Papa Francesco, le voci da Palermo: "Continuità"

Papa Francesco, le voci da Palermo: “Non si arresti il cambiamento”

Parlano quattro sacerdoti conosciuti. L'auspicio per il futuro
LA MORTE DEL PONTEFICE
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PALERMO – Un Papa rivoluzionario, attento agli ultimi e fautore di una Chiesa “in cammino”: quel cammino che adesso “non deve arrestarsi”. L’auspicio arriva da quattro autorevoli voci della chiesa palermitana. Quattro volti di un sacerdozio impegnato nelle periferie e nel sociale che ricordano così la figura di Francesco, provando a guardare al futuro.

Don Di Marzo: “Papa rivoluzionario”

“Un Papa rivoluzionario che ha avviato un percorso nuovo per la Chiesa”, evidenzia don Ugo Di Marzo, sacerdote dello Sperone che ha ancora negli occhi la visita di Bergoglio a Brancaccio e alla Missione Speranza e Carità di Biagio Conte. “Gesti che non dimenticheremo mai – dice -, una attenzione particolare verso le periferie esistenziali”.

Poi il messaggio “chiaro e incisivo” contro la mafia, seppure “non urlato come quello di Giovanni Paolo II che visse nel suo pontificato momenti drammatici della violenza mafiosa come le stragi”: “Francesco disse chiaramente ai mafiosi che cambiare vita si può. Lo disse con la sua semplicità ma con grande chiarezza”.

Don Di Marzo chiede che ora “questo processo non si arresti” e che “il cammino della Chiesa vada avanti”. Questo perché “il tempo che viviamo oggi lo richiede”. La Chiesa “stia attenta a non dimenticare il messaggio di Francesco: leggere il cambiamento dei tempi senza sminuire il messaggio cattolico”.

Padre Garau: “Amore verso i deboli”

Per padre Antonio Garau, parroco di Borgo Nuovo, “il più grande lascito di Francesco è dato dall’amore verso i fragili e i deboli”. “Ci ha insegnato che non può esserci vita cristiana senza la generosità e la carità verso gli altri”, aggiunge il sacerdote. Da padre Garau anche un ricordo personale: “L’ho sentito vicino in tante mie idee, una vicinanza molto personale. È stato il Papa delle periferie”.

Anche da Borgo Nuovo si guarda con grande aspettativa alle scelte dei cardinali per l’imminente conclave, per il quale si avvieranno i preparativi subito dopo i funerali di Bergoglio. “Dobbiamo avere il coraggio di continuare a costruire la Chiesa sulla sua scia”. Due gli obiettivi da perseguire, secondo don Garau: “Ci giochiamo tutto sulla scelta dei poveri e dei giovani. Le pastorali e le diocesi di Sicilia devono scegliere i poveri e i giovani. Questa è la vera prova per sapere se avremo davvero capito il messaggio di Francesco”.

Poveri che, nelle parole di padre Garau, “non devono essere tenuti sempre in questo stato. Basta parlare sempre di elemosina, bisogna ridare a queste persone la dignità – conclude – aiutandoli ad uscire dalla condizione di povertà”.

Padre Notari: “Chiesa al servizio dell’umanità”

Del ruolo di una Chiesa “sollecitata ad essere presente nel mondo esprimendo il meglio di se stessa” parla padre Gianni Notari gesuita come Bergoglio e direttore dell’istituto di formazione politica Pedro Arrupe di Palermo. “Quella di Francesco è una Chiesa estroversa ma al servizio di una umanità spesso sofferente”, sottolinea.

L’auspicio è per “la continuità”, affinché “i processi avviati da Bergoglio” non si arrestino. “La Chiesa non pone eventi ma propone percorsi di vita che includono e che danno prospettive diverse”, prosegue padre Notari -. Tutti vivano la consapevolezza che questo nostro tempo ha bisogno di prospettive innovative”.

Don Scordato: “Francesco amò l’umanità”

Don Cosimo Scordato, parroco a lungo impegnato all’Albergheria, ricorda: “Papa Francesco lascia se stesso, con tutta l’interezza della sua testimonianza di uomo di fede che ha amato Gesù e la nostra umanità, ma anche Gesù nella nostra umanità”. Don Scordato parla dell’attenzione di Bergoglio “ai crocifissi del mondo, agli emarginati e al luogo della vita”.

Una attenzione, quella di Francesco, “al luogo della vita, alla creazione che viene ripensata come un giardino nel quale condividere i frutti della terra e fare festa insieme”. “Il futuro? Diamo spazio alla Provvidenza – rassicura don Scordato -. La Chiesa per un credente è di Dio e sarà sua preoccupazione assicurare una continuità ma anche altro”. “Papa Francesco ha dato un contributo pieno alla Chiesa ma ora dobbiamo andare avanti – continua – sulle linee da lui tracciate in un percorso che è inesauribile”.

Don Scordato pone l’accento sul “linguaggio nuovo” e sulla “modalità comunicativa più empatica” che sono stati il segno del pontificato di Bergoglio. “Puntiamo sul decentramento della Chiesa verso il mondo – conclude -. La Chiesa è dentro una umanità e deve essere al servizio del pianeta, non chiudersi in se stessa”.


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