Mi si è ristretto… il parquet | Viaggio nel ‘paradosso’ PalaOreto

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25 Febbraio 2017, 20:33

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PALERMO – Fiumi di cemento e di denaro spesi a partire dagli anni ’90 in strutture destinate a ospitare diverse discipline sportive. Dal Palasport di Fondo Patti al Diamante di baseball, dal Velodromo ai piccoli palazzetti PalaUditore e PalaOreto, il decennio delle Universiadi a Palermo aveva portato in dote alla città degli impianti sportivi nati con l’ambizione di diventare centro di aggregazione per le famiglie, giovani agonisti e non, un paradiso per gli sportivi. Un paradiso perduto però negli anni successivi alla costruzione a causa dell’incuria e dei problemi gestionali, fino a diventare, in alcuni casi, dei ruderi abbandonati come nel caso del Palasport che dopo qualche anno di gloria in cui fu la casa della squadra di A-1 di volley, è rimasto terra di nessuno, senza copertura e con danni ingenti provocati da intemperie e vandali. Il nostro viaggio negli impianti sportivi di Palermo per constatarne lo stato di salute comincia però dalla periferia est della città, dove sorge il PalaOreto.

Un impianto destinato a ospitare la A1 maschile nazionale di pallamano, la B nazionale maschile di pallavolo, il calcio A5 regionale, e inizialmente, anche la pallacanestro. I lavori per la sua costruzione cominciarono nel ’98 (dopo le Universiadi svolte l’anno prima ma utilizzando i fondi ad hoc destinati alla competizione internazionale). I lavori terminarono due anni dopo, con un costo complessivo di 11 miliardi e mezzo di lire. Poi, nel 2016, dopo anni di scarsa manutenzione, un nuovo impulso del Comune che spende 240mila euro per procedere alla ristrutturazione con la sostituzione del parquet, la revisione dell’impianto di illuminazione e degli infissi. I problemi però sono rimasti, e sono legati a una gestione macchinosa e alla lentezza delle procedure burocratiche che rendono difficile anche la sostituzione di una lampadina.

Ecco cosa abbiamo visto un qualsiasi pomeriggio feriale di febbraio. Cominciando dall’ingresso la sensazione è di desolazione: la porta è rotta e le aiuole sono incolte e piene di erbacce. Così, facendo un tour dell’edificio ci si ritrova ad entrare dall’ingresso degli atleti. L’interno si presenta senza dubbio migliore dell’esterno, si percepisce la mano di nuovo dell’ultima ristrutturazione. Ma anche qui i problemi non mancano: nel bagno riservato agli arbitri c’è una porta sventrata, nel rettangolo di gioco circa un quarto dell’impianto di illuminazione non funziona, sembra che le lampadine siano fulminate.

“Le società sportive si vanno a scontrare con il settore pubblico – commenta Giuseppe Gullo, giocatore di pallacanestro – la lentezza delle procedure burocratiche rende la tempistica troppo lunga anche per il cambio di una semplice lampadina, a volte possono passare pure dei mesi”. Poi, guardando in alto con attenzione, balza agli occhi che il tabellone elettronico è rotto. “Da aprile 2016 abbiamo chiesto la sostituzione del tabellone, ma ancora nulla – racconta Giorgio Locanto, presidente della squadra maschile di pallavolo e presidente di Palermo al vertice – siamo costretti a farcelo prestare da altre società, portandolo a spalla. Negli incontri nazionali, soprattutto di serie A-1 di pallamano, il tabellone è obbligatorio, e rischiamo di prendere multe salate in sua assenza, oltre alla brutta figura che facciamo con le squadre ospiti”.

Osservando il parquet, la sorpresa che quasi fa sorridere: è più stretto della larghezza della struttura e non arriva a coprire tutta la superficie del terreno fino alle tribune, è fluttuante e laddove termina si viene a creare un gradino di circa sette centimetri. “Proprio il parquet mette a rischio l’incolumità dei nostri atleti – prosegue Locanto – anche su questo, per non parlare del fatto che manca l’apparecchiatura per l’opportuna pulizia, abbiamo chiesto chiarimenti a chi di competenza del perché di questa scelta fatta durante la ristrutturazione, ma nessuna risposta. L’altro problema in cui ci imbattiamo ogni giorno, riguarda il fatto che i nostri allenamenti finiscono alle 23 ma il palazzetto ufficialmente chiude alle 22.30, così capita quasi sempre che gli impiegati della struttura, compreso coloro che si occupano delle pulizie, rimangono oltre il loro normale orario di lavoro per fare una cortesia agli atleti. Noi chiediamo che queste anomalie vengano risolte per la fruizione corretta dell’impianto, sia da parte delle società, che da parte di tutta la cittadinanza, Ma le nostre richieste restano parole al vento”.

“Stiamo cercando di fare il possibile per risolvere queste problematiche – replica Giuseppe Gini, assessore comunale allo sport -. Ho dato disposizioni di acquistare il macchinario specifico per la pulizia del parquet, fondamentale per la rimozione delle macchie causate dalla resina che si usa nel gioco della pallamano, ed ero certo che già fosse a disposizione della struttura”. Ma al Palaoreto non è mai arrivato alcun macchinario, infatti le macchie sul parquet cominciano ad accumularsi e spesso sono gli stessi atleti che, muniti di strofinacci e detersivi, provvedono alla pulizia di questo. “Per quanto riguarda la forma difettosa del parquet – continua Gini – abbiamo fatto presente l’anomalia alla ditta, e stiamo provvedendo a risolvere il problema con un tappeto che riesca a livellare la superficie. Il tabellone elettronico invece è stato già ordinato e acquistato – conclude Gini – e penso che non tarderà ad arrivare”.

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25 Febbraio 2017, 20:33

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