La mazzetta? Via col vento | La vittima denuncia: 5 arresti

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13 Luglio 2012, 08:43

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Settanta mila euro. Dieci mila per ogni pratica. Per evitare intoppi si doveva pagare. L’imprenditore agrigentino Salvatore Moncada, uno dei più noti nel settore del fotovoltaico, apre uno squarcio sul malaffare che ruota attorno al business delle energie rinnovabili. Moncada ha denunciato ai finanzieri i meccanismi di un sistema perverso e oliato con le tangenti. Cinque persone sono finite in manette: Vito Nicastri, Vincenzo e Francesco Nuccio, Claudio Sapienza, Alberto Adamo.

Al centro dell’inchiesta della procura di Palermo è finito il Genio militare dove le pratiche per gli impianti fotovoltaici iniziano un percorso lungo 27 passaggi burocratici. Qui lavorava, oggi è andato in pensione, Vincenzo Nuccio, funzionario dell’Ufficio demanio e servitù militari, finito agli arresti insieme con il figlio Francesco che è ingegnere. Nuccio sarebbe stato in rapporti di affari con Vito Nicastri, rais trapanese del fotovoltaico a cui nei mesi scorsi è stato sequestrato un impero da un miliardo e mezzo di euro. “Un imprenditore a disposizione della mafia e che con la mafia avrebbe fatto soldi a palate”, così Nicastri viene descritto dagli investigatori. Moncada aveva capito che i suoi progetti si bloccavano al Genio militare, dove non riusciva ad ottenere le autorizzazioni per la realizzazione degli impianti. “Si è visto frapporre degli ostacoli formalmente ineccepibili – ha spiegato il procuratore Francesco Messineo – che bloccavano il via libera”. A quel punto, si è fatto vivo Nicastri. Si è presentato come intermediario e ha detto a Moncada che le pratiche potevano essere sbloccate. Bastava pagare.

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Gli investigatori del nucleo speciale Spesa pubblica della Polizia tributaria, coordinati dall’aggiunto Leonardo Agueci e dal sostituto Sergio De Montis, hanno accertato che il meccanismo delle tangenti era già ben collaudato. Lo stesso Nicastri avrebbe pagato a Nuccio mazzette per 60 mila euro mascherate da pagamenti per consulenze fittizie eseguite dal figlio Francesco, che Nicastri aveva anche assunto in una della sue aziende. Il meccanismo era alimentato dai fondi che provenivano da un’altra società che opera nel settore delle energie rinnovabili che ha emesso fatture false per 3,1 milioni di euro. Per questo motivo sono stati arrestati anche Alberto Adamo e Claudio Sapienza, rispettivamente amministratore delegato e socio della Esp eolica service srl con sede ad Alcamo. Si tratta dell’azienda che forniva i falsi documenti fiscali. “Tutto ruota attorno alle operazioni di bonifica – ha spiegato Agueci – dei terreni dall’eventuale presenza di mine. Un’operazione molto costosa che poteva però essere elusa elargendo la mazzetta al funzionario dell’ufficio servitù militari”. Nel corso dell’operazione i finanzieri guidati dal generale Stefano Screpanti e dal tenente colonnello Fabio Ranieri hanno sequestrato tre appartamenti di proprietà di Nicastri e dei Nuccio.

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13 Luglio 2012, 08:43

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