04 Maggio 2017, 05:34
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CATANIA – Parla Santo La Causa. L’indagine Piramide che ha coinvolto l’imprenditore Nino Paratore chiama in causa anche le sue presunte “relazioni pericolose” con Maurizio Zuccaro. Secondo gli inquirenti il signore dei rifiuti sarebbe stato “il braccio economico” di Maurizio Zuccaro, elemento di spicco del clan Santapaola “condannato in via definitiva per il reato di associazione mafiosa fino al 2010”. Accertamenti, intercettazioni ambientali e telefoniche, ma anche dichiarazioni concordanti di diversi collaboratori di giustizia, costituiscono il cuore del materiale investigativo dell’inchiesta “Piramide”. Le dichiarazioni dei pentiti, però, sono considerate “mere illazioni” dagli avvocati della difesa perché non sarebbero supportate da riscontri indiziari e non ci sarebbero elementi oggettivi in grado di provare la comunanza di interessi tra Paratore e Zuccaro. Il mensile “S” in edicola dedica uno speciale al “sistema” Paratore pubblicando tutti i verbali e fornendo ampio spazio alla difesa.
Tra i collaboratori di giustizia che parlano di Paratore c’è Santo La Causa. Un tempo reggente del potente clan Santapaola, La Causa inizia a collaborare con la giustizia nel 2012 ammettendo la propria responsabilità anche in svariati fatti di sangue. Le sue rivelazioni collegate all’indagine “Piramide” riguardano i presunti rapporti economici tra Nino Paratore e il boss Maurizio Zuccaro, i conflitti aspri con Angelo Santapaola che pretendeva denaro da Paratore “disconoscendo l’autorità” del santapaoliano tanto da avere fatto incendiare alcune pertinenze del Lido Le Piramidi. Nel 1996 La Causa conosce il boss Zuccaro. Il pentito riferisce agli inquirenti di avere sentito per la prima volta il nome di Paratore proprio a casa di Zuccaro. Secondo il collaboratore l’imprenditore sarebbe stato “socio” di Zuccaro. “Nino Paratore è un imprenditore di Zuccaro Maurizio nel senso che non è vittima, ma un imprenditore che immette i soldi di Zuccaro Maurizio nel mercato ovvero Zuccaro Maurizio investe e ricicla i soldi propri nelle imprese di Paratore di cui, in questo senso, è socio”, si legge nell’ordinanza di custodia cautelare che riporta lo stralcio dell’interrogatorio avvenuto nel gennaio del 2014. Presunti rapporti economici e personali. “So che Paratore Nino è socio di Maurizio Zuccaro e credo che gli abbia fatto anche da testimone di nozze al figlio Rosario. Dicevo che, di Paratore Nino, ne ho sentito parlare anche da Benedetto Cocimano che si occupava degli interessi di Zuccaro Maurizio quando lo stesso si trovava agli arresti domiciliari”, dice il pentito.
Il nome di Angelo Santapaola ricorre spesso nelle vicende narrate da La Causa perché tra le controversie tra quest’ultimo e il boss Zuccaro ci sarebbe anche un episodio che ha come protagonista proprio il signore dei rifiuti. “L’attività del Paratore è stata la causa di una fortissima contrapposizione, infatti, tra Zuccaro e Santapaola Angelo che pretendeva di ottenere denaro dal Paratore disconoscendo di fatto l’autorità dello Zuccaro…”, racconta La Causa. “Poco tempo dopo, dopo la morte di Angelo Santapaola, Maurizio Zuccaro, dopo il suo arresto, ordinò al Paratore Nino di non passare più la quota a Benedetto Santapaola della discarica di Lentini, ma autonomamente lo stesso Nino Paratore decise comunque di dare la quota a Benedetto Santapaola. Ciò lo appresi da Cocimano Benedetto, Preciso che si tratta di una quota non estorsiva ma della quota che viene data dagli intranei della famiglia alla stessa famiglia”, dice La Causa. “Paratore è agevolato dall’appartenenza nel senso che sopra ho specificato alla famiglia mafiosa perché vedere lui è come vedere Maurizio Zuccaro”. Parole che pesano quelle del pentito che fa il nome del “Lido Le Piramidi” riferendo di svariate attività che avrebbero visto come socio Zuccaro. E, in riferimento all’imprenditore Paratore, il collaboratore dice che rientrerebbe tra gli industriali “amici, nel senso, tramite l’organizzazione Cosa Nostra, può ottenere più lavori ed un maggiore guadagno”.
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04 Maggio 2017, 05:34