14 Gennaio 2018, 06:00
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CATANIA – La composizione delle liste del Pd etneo è un rompicapo più complicato del cubo di Rubik. Nelle varie scuderie si sa già chi correrà ma non si conosce ancora la pole position. La decisione arriverà dal Nazareno che dovrà tessere la trama di una complessa mediazione di carattere nazionale tra varie correnti e sottocorrenti, riconferme e deroghe e con la possibilità di piazzare new entry e pezzi da novanta della società civile. Inoltre, c’è da mettere nero su bianco un accordo con le altre tre tessere che compongono il mosaico della coalizione: i centristi della Lorenzin, la formazione di Emma Bonino e Bruno Tabacci e gli ulivisti di Insieme. Equilibri che a cascata andranno a toccare il livello regionale e quello locale. La direzione nazionale di mercoledì dovrebbe fare un po’ di chiarezza almeno sui frontrunners dell’uninominale.
La piazza catanese è una delle più roventi. Pallottoliere alla mano i più ottimisti puntano a un massimo di tre seggi (che dovrebbero comprendere un posto per la minoranza considerando anche i risultati congressuali) ma potrebbe andare diversamente. “Nessuno è al sicuro”, è il mantra recitato fino allo sfinimento nelle stanze che contano. E forse la scaramanzia c’entra poco. La situazione delle candidature è oggettivamente difficile perché i posti al riparo, sondaggi alla mano, sono veramente risicati. Perché il vero nodo non è la candidatura, semmai la collocazione. Fin troppo difficile sarà spuntarla nei collegi uninominali di Camera e Senato alla luce delle previsioni buie dei sondaggi delle ultime settimane che galvanizzano il centrodestra.
Un primo giro di ricognizione per individuare i papabili non può che partire dagli uscenti eletti cinque anni fa: Giuseppe Berretta, Fausto Raciti, Giovanni Burtone e Luisa Albanella che dovrebbe saltare il giro in favore di Concetta Raia. Giuseppe Berretta, coordinatore regionale dell’area Orlando, che secondo voci di corridoio sarebbe nella top-ten degli orlandiani garantiti dal Ministro a livello nazionale, cercherà la terza elezione consecutiva. Il segretario regionale Fausto Raciti, deputato uscente, legatissimo al presidente del partito Matteo Orfini è un altro dei nomi da mettere in fila, anche se in tanti non escludono che visto il suo incarico possa finire paracadutato in un’altra zona dell’isola. Più in salita la strada di Giovanni Burtone che vorrebbe tentare la riconferma. I bene informati lo avrebbero visto aggirarsi al Nazareno nei giorni scorsi e anche l’iniziativa prevista a Caltagirone la prossima settimana in onore di Sturzo alla presenza di Matteo Renzi e Pierluigi Castagnetti sembrerebbe corroborare l’ipotesi. Ma ci sono una serie di scogli: la recente elezione a sindaco di Militello e la deroga sui mandati che arriverà per molti big nazionali, ma difficilmente per Burtone che pure gode di buoni rapporti con una renziana di prima classe come Maria Elena Boschi. Concetta Raia, presidente regionale dei Laburisti di Cesare Damiano (suo sponsor romano), sottocorrente dell’arcipelago che sostenne Orlando al congresso, vorrebbe tentare la corsa. L’ex deputata regionale gioca una partita molto insidiosa ma sembra essere molto determinata a non farsi rottamare.
Ma del resto in casa dem, ad oggi, ci sono più dubbi che certezze anche nella maggioranza composita che al congresso ha eletto il nuovo segretario nazionale. Ad esempio in tanti si chiedono se alla fine Matteo Renzi non opterà per un coup de théâtre affidandosi a un esponente della società civile. In quel caso, azzardano alcuni, potrebbe spettare al sindaco Enzo Bianco indicare un nome. Qualcun altro dà per certo il piazzamento sicuro di Valeria Sudano. La renziana, di rito faraoniano, dovrebbe avere buone possibilità di strappare un posto al sole considerato il risultato di peso ottenuto da Luca Sammartino che alle regionali ha vinto la sfida per l’egemonia all’interno del partito. C’è poi il nodo Sicilia Futura. Secondo i più, sarebbe impensabile un ragionamento che non tenga in debita considerazione l’alleato. Il deputato regionale Nicola D’Agostino sembra volere essere della partita e dalla sua ha il solido legame con Luca Lotti e il cospicuo numero di voti racimolati alle regionali. Ma l’eventualità di un ingresso di Sicilia Futura nelle liste dem scalda gli animi, come dimostrano le resistenze di diverse realtà a livello regionale (il caso nisseno è indicativo). Inoltre, c’è Area Dem, la corrente di Dario Franceschini rappresentata a Catania dal deputato regionale Anthony Barbagallo che dovrebbe puntare sul sindaco di Trecastagni Giovanni Barbagallo (storicamente molto legato al Ministro) e sulla consigliera comunale Ersilia Saverino. Difficilmente dopo la riconferma alle regionali Area Dem farà un passo di lato per ottenere un posto chiave in lista. Tutt’altro.
Come in una manche di Tetris, insomma, si cerca l’incastro perfetto tra i mattoncini delle varie anime del partito, ma la coperta è corta. C’è infine l’incognita Emiliano. La corrente arrivata terza al congresso dovrebbe avere almeno un candidato in corsa e dopo il famoso passo indietro di Rosario Crocetta, l’ex presidente si aspetta che gli venga pagato pegno con qualche seggio blindato probabilmente in altre provincie lontane dal Vulcano. Su Catania non circolano nomi, ma qualcuno azzarda l’ipotesi che un posto potrebbe spettare a Giuseppe Caudo, reduce della poco fortunata corsa all’Ars. Si tratta tuttavia solo di un’ipotesi perché in questi giorni le bocche sono cucite e i telefoni, il più delle volte, squillano a vuoto. Nonostante l’interlocuzione con i livelli regionali di queste ore, l’ultima parola spetterà, comunque, al Nazareno. Per sapere di più quindi si dovrà attendere la direzione nazionale del 17 gennaio con la consapevolezza che il quadro da ricomporre è un grattacapo complesso e le variabili sono infinite (dai big paracadutati in Sicilia alle quote rosa per le liste). Insomma, chi vuol essere lieto sia, che del domani non v’è certezza.
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14 Gennaio 2018, 06:00