15 Settembre 2018, 20:14
6 min di lettura
PALERMO – La spasmodica attesa è finita. Dopo la messa mattutina al Foro Italico, Papa Francesco ha incontrato anche i giovani sul palco di piazza Politeama.
Già dalle prime ore del pomeriggio, la transennatissima via Libertà era avvolta da un’atmosfera di attesa e trepidazione: bambini e adulti di ogni etnia e provenienza affollano i due marciapiedi della strada, fino all’area circostante il palco. Grande lo spiegamento delle forze dell’ordine, ma in assoluta armonia e per nulla “stonato” rispetto all’aria di festa. Per qualcuno, l’incontro col Papa è quasi un premio per il duro lavoro svolto: Giuseppe Lo Mauro, scout, insieme al gruppo Palermo 6 F.S.E. ha iniziato a lavorare alle 6 di questa mattina, per rendere accessibile la messa di Foro Umberto I ai tanti cittadini con disabilità interessati ad assistere. “Ora mi godo l’incontro da ‘semplice’ fedele – dice Giuseppe – e so che ne sarò entusiasta. Certo, sapere che il Papa deve ancora entrare nel merito di situazioni come la lotta alla mafia, fa male. Ma vederlo forte e combattivo aiuta, e la bilancia non pende mai dalla parte sbagliata”.
Sacrificio ben accetto da fedeli di tutte le età: un gruppo di signore rispondono all’unisono: “Ne vale la pena, poco da aggiungere. Solo tanto entusiasmo”. Concetta Bigica era anche alla messa e si dice “stanca, ma felice. Per noi oggi è un giorno fondamentale, non solo come fedeli ma come palermitani: si respira serenità e, per dirne una, si cammina senza paura di essere scippati”. È Francesco il Papa giusto per comunicare qualcosa ai giovani? Concetta non ha dubbi: “Le dico solo che mio figlio è credente ma non praticante, però appena ha visto il papa eletto ha detto: questo sì che è un papa. Oggi anche mio figlio è qui”.
Alle 15,30 inizia il grande show sul palco della piazza, l’attesa viene addolcita con musica e intrattenimento. Marco Cangelosi 37enne, assiste con un “giovanissimo” a seguito: il figlio, nel passeggino. “Per far crescere un bimbo, questo è un periodo proprio duro – commenta Marco –. Il Papa però dà fiducia e coraggio, e soprattutto lo fa comunicando. Non è un uomo solo, c’è un’intera comunità. Però deve reagire”. Marco ci dice la sua anche sulle polemiche per una Palermo così pulita lungo il percorso del Pontefice, ma così trasandata nelle altre zone: “Mi risultano città italiane con pochi spazzini ma con molta pulizia. Come mai? La colpa è nostra ed è in noi che deve crescere il cambiamento. A parole, chiunque è un bravo cittadino e un bravo cristiano”.
“Questa visita… Boom! Supera ogni cosa”, dice Angelo Di Martino, 24enne partito da Pachino, in cammino dalle 4 della mattina. “Cosa mi spinge a farlo? È qualcosa di speciale, chi lo percepisce non riesce a non partecipare”. Angelo muove qualche critica all’organizzazione, come la scelta di collocare i bagni fuori dalla piazza, “Ma sono piccolezze”.
Trasferta impegnativa anche per i quindici ragazzi della Gioventù Francescana di Bagheria, partiti alle 6,30 di stamani per non mancare all’incontro. Giusy Gargano ha le idee chiare su cosa possa dare Francesco ai giovani di oggi: “Coraggio. Per essere giovani cristiani oggi ce ne vuole. A volte veniamo considerati quasi ‘poco allineati’ al resto del mondo – osserva – ma noi dobbiamo resistere a questo. E il Papa, con Don Puglisi, rinnova questo coraggio in noi”.
C’è anche chi il Santo Padre lo ha già visto da vicino: Vincenzo Scalavino, 33 anni, è già stato a Roma per incontrarlo. Oggi è al Politeama con la madre, Rosanna Costanza, in versione “affascinati dall’uomo”: “Lo definirei più papà Francesco, che Papa”, dice Rosanna scherzando. Vincenzo è in carrozzina, ma non rinuncia certo alla curiosità di ascoltare ancora una volta l’uomo Francesco. “E sono contenta – dice Rosanna – perché il Papa ai giovani può trasmettere la cura per le persone ma anche per le cose. Amare Palermo è fondamentale, dalla lotta alla mafia alla semplice bottiglietta d’acqua da gettare dov’è giusto. Non è mica il sindaco che la butta! Siamo noi”.
A un tratto Rosanna viene distratta da qualcosa, e corre via parlando di una foto da realizzare per il figlio. È diretta verso il comico Sasà Salvaggio, presente con moglie e figli. “Oggi è un giorno ideale per far assistere i più piccoli. Un comunicatore come il papa, che peraltro veicola messaggio di don Pino… Insomma, ad avercene”. Poi si lascia andare alla comicità: “Poi qua a Palermo, il Papa dovrebbe venire ogni giorno!”. Ma l’attimo di deformazione professionale lascia subito spazio alla denuncia: “Doppia fila, ‘munnizza’ buttata a convenienza, quando la finiremo? La politica è combinata male, lo sappiamo. Però… Palermo è bella così? E allora così manteniamola”.
Perfettamente d’accordo con Salvaggio sono Fabio Marotta e Giusy Rizzuto, entrambi di 29 anni, nati a Vallelunga Pratameno, nel nisseno, ma “adottati” da Palermo per lavoro. “Siamo consapevoli che anche il papa è comunque un solo uomo – dicono – e che il cambiamento deve arrivare da tante cose. Palermo è un po’ vessata ma il discorso ‘ai giovani’ devono ascoltarlo anche i grandi”. Fa eco alle loro parole Antonella Scerrino, 24 anni, parrocchiana della chiesa Sant’Eugenio Papa di Palermo: “Io sono credente e praticante, ma la mia posizione è comunque critica nei confronti della Chiesa – dice –. Diamoci una mossa, grandi e piccoli, soprattutto noi siciliani, parliamo! Denunciamo! Legalità, questo ci sta dicendo il Papa, questo dice al mondo. L’associazionismo del ‘fare’ sconfigge le mafie e l’omertà”.
Alle 16:50, improvvisamente, da via Libertà si leva il coro “Papa Francesco”. Da qui è tutto un tripudio, nell’attesa del grande ospite. Un’eccezione solo per un minuto, quando, per assecondare lo show in corso sul palco, Palermo piomba in 60 secondi di silenzio. Per poco sembra tornare alla normalità, ma la gente trattiene l’emozione a fatica e torna a gioire rumorosamente. E ha le sue buoni ragioni: alle 17:25 circa, Papa Francesco arriva in auto alla fine di via Libertà, tra due ali di folla in visibilio, per poi raggiungere il palco in piazza.
Il suo discorso è già storia. La piazza gremita alterna applausi a commozione, grandi e piccoli rimangono senza parole, qualcuno si guarda occhi negli occhi e commenta: “È fantastico”. E mentre Palermo torna lentamente aperta al traffico, Paolo Romano, della comunità di Sant’Agata al borgo, nel Catanese, ci offre una sua sintesi del messaggio che il Papa ha lasciato ai siciliani: “Il cambiamento non è né in salotto né tanto meno circoscritto in chiesa. Il Papa lo sa benissimo ed è questo che ci chiede. Noi ora alziamoci e facciamo”. Paolo ci spiega che la sua non è una comunità convenzionale, non si riunisce in parrocchia ma in casa. “Credo che sposiamo in pieno i dettami di Francesco”, aggiunge. “Cosa mi aspetto adesso? In realtà non credo che cambi qualcosa già domani. È più un piantare un seme, trovare una nuova forza, o meglio rinnovarla traendola da don Puglisi e Giovanni Paolo II. Dobbiamo ritrovare la vera Chiesa: quella del quotidiano, quella dell’uscire in strada e del vivere di concretezza”.
Pubblicato il
15 Settembre 2018, 20:14