalti su cui Paolo Borsellino pareva puntare, così come aveva già fatto Falcone. In una testimonianza resa al Borsellino-ter a Caltanissetta, nel 1998, il generale Mori ha escluso che la risposta di Ciancimino fosse arrivata prima del 25 giugno 1992. Perché? “Perché altrimenti ne avrei parlato a Borsellino” riferiva l’ufficiale dell’Arma.
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09 Aprile 2010, 07:36