10 Maggio 2016, 18:51
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PALERMO – L’odissea è finita, nonostante lo spauracchio del voto segreto. A tre anni di distanza dall’abolizione delle ex Province, e dopo tre tentativi andati a vuoto, Sala d’Ercole ha recepito la legge Delrio sull’istituzione di Liberi consorzi e Città metropolitane. La norma, alla fine, è passata per il rotto della cuffia. Trentaquattro i voti a favore, ventisette i contrari. Non ha partecipato al voto il Movimento cinque stelle.
Il tanto temuto voto segreto, chiesto da Giovanni Greco (Partito dei siciliani-Mpa), ha trovato l’appoggio necessario in Aula. Tra questi, anche cinque deputati del Partito democratico: Raffaele Nicotra, Paolo Ruggirello, Luca Sammartino, Valeria Sudano e Gianfranco Vullo.
Circostanza destinata a lasciare strascichi all’interno del partito. “Il fatto che alcuni deputati del Pd abbiano sostenuto la richiesta di voto segreto apre un grave problema politico da discutere nel gruppo e nel partito”, afferma a caldo Filippo Panarello, secondo cui “le opinioni sono tutte rispettabili, ma ci sono comportamenti scorretti che non possono passare sotto silenzio”.
Con il recepimento della legge nazionale, anche in Sicilia il sindaco metropolitano sarà di diritto il primo cittadino del comune capoluogo dell’ente. Il voto è arrivato al termine di un lunghissimo dibattito, che si è concentrato soprattutto sul rischio di voto segreto, una richiesta che “chiunque deciderà di sostenere, dirà ai seimila lavoratori che il loro destino sarà difficile e tortuoso” ha detto il vice capogruppo del Pd, Giovanni Panepinto. Ancora più duro il tono utilizzato dal capogruppo del Partito democratico, Alice Anselmo: “Non si nasconda dietro al voto segreto chi vuole portare avanti faide locali e ripicche politiche”, ha detto la Anselmo, per la quale “chiedere il voto segreto è da vigliacchi”.
“Un dibattito surreale” secondo il capogruppo di Forza Italia Marco Falcone, che ha attaccato anche il Movimento cinquestelle, ritenuto responsabile di aver contribuito al naufragio della riforma delle ex Province. “Ma se non siete capaci di affrontare Renzi, è meglio che lasciate perdere”, ha detto nel suo intervento il grillino Francesco Cappello. Per il quale “è la Delrio a mettere in pericolo i dipendenti delle ex Province, non il Movimento cinquestelle”.
Tra i contrari al recepimento della Delrio anche la Lista Musumeci. “Una scelta che piega la dignità di questo parlamento”, è il pensiero di Nello Musumeci, che ha parlato di una “tragicommedia che va avanti da tre anni. Che il sindaco della Città metropoitana coincida o meno con il sindaco del capoluogo, a noi poco importa rispetto al principio della democrazia partecipativa. Se la gente viene tenuta fuori da queste scelte, la politica ne esce sconfitta”, ha detto Musumeci in Aula.
“Quest’aula non è stata in grado di dare un indirizzo preciso e di proporre un sistema alternativo alla Delrio, al limite anche resistendo alla impugnativa che, è bene ricordarlo, è stata preannunciata ma non è mai arrivata” ha invece affermato Antonio Malfarina del Pse. Ha sostenuto il recepimento della Delrio il gruppo di Forza Italia. “Oggi bisogna mettere da parte il proprio punto di vista – ha spiegato il vice capogruppo azzurro Vuincenzo Figuccia -. Il mio partito non è di certo dalla stessa parte del sindaco Orlando, ma non possono essere queste le motivazioni per applicare o meno la Delrio”.
“Alla fine ha prevalso la buona politica, anche nel gioco delle parti”, è l’opinione del presidente dell’Ars Giovanni Ardizzone, tra i primi sostenitori del recepimento della Delrio. L’adeguamento secondo Ardizzone “arriva in ritardo. Avremmo dovuto anticipare il governo. In ogni caso, adesso, tre grandi Città metropolitane insieme alla Regione potranno spingere su Palazzo Chigi per ottenere ciò che ci è dovuto”.
Soddisfatto per il recepimento della Delrio Michele Cimino di Sicilia futura, il quale auspica ” però che al più presto in Conferenza unificata Stato-Regioni si trovino le soluzioni per evitare ulteriori prelievi forzosi che danneggiano essenzialmente
le ex province e i lavoratori di tali enti e delle società partecipate”. “Finalmente è finito il teatrino di alcuni colleghi parlamentari ipocriti e ‘ricattatori’ che da un lato dicevano di sostenere la Delrio, ma dall’altro si sono attivati per bocciare la norma stessa – è il pensiero di Concetta Raia, parlamentare regionale del Pd -. Purtroppo per loro è andata male”.
L’Ars ha recepito anche la normativa nazionale sugli appalti pubblici, anche questa norma impugnata dal Consiglio dei ministri, e alcune norme relative al procedimento amministrativo. Relativamente alle scuole paritarie dell’infanzia, un emendamento presentato dal presidente della commissione Bilancio, Vincenzo Vinciullo, impegna il governo a prevedere, nella manovra correttiva della finanziaria da presentare entro il 17 maggio, il rifinanziamento del capitolo di spesa per l’importo di tre milioni di euro per il 2016. “Manovra correttiva che conterrà alcune modifiche tecniche della legge di Stabilità che ci sono state richieste da Roma – ha spiegato Vinciullo -. Non ci sarà alcuna diminuzione, aumento o spostamento di somme, esclusi i tre milioni per le scuole paritarie”.
“A tre anni di distanza dall’abolizione delle ex Province, e dopo tre tentativi andati a vuoto, Sala d’Ercole ha recepito la legge Delrio sull’istituzione di Liberi consorzi e Città metropolitane. La norma, alla fine, è passata per il rotto della cuffia. Un passo che ci fa affrontare con un pizzico di tranquillità in più le difficoltà che comunque ci aspettano. Un passaggio, sul quale ci siamo dovuti assumere, come sindacato, anche la responsabilità di fare scelte prettamente politiche e far in modo che cadesse ogni alibi per il Governo. Adesso subito la soluzione dei problemi finanziari degli enti”, dichiara Giuseppe Badagliacca, segretario regionale del Csa, sull’approvazione della riforma delle ex Province.
“Bene l’approvazione da parte dell’Ars della ‘norma Delrio’, che prevede la automatica coincidenza del sindaco di capoluogo con la carica di sindaco metropolitano. Un importante passo in avanti che la Sicilia compie verso la razionalizzazione e ottimizzazione delle autonomie locali di secondo livello”, afferma il segretario provinciale del Partito democratico di Palermo, Carmelo Miceli. “Nonostante il troppo tempo perduto – continua –, un altro tassello del percorso di rinnovamento che, coniugato all’azione incisiva del governo Renzi, può garantire alla nostra Isola un futuro di speranza”.
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