02 Agosto 2018, 10:18
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SIRACUSA – “Oggi la giustizia italiana vive una bella giornata. Grazie alla commissione parlamentare d’inchiesta, prima, e alla Procura di Pisa adesso. Sento come se Lele fosse qui, artefice di questa svolta: lui che nella giustizia credeva tanto. Agli indagati dico: riprendetevi l’onore perduto e parlate”. La mamma di Emanuele Scieri, Isabella Guarino, è raggiunta nella sua casa estiva di Noto da questa notizia, esattamente dove 19 anni fa le arrivò la morte addosso in veste di carabinieri messaggeri del triste evento. La notizia le restituisce ossigeno dopo 19 anni di apnea. C’è un arrestato per la morte del suo Emanuele, trovato senza vita il 13 agosto 1999 sotto la torretta asciugatoio dei paracaduta, dentro la caserma Gamerra, centro addestramento parà di Pisa. Un ex caporale della Folgore è stato arrestato. Il procuratore capo di Pisa, Alessandro Crini, lo ha annunciato stamattina convocando una conferenza stampa dopo un anno di indagini scaturite dalle risultanze dell’apposita commissione parlamentare d’inchiesta.
L’arrestato è il caporale e capo camerata, cui era stato assegnato Scieri. È romano e ha anche cittadinanza americana. Aveva fatto un biglietto di sola andata per gli Stati Uniti. Da qui la necessità della Procura di procedere all’arresto per evitare la fuga. Omicidio volontario in concorso: sarebbe questa l’accusa che ha portato della misura degli arresti domiciliari. Altre due persone sono indagate. La dinamica che portò alla morte di Scieri, secondo la Procura, è legata agli episodi di nonnismo che nei primi momenti furono ipotizzati. “L’indagine ha consentito di perfezionare la conoscenza relativa al nonnismo – ha detto il procuratore di Pisa -: questo dato emerge anche con modalità tali da ritenere che contro Scieri ci sia stata un’aggressione da parte dei ‘nonni’ anche mentre era a terra. Si tratta di ipotesi indiziarie che sono suffragate anche dalle consulenze tecniche allegate alle conclusioni della commissione parlamentare d’indagine”.
Un anno fa, consegnando alla Procura il lavoro dì indagine svolto dalla sua commissione d’inchiesta, la presidente Sofia Amoddio aveva detto: “Abbiamo consegnato alla Procura pista d’indagine frutto di nuove prove rilevate. Nuovi elementi di rilievo penale che giustificano la richiesta di apertura indagine”. La consulenza cinematica di tecnici specializzati aveva accertato che la presenza di una delle scarpe di Lele, ritrovata troppo distante dal cadavere, la ferita sul dorso del piede sinistro e sul polpaccio sinistro, fossero del tutto incompatibili con una caduta dalla scala e mostrassero chiaramente che Scieri fosse stato aggredito prima di salire sulla torretta”. Il procuratore Crini ha aggiunto stamattina: “Abbiamo ritenuto di accertare la permanenza in vita di Scieri e siamo arrivati alla conclusione che ci fosse il tempo per soccorrere Emanuele e per questo contestiamo l’omicidio volontario proprio perché il giovane è stato lasciato agonizzante a terra. Questa dinamica – ha aggiunto – non è una nostra congettura ma ricavata dai vecchi accertamenti attualizzata con quelli peritali effettuati dalla commissione parlamentare. Sulle modalità con cui si sarebbero svolti i fatti c’è stata sostanziale condivisione anche con le testimonianze che abbiamo raccolto e ciò dimostra che la nostra ipotesi accusatoria non è campata in aria”.
Sulla svolta giudiziaria di queste episodio che 19 anni sconvolse un’intera nazione ha parlato anche il ministro della Difesa Elisabetta Trenta: “Sul caso Emanuele Scieri – ha detto – bisogna arrivare alla verità. In questo momento il mio primo pensiero va alla famiglia Scieri . Il ministero della Difesa in particolare è a completa disposizione della magistratura, verso la quale nutre piena fiducia, per fare luce sull’episodio”. L’ex ministro Pinotti era stato audito in commissione e aveva più volte confermato la collaborazione sua e del suo dicastero alla ricerca della verità. La mamma di Emanuele, Isabella, è stata avvertita dalla ex parlamentare Sofia Amoddio: “Questa svolta dà speranza a me e mio figlio. Purtroppo mio marito Corrado non c’è più: è stato lui il protagonista di questa lotta perché venisse data almeno giustizia a Emanuele. Oggi è un giorno importante per la giustizia italiana, dopo anni di insabbiamenti. Un grazie dal profondo del cuore a questi investigatori che ce la stanno mettendo tutta”. Rivolta agli indagati mamma Isabella ha aggiunto: “Penso che anche loro dopo circa vent’anni dovrebbero sentire anche loro la necessità di liberarsi di questo peso e spiegare bene come sono andati i fatti. E riprendersi il loro onore perduto”.
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02 Agosto 2018, 10:18