Parlano gli investigatori: |”Funzionari disposti a tutto”

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03 Maggio 2018, 13:41

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CATANIA – Un giocattolo nelle mani di Domenico Amich per poter ottenere e mantenere prestigiosi incarichi pubblici. Questo sarebbe diventato – secondo le risultanze investigative dell’inchiesta Black Job l’Ispettorato del lavoro di Catania da ottobre 2017 a marzo 2018. “È stato documentato un sistema corruttivo ad ampio raggio – ha detto in conferenza stampa il procuratore Carmelo Zuccaro – L’ispettorato del Lavoro, secondo lo Statuto Speciale della Regione Sicilia, dovrebbe garantire – spiega il magistrato – l’applicazione di tutte le norme in materia di lavoro, di previdenza e di sicurezza nei luoghi di lavoro”. Ma sotto la guida di Amich così non sarebbe stato. Zuccaro affonda: “Vi rendete conto che se i funzionari pubblici non hanno a cura gli interessi collettivi che dovrebbero tutelare ma invece utilizzano le proprie funzioni per interessi privati le conseguenze che ne derivano sono devastanti”. Perché gli imprenditori a quel punto dovrebbero applicare le norme, quando sono consapevoli che basta avere le conoscenze giuste per ottenere “archiviazioni o rateizzazioni” per risolvere annose e farraginose questioni, anche sanzionatorie su alcune violazioni? Insomma le conseguenze di questo metodo corruttivo innescano un effetto domino di illegalità diffusa. I vari imprenditori invece di applicare le norme tenteranno di procurarsi “l’amico buono” (così lo definisce Carmelo Zuccaro, ndr) per poter risolvere alcune questioni in maniera illegale.

Ma il sistema illecito, che vede Amich protagonista chiave e che ha coinvolto Marco Forzese, ex deputato regionale, il direttore sanitario dell’Asp, Franco Luca e altri professionisti e imprenditori, è stato scoperchiato dall’inchiesta della Guardia di Finanza. Il generale Antonio Nicola Quintavalle Cecere, comandante provinciale delle Fiamme Gialle è chiaro: “Indagini chirurgiche che hanno permesso di ricostruire episodi conclamati che purtroppo connotano in maniera negativa una parte della Pubblica Amministrazione. Un sistema corruttivo – spiega – che non è stato caratterizzato dalla classica mazzetta in denaro ma da utilità di altra natura. Il direttore dell’Ispettorato del Lavoro voleva degli incarichi alla Regione, a breve gli sarebbe scaduto il mandato e quindi cercava di assicurarsi un incarico di pari livello per il futuro e si avvaleva della dirigente dell’ufficio legale (Maria Rosa Trovato, ndr) che già – aggiunge – era stata denunciata dalla Guardia di Finanza per altri episodi di natura corruttiva”.

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Il pm Fabio Regolo, titolare dell’inchiesta ha voluto evidenziare gli aspetti non solo penali emersi nel corso delle indagini: “Abbiamo visto dei pubblici funzionari apicali che pretendono di fare carriere accelerate non per una logica “fisiologica” di ambizione parametrata al lavoro fatto, ma perché si mettono a disposizione dei loro corruttori. Abbiamo uno stravolgimento della realtà, in quanto più metto l’ufficio a disposizione del mercimonio della funzione, più mi dimostro pronto a qualsiasi tipo di attività illecita e più pretendo”. E in questa ottica il sostituto procuratore scinde l’ambito penale da quella che è “la responsabilità sociale e politica”. E su questo tenore le immagini e le conversazioni captate immortalano un sistema “agghiacciante” che dovrebbe farci indignare non “da uomini dello Stato” ma in quanto “cittadini”.

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03 Maggio 2018, 13:41

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