01 Marzo 2011, 12:57
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Un addio commosso, semplice, che riscuote gli applausi scroscianti della sala dell’Addaura Hotel, gremita per l’occasione di giornalisti e tifosi che intonano cori solo per lui. Delio Rossi saluta Palermo e i suoi tifosi, dopo la pesante sconfitta con l’Udinese (7-0) che gli è costata la panchina.
I rosanero, agli ordini del nuovo tecnico Serse Cosmi, sono già a Roma in ritiro ma Rossi ci teneva a dare un ultimo saluto alla città. “A fine campionato parleremo di tante cose – dice Rossi – per ora voglio solo ringraziare tutti, non ho rivendicazioni da fare, non ce l’ho con nessuno, ci son ancora 11 partite, mi auguro 14 se il Palermo si qualifica in finale di coppa Italia, e bisogna stare in apnea e pensare a quelli che giocano, non agli altri. A bocce ferme parleremo di tutto, a fine anno scriverò un libro”.
Glissa sulle polemiche, decide di non replicare alle tante cose dette da Maurizio Zamparini in questi due giorni, anche se un sassolino dalla scarpa, alla fine, se lo toglie: “Se avevo qualcosa da dire l’ho detto a quella persona e a chi gli sta vicino, non gli parlo tramite la stampa, non ho due facce. Io sono qui per salutare la gente la squadra e chi mi ha voluto bene e gli applausi di domenica mi hanno fatto male, perché non sapevano che era una storia già scritta già da tempo, potevano mandarmi via o i risultati o i tifosi. E’ stato detto che sono rimasto solo per la gente, ma è sbagliato perché uno deve restare se se lo merita”.
La notizia dell’esonero l’ha raggiunto ieri, alle 12:30, mentre era a casa con la propria famiglia, anche se ammette di non esserci abituato, agli esoneri, e che quindi non sapeva se doveva tornare a Palermo per obblighi burocratici. “Mi hanno detto che non era necessario che venissi, ma ho voluto comune essere qui, oggi, per ringraziare la gente di Palermo che mi ha rispettato come io ho rispettato loro. Mi hanno rispettato perché penso di aver dato tutto me stesso, voglio ringraziare la squadra dal primo all’ultimo giocatore, sia di quest’anno che dello scorso, tutti i miei collaboratori compresi i massaggiatori, i magazzinieri e tutti coloro che hanno lavorato nell’ombra e lo hanno fatto sempre con professionalità e spirito di servizio, si sono prodigati anima e corpo”.
Un rapporto, quello fra Rossi e i tifosi, che l’ex tecnico considera profondo e che continuerà nel tempo: “Passano gli allenatori, i giocatori e i presidenti, ma il Palermo rimane, ricordatevelo sempre. Lascio una squadra a un punto dall’Europa, semifinalista di coppa Italia, abbiamo la squadra più giovane d’Italia, giovani che, nonostante alti e bassi, sono il futuro della squadra”.
Non si sbilancia sui motivi che hanno portato il patron rosanero a mandarlo via, anche se ammette che l’addio di Walter Sabatini è stato il segnale che qualcosa non andava: “Qualche giorno dopo Maribor, dopo la qualificazione in Europa League, Sabatini si è dimesso, vorrà pur dire qualcosa, è stato l’inizio della fine”. Ai suoi giocatori lascia la mentalità vincente, quella di un professionista che non si è dimesso perché avrebbe significato essere “vigliacco” e non prendersi le proprie responsabilità, “perché chi non lotta è sconfitto nel cuore”.
Di rimpianti non ne ha, Rossi, dal momento che “solo chi opera sbaglia. A posteriori non rifarei tante cose, ma così è troppo facile, solo chi osa rischia”. Delio Rossi è tutto qui, professionalità e cortesia, che anche nel momento dell’addio non sono mancate. I tifosi lo sanno e gli applausi che gli tributano saranno il ricordo più bello per un tecnico che lascia una città che ancora lo ama.
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01 Marzo 2011, 12:57