27 Aprile 2012, 21:40
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L’assessore sorride. Forse un po’ amaro. È solo, tra gli scranni del governo. La Finanziaria e il bilancio sono passati nella versione “ristretta”. E a portare il peso di un esito faticoso e a ricevere le bordate dell’opposizione, c’è solo Gaetano Armao. “Si dimetta, assessore”, gli dicono a turno i deputati di Pdl e Grande Sud. “O convinca Lombardo a dimettersi”.
Alla fine, però, l’Ars è salva. Ma la Regione, per il momento, mette la polvere sotto il tappeto. Se è vero, infatti, che sono stati approvati, di fatto, bilancio e Finanziaria, quasi tutte le norme impugnate dal commissario restano nel cassetto. Questo l’esito di una seduta aperta dopo lunghe discussioni in Commissione bilancio, culminate inizialmente in una rottura tra maggioranza e opposizione, e sfogate in Aula con un j’accuse collettivo all’assessore all’Economia Gaetano Armao e al governo (in realtà gli altri assessori erano assenti a sala d’Ercole).
Insomma, l’Ars evita lo scioglimento anticipato attraverso un ordine del giorno col quale impegna il governo a promulgare bilancio e Finanziaria senza le parti impugnate dal Commissario dello Stato. Di quei quasi ottanta commi cassati, ne è stato salvato però soltanto uno. Il più “corposo” dal punto di vista economico. Si tratta del comma due del primo articolo della Finanziaria, che è diventato un disegno di legge: “Autorizzazione ricorso operazioni finanziarie”. In pratica, messo in salvo (Commissario permettendo) il mutuo da 558 milioni. Il governo, col nuovo ddl, come ha spiegato lo stesso assessore Armao, ha fatto proprie le indicazioni di una sentenza della Corte Costituzionale di pochi giorni fa. “Per la prima volta – ha spiegato Armao – la Consulta ha chiesto non solo che si indicasse l’ammontare del mutuo e la destinazione per investimenti, ma anche di legare le cifre a singole unità previsionali di base”. Insomma, quei 558 milioni sono stati snocciolati lungo i vari capitoli di bilancio. La maggior parte di quei soldi, infatti, servirà per la “Costruzione, demolizione, ristrutturazione, recupero e manutenzione straordinaria di opere e impianti”. In questa voce verranno compresi i soldi per garantire gli stipendi dei Forestali. Altri 150 milioni invece serviranno per nuove costruzioni di edilizia popolare, o come trasferimenti a comuni e province per nuovi investimenti.
Salvato il mutuo, tutto il resto resta in sospeso. Le norme impugnate dal Commissario (la maggior parte, almeno) saranno oggetto di altri due distinti disegni di legge. Quelli sui quali, oggi, non s’è trovato l’accordo in Commissione. Alla fine, si è deciso di rimandare tutto al 9 maggio. Di fatto, quindi, non s’è trovata una soluzione a gran parte delle questioni sollevate dal Commissario. Salta, insomma, per il momento, l’accantonamento negativo da 192 milioni, che si traduce in un vero e proprio taglio. Sfumano, insomma, i 75 milioni per gli enti locali e i circa 45 milioni per i trasporti pubblici e per le piccole isole. “Quest’estate – ha attaccato Salvino Caputo – non si potrà nemmeno raggiungere le isole minori. I Comuni non potranno pagare gli stipendi. Gli studenti non potranno usare i mezzi per spostarsi da un paese all’altro. Tutto grazie al governo”.
Salta anche la cosiddetta ex Tabella H. Oltre ai 12 milioni accantonati, infatti, resta in piedi l’impugnativa del Commissario sulla spesa per questo capitolo. Anche in questo caso, se ne riparlerà a maggio. Mentre il Pd ha già annunciato una variazione di bilancio con la quale trovare altrove i soldi “per garantire quantomeno – hanno detto Giovanni Panepinto e Baldo Gucciardi – i fondi per Comuni e trasporti”. La pensa allo stesso modo Santi Formica che rilancia: “Non si possono colpire le persone che lavorano, la gente che deve spostarsi. Dovremo trovare i soldi per enti locali e trasporti, e potremmo partire proprio dall’abolizione della Tabella h”.
Che intanto, è già abolita di suo. Insieme alle altre norme impugnate dal Commissario, come quelle riguardanti le concessionie demaniali e il ticket d’ingresso, gli interventi sul Fotovoltaico e quelle sulla Serit, l’abolizione dell’Agenzia per l’impiego e il trasferimento dei lavoratori delle società partecipate, e anche la stabilizzazione dei precari nei comuni. Di tutto questo, non c’è più traccia nello scheletro di Finanziaria rimasto dopo l’intervento di Aronica.
Un fallimento, secondo l’opposizione. Che ha attaccato apertamente Gaetano Armao, rimasto da solo in Aula. Al suo fianco nessun assessore, e come annunciato, nemmeno il presidente Lombardo impegnato a Catania per la sua vicenda giudiziaria. “L’assessore Armao – ha affondato Salvino Caputo – è persona amica, e che stimo. Ma oggi sembra l’ultimo giapponese a fare la guardia al bidone di benzina. Nessun assessore è in Aula. Devo pensare – ha aggiunto ironico – che ormai questo sia un governo monocratico? Nessuno dei suoi colleghi oggi – ha concluso riferendosi ad Armao – ha manifestato solidarietà politica nei suoi confronti. Dimettersi? Dovrebbe capirlo da solo…”.
“Un assessore tecnico che sbaglia negli aspetti tecnici – l’affondo del capogruppo del Pdl Leontini – come fa a non dimettersi? Un tecnico del diritto, ci ha insegnato che c’è sempre un rovescio: le sentenze della Consulta che danno torto alla Sicilia, vengono interpretate come vittorie, e le giuste censure del Commissario vengono considerate semplici ‘opinioni’”.
“Armao dovrebbe dimettersi – ha detto Carmelo Incardona – ma non perché lui abbia fallito. Dovrebbe farlo per lasciare Lombardo da solo: è il governatore il vero responsabile di questo disastro”. Dal capogruppo dell’Mpa Francesco Musotto, invece, è arrivato un sospiro di sollievo, ma anche una “tirata d’orecchi” ai colleghi deputati: “Nonostante l’abile prova di equilibrismo contabile – ha detto – quello di oggi suona come un campanello d’allarme. Che sia chiaro a tutti che occorre cambiare registro, e modificare la percezione delle casse regionali: non un bancomat ad personam, – ha concluso – ma un motore di investimenti per l’autodeterminazione e lo sviluppo”.
Ma per l’autodeterminazione e lo sviluppo, se ne riparlerà più in là. Il 9 maggio, per l’esattezza, giorno in cui è fissata anche l’udienza preliminare nel procedimento al presidente Raffaele Lombardo per l’accusa di concorso esterno in mafia. Intanto, passa quella che appare poco più che la sagoma della Finanziaria. Quello che basta questo per salvare l’Ars. Per sapere qualcosa di più sul futuro prossimo della Sicilia, invece, bisognerà attendere un paio di settimane.
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27 Aprile 2012, 21:40