05 Maggio 2014, 06:00
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PALERMO – Secondo l’accusa, avrebbero contribuito a fare della miniera di Pasquasia una bomba ecologica. Una mega discarica di rifiuti pericolosi – ferro e amianto soprattutto – accumulatisi negli ultimi decenni. Una parte delle responsabilità sarebbe da addebitare all’ex presidente della Regione siciliana, Raffaele Lombardo, agli ex assessori regionali alle Infrastrutture, Piercarmelo Russo, e all’Energia, Giosué Marino, e all’ex custode del sito, il funzionare regionale Pasquale La Rosa. Hanno tutti e quattro ricevuto l’avviso di conclusione delle indagini firmato dal pubblico ministero della Procura di Enna, Calogero Ferrotti. È il preludio della richiesta di rinvio a giudizio. Sono indagati per disastro ambientale, abbandono di rifiuti e attività di gestione di rifiuti non autorizzata.
È una storia infinita quella della miniera di sali potassici chiusa nel marzo del 1992, di proprietà dell’Italkali, una società mista formata dalla Regione e da un socio privato. Alcuni mesi fa l’ultimo capitolo: la Direzione distrettuale antimafia di Caltanissetta ha proceduto al sequestro preventivo delle aree del sito minerario dismesso interessate da lavori di bonifica. Le ipotesi di reato per cui si procede vanno dal traffico illecito di rifiuti tossico nocivi all’associazione per delinquere finalizzata alla frode in pubbliche forniture ed a vari reati contro la pubblica amministrazione e la fede pubblica. In sostanza, la bonifica aggiudicata per 20 milioni sarebbe rimasta al palo. Bisognava smaltire venti tonnellate di amianto e un milione di metri cubi tra prodotti chimici, ferro, legno, plastica e vetro.
Questa, però, è un’altra storia. L’inchiesta che arriva oggi al giro di boa dell’avviso di conclusione delle indagini riguarda Lombardo, Russo, Marino e La Rosa. Hanno tutti chiesto subito di essere interrogati.
“Ribadiremo l’assoluta estraneità di Lombardo – spiega l’avvocato Massimo Motisi -. C’era una competenza radicata nei vari assessorati e negli enti locali. Non si comprende cosa possa essere imputato all’ex presidente, visto che quando era commissario straordinario avviò una serie di atti”.
“Marino è estraneo ai fatti – spiega l’avvocato Giovanni Rizzuti, legale dell’ex assessore e prefetto -. È stato in carica pochi mesi. Nominato assessore forma il suo staff, viene a conoscenza dei problemi e subito mette in sicurezza il sito a fronte di una situazione atavica”.
Secca la replica dell’avvocato Nino Caleca, che assieme all’avvocato Marcello Montalbano assiste Russo: “Abbiano chiesto di essere sentiti per rappresentare la situazione normativa e di fatto che esclude ogni responsabilità dell’assessore Russo. Siamo sicuri in quella sede di dare un contributo per la risoluzione del problema di Pasquasia”.
“Il mio assistito è già stato giudicato dal Tribunale di Enna per i fatti di cui all’avviso di conclusione indagini, e da questo assolto con formula piena da tutti i capi di imputazione – spiega l’avvocato Marzia Maniscalco, difensore di La Rosa -. Per l’effetto, come verrà poi formalmente rilevato innanzi all’autorità giudiziaria competente, semmai all’avviso di conclusione delle indagini preliminari dovesse far seguito la richiesta di rinvio a giudizio, vi sarebbe una palese violzione del principio del ne bis in idem”.
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05 Maggio 2014, 06:00