La corsa alla poltrona di Rettore | Foti: “Troppe vicende giudiziarie”

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02 Ottobre 2016, 07:33

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CATANIA. “Sono in attesa dei chiarimenti ottemperativi da parte del giudice. E nel momento in cui, arriverà l’indicazione per il rinnovo di tutti gli organi statutari dell’Università, io ci sarò. Anzi: ci sono già”. Il professor Enrico Foti è il Direttore del Dipartimento di Ingegneria civile e Architettura dell’Ateneo catanese. La sua candidatura a Rettore l’ha già lanciata un paio di mesi or sono. Una opa alla guida dell’Università che deve fare i conti con le quasi quotidiane vicende ancorate alle aule della giustizia amministrativa: non ultima, quella sulla nomina del Commissario a proposito del rinnovo degli organi statutari. Foti, in ogni caso, ha la sua certezza: quella di essere ufficialmente in campo.

Il rinvio al 18 novembre della decisione sulla Commissario ad acta: cosa comporta, secondo lei, in termini pratici?
“Seguo queste vicende giudiziarie perché impattano sulla stessa vita universitaria ed è chiaro che con queste storie io non c’entri affatto. Tutta questa attività giudiziaria rallenta il lavoro stesso dell’Università: stiamo camminando a marce ridotte”.

E Lei che idea si è fatto di questa situazione? Insomma, perchè si è arrivati fino a questo punto?
“Secondo me, abbiamo tutti quanti – probabilmente – sbagliato politica. Nella vita ci sono due binari paralleli: quello della politica e della ragionevolezza da una parte e quello giudiziario. Quando non si riesce e non si è capaci di gestire politicamente i problemi si finisce nell’ambito giudiziario. I due binari non si possono incrociare, si deve scegliere o l’uno o l’altro. Qui si è affidati solo ai risvolti giudiziari”.

E, dunque, a Suo avviso il Rettore Pignataro si sarebbe affidato solo al “binario giudiziario”, tanto per utilizzare le Sue parole?
“Dobbiamo ritornare al binario corretto della politica e della gestione attraverso un processo di discontinuità netto con tutto il passato. Ricominciare ad affrontare i problemi confrontandoci in casa nostra”.

A Suo avviso, qual è lo stato di salute dell’Ateneo al netto di tutte queste vicende?
“Io credo che noi abbiamo un Ateneo con grandissime potenzialità personalità. Da quando, due mesi fa ho dato la mia disponibilità a candidarmi per l’elezione a Rettore, sto verificando come abbiamo u patrimonio di cultura e di personalità veramente di altissimo livello che non riusciamo ad esprimere. E sa qual è l’amarezza?”.

Dica pure.
“Quella che finiamo sui giornali non per le cose eccezionali che questo Ateneo riesce ad esprimere: bensì per le vicende e per le beghe che ci vedono tutti coinvolti. E questo è triste perchè abbiamo dei colleghi che pensano quotidianamente a fare bene il proprio lavoro: ed il fatto di non riuscire a fare passare una immagine dell’Ateneo come dovrebbe essere, ci fa male. Tutto questo si ripercuote anche sulla capacità attrattiva degli studenti”.

Lei dice che anche il numero di immatricolazioni ne arriva a risentire?
“Noi abbiamo un problema grosso soprattutto nel passaggio dalla Triennale alla Magistrale: è un problema non solo nostro ma più sentito in Sicilia. E, di certo, tutte queste vicende non ci aiutano”.

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Mi dà tre linee essenziali sulle quali punta il candidato-Rettore Foti?
“Anzitutto, bisogna dare discontinuità e pacificazione: perchè occorre riportare serenità. Per ottenerlo occorre comprendere che non ci sono amici o nemici ma solo colleghi con vicende che debbono essere affrontate in modo partecipato. Secondo, la didattica. Gli studenti devono tornare al centro perchè ci sono dei problemi che sono legati certamente alla legge Gelmini: una cosa che sta emergendo in maniera chiara è che l’aver vincolato i corsi di studio con i Dipartimenti pone qualche problema. Bisogna trovare dei modelli che consentano di garantire la didattica indipendentemente dall’esistenza o meno del Dipartimento al quale si è agganciati.
Terzo, la ricerca che dev’essere sempre più agganciata al territorio. Dobbiamo fare sistema con gli imprenditori che operano qui. 
Ma aggiungerei anche un quarto punto”.

Quale?
“Ci sono questioni sulle quali l’Università deve poter dire la sua. A me sembra singolare che su questioni come quelle del Ponte o dei trasporti in generale le Università non vengano sentite e noi stessi non facciamo sentire la nostra voce. Il sistema dei trasporti in Sicilia è al collasso ma le Università non vengono coinvolte: se non il singolo esperto”.

Mi dice il suo rapporto con il Rettore Pignataro?
“Credo sia stato sempre leale. Chiaramente, io credo che il Rettore abbia sbagliato politica con la richiesta di sostituzione di alcune figure: non ha certo accelerato quella pacificazione alla quale facevo riferimento poco fa. E dico: questo mandato è nato con questo peccato originale ed ancora lo si sta trascinando. Secondo me, se le energie impiegate in questi scontri fossero state impiegate, invece, in ben altre vicende staremmo tutti quanti meglio”.

Immaginiamo che vengano, in effetti, rinnovati tutti i quadri istituzionali dell’Ateneo e, dunque, anche la casella del Rettore: con Foti chi ci sarebbe?
“Non so farle i nomi di altri possibili candidati perchè, in questo senso, le voci si rincorrono quotidianamente. Ci sono tante persone di buona volontà e di qualità: e questo rappresenta uno stimolo per tutti ed è di buon auspicio per il futuro dell’Ateneo. Personalmente, sono felice di stare conoscendo realtà di eccellenza che non conoscevo nei particolari che sto avendo modo di approfondire. Ovviamente, c’è anche da far superare a tanti lo sconforto del momento”.

In che senso lo dice?
“Tanti stanno vivendo questo momento con uno scarso momento di appartenenza: molti continuano a svolgere il proprio lavoro con una grande professionalità ma non ci sente parte di un “tutto” che va rilanciato a tutti i costi. Per il bene di tutti”.

Cosa immagina per Lei: quanta convergenza ci sarà?
“Io devo dire che sono molto ottimista, altrimenti non avrei fatto questo passo. Sto riscontrando ampia convergenza da parte di tanti colleghi e, aggiungo, sto riscontrando un forte interesse anche da parte della politica. E questo rapporto va mantenuto costante: naturalmente, ognuno con i propri ruoli. L’Università, ed è questo che occorre capire, è un volano del territorio. E se va male l’Università va male anche il territorio”.

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