16 Aprile 2017, 08:30
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PALERMO – Questa volta è davvero finita. Perché pensare di recuperare 10 punti all’Empoli sui 18 disponibili nelle ultime sei giornate è utopia pura. Il Palermo retrocede virtualmente con un mese e mezzo di anticipo. Giusto così, per il gioco (non) espresso e per i risultati maturati nelle prime 32 partite. La serie B è meritata, per la gestione di una società che ha fatto di tutto per mettere a disposizione dei tecnici che si sono alternati sulla panchina rosanero una rosa tutt’altro che adeguata. La retrocessione è giusta per il modo in cui la squadra è scesa in campo nelle ultime settimane. Il ritorno in cadetteria è doveroso per la netta differenza di valori e di atteggiamento rispetto ad almeno altre 18 formazioni del massimo campionato. La B è una sentenza, la più logica.
Contro il Bologna arriva un pari pieno di rimpianti. Si poteva e si doveva vincere, quantomeno per salvare la faccia. Gli emiliani nella seconda parte della ripresa hanno servito su un piatto d’argento i tre punti al Palermo, incapace di approfittarne. E allora meglio proiettarsi al prossimo campionato, pur con l’obbligo di chiudere nel migliore dei modi una stagione sportivamente tragica. Il calendario adesso propone due sfide quasi impossibili contro Lazio, in trasferta, e Fiorentina, in casa. Dopodiché la possibilità di giocarsi la faccia contro Chievo al “Bentegodi”, Genoa al “Barbera”, Pescara nuovamente fuori casa prima di quello che avrebbe potuto rappresentare un vero e proprio spareggio contro l’Empoli. Il tutto, al netto di miracoli difficilmente da prendere in seria considerazione.
In ogni caso è una Pasqua di attesa. Tante le situazioni ancora poco limpide. A cominciare, evidentemente, dal closing. A tre giorni dal 19 aprile e a due settimane esatte dalla conclusione del mese, il Palermo è ancora a tutti gli effetti un prodotto made in Zamparini. E sarà così, orientativamente, sino al termine della stagione: non esiste la possibilità di cambiare la rosa, appare improbabile (ma non impossibile) un nuovo ribaltone in panchina, ancora una volta si va incontro a un finale di stagione senza direttore sportivo. Una linea di continuità rispetto al passato tutto sommato legittima, considerato che il passaggio delle quote non è sin qui avvenuto. La settimana che sta per iniziare, in ogni caso, lancerà un segnale ben preciso: con la prima scadenza alle porte, non può più essere il tempo delle verità a mezza bocca. E’ giunto il tempo di fare chiarezza.
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16 Aprile 2017, 08:30