16 Ottobre 2014, 18:33
4 min di lettura
TRAPANI – L’ex senatore del Pd, Nino Papania, alcamese, è indagato dalla Procura di Palermo per corruzione (continuata, propria e impropria) per un periodo che va dal 2010 al maggio 2012, nell’ambito di una indagine che riguarda i suoi legami con i vertici (anche loro sotto processo) del disciolto Ato Rifiuti ‘Terra dei Fenici’ di Trapani (Ambito 1) e con la società incaricata della raccolta rifiuti, ‘Aimeri ambiente’. Il tribunale di Palermo ha chiesto al Senato l’autorizzazione all’uso di intercettazioni telefoniche che risalgono al periodo in cui Papania sedeva a Palazzo Madama. Intercettazioni il cui utilizzo da parte della magistratura palermitana è essenziale al fine della prosecuzione dell’inchiesta.
E’ stato il gip Fernando Sestito a firmare la richiesta di autorizzazione a procedere. A fine settembre la giunta ha cominciato a discutere la richiesta della magistratura palermitana ed ha rinviato la prosecuzione della discussione dando tempo all’ex parlamentare alcamese di fare pervenire una memoria. Documento che in questi giorni è stato trasmesso a Palazzo Madama e proprio ieri l’ex senatore è stato sentito dalla Giunta. Papania, si legge nella richiesta di autorizzazione a procedere, avrebbe ottenuto la garanzia di assunzioni presso l’Aimeri (incaricata ancora oggi della raccolta e smaltimento dei rifiuti nell’ambito territoriale che comprende i Comuni di Alcamo, Buseto Palizzolo, Calatafimi, Castellamare del Golfo, Custonaci, Erice, Favignana, Marsala, Pantelleria, Paceco, San Vito Lo Capo e Valderice) in cambio di un suo presunto ruolo svolto per garantire la società nei rapporti con l’amministrazione dell’Ato Ambiente. Sostanzialmente una serie di addebiti per il malservizio reso non sarebbero stati fatti nei confronti dell’Aimeri per le pressioni che il senatore Papania avrebbe esercitato nei confronti dell’amministrazione dell’Ato 1.
Le stesse accuse sono peraltro contestate in un altro filone di indagine, già arrivato all’esame del giudice delle udienze preliminari del Tribunale di Palermo Marina Petruzzella, e contenute nella richiesta di rinvio a giudizio firmata dal pm Carlo Marzella riguardante proprio i vertici dell’Ato Rifiuti, a cominciare dall’ex direttore generale Salvatore Alestra e dagli amministratori dell’Aimeri, tra cui Orazio Colimberti. Sei indagati in tutto in una indagine condotta dai carabinieri, il cui rapporto conclusivo investigativo risale al settembre 2011 e dal quale è emerso “la sistematica copertura delle malefatte gestionali dell’Aimeri che a sua volta avrebbe contraccambiato con regalie e garantendo assunzioni”.
E’ il rapporto che accusa anche Papania. I carabinieri lo indicano come “deus ex machina” delle presunte malefatte. Dalle mani dell’ex senatore sarebbero passate, “pur se questi non aveva alcuna titolarità e responsabilità gestionale all’interno dell’Ato”, tutte le carte relative ai contratti stipulati dall’Ato con l’Aimeri, addirittura la corrispondenza tra i Comuni (che si lamentavano del servizio reso), l’Ato e l’azienda, e in questo modo Papania avrebbe gestito buona parte delle assunzioni presso l’Aimeri per garantirsi così sostegno elettorale. Il giudice alla Giunta per le autorizzazioni a procedere ha fatto presente come la presenza definita “pressante” dallo stesso Colimberti, come si ascolta in una delle tante intercettazioni telefoniche, del senatore Papania dentro l’Ato di Trapani risulta accertata sin dalla costituzione dello stesso Ato. L’Aimeri, oltre che garantire assunzioni al senatore, avrebbe elargito regalie.
In un’altra intercettazione Pier Paolo Pizzimbone, amministratore a sua volta del gruppo Biancamano di Milano (cui fa riferimento l’Aimeri) parla con una sua collaboratrice “di una penna col diamantino da consegnare al senatore”. Che in un’altra si sfoga con Colimberti dicendo “qui sembra di stare in Campania”. Nel rapporto investigativo si legge che “i disservizi non vengono usati per una eventuale risoluzione dei contratti di appalto, bensi diventano strumento di richiesta di assunzioni e favoritismi contrattuali in favore del direttore dell’Ato e del senatore della Repubblica”. Le intercettazioni hanno registrato in alcune occasioni il nervosismo dei vertici dell’Aimeri per le pressioni di Papania.
Papania ieri dinanzi alla Giunta si è difeso sostenendo che “le intercettazioni non sono state frutto di casualità”, come detto nel rapporto dei carabinieri e ripreso dal gip nella richiesta all’utilizzo, per cui se ne dovrebbe dedurre che i carabinieri sapevano di intercettarlo e non avrebbero potuto farlo. Nel seguito dell’audizione Papania ha rimandato al contenuto della memoria depositata. Domande al politico alcamese sono state poste dai parlamentari Buccarella (5 Stelle) e Ferrara (Gal). La commissione ha rinviato la prosecuzione dei lavori a dopo l’acquisizione di ulteriore documentazione.
Pubblicato il
16 Ottobre 2014, 18:33