Papà, mamma e un figlio malato | Ma hanno rinunciato all’affitto

di

26 Maggio 2020, 10:05

2 min di lettura

PALERMO– Non sono tutti fiori del male quelli sbocciati sotto la grandine del Coronavirus. C’è chi, nonostante la tempesta, è uscito in giardino per seminare speranza.

‘Ale’ – si firma così per discrezione – in una lettera racconta la storia dei suoi genitori che vivono a Palermo. Sebbene il colloquio sia telematico, pare di sentire un odore buono di terreno bagnato dalla pioggia e in attesa del sole, oltre il profumo della carta.

“Mamma e papà sposati da cinquant’anni. Papà libero professionista, mamma impiegata. Dopo anni di onesto sacrificio riescono a crearsi uno stato di vita abbastanza tranquillo, due pensioni e un paio di case che danno in affitto a studenti. Appena hanno chiuso le università per l’allarme Covid i miei genitori hanno immediatamente deciso che non era giusto fare pagare l’affitto ai ragazzi e stanno regalando loro i mensili fino a data da destinarsi…”.

Ma c’è di più, racconta Ale, con il riserbo di chi conosce quanto siano difficili certi sentieri. C’è di mezzo la malattia di un carissimo fratello e figlio di quella coppia di persone generose. Un ragazzo colpito da una patologia che non ha sfigurato il suo cuore innocente, ma che rende il futuro una scommessa. Ecco a cosa servono le somme degli affitti, sacrificate per altruismo.

Articoli Correlati

Ale scrive: “Nonostante tutto l’aiuto che potrò dargli io, è sempre naturale nel cuore di un genitore lasciare da parte qualcosa per un figlio che ne avrà bisogno. I miei hanno anche un grande progetto, creare uno spazio di svago e di ritrovo al Civico, dove fanno volontariato, nel reparto in cui si curano i malati come mio fratello. Quando hanno festeggiato cinquant’anni di matrimonio hanno chiesto agli invitati di non ricevere regali ma una donazione per la causa”.

“Papà e mamma non stanno bene – continua Ale – e faticano parecchio a tenere il mondo in equilibrio, ma sono fortissimi ai miei occhi. Mio padre da piccolo ha vissuto, da bambino, la miseria della guerra. Ricorda ancora la madre partigiana scheletrica che chiedeva aiuto per un pezzo di pane per i suoi tre figli e si vedeva la porta sbattuta in faccia. Mamma è tosta, battagliera, pure lei non si risparmia, quando c’è bisogno. Ecco la loro storia. Ti prego di mantenere l’anonimato: i miei sono persone riservate”.

Certo, Ale, perché i nomi sono quelli comunque noti della più profonda umanità. Quando la tempesta sarà, finalmente, passata, i più saggi ricorderanno ogni cosa.

Ricorderanno le lacrime, le bare, la paura, la solitudineRicorderanno la coraggiosa dolcezza di coloro che uscirono per tendere una mano alle ombre, sotto la pioggia battente. E piantarono un fiore per tutti.

Pubblicato il

26 Maggio 2020, 10:05

Condividi sui social