Passeggeri o pazienti in croce | Chi li difende? Nessuno

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20 Luglio 2016, 06:00

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PALERMO – In attesa. Messi lì, dimenticati. Che si tratti di un aeroporto o del reparto di un ospedale cambia poco. Passeggeri e pazienti possono nel migliore dei casi, pazientare. E provare a intiepidire l’arroventarsi dei nervi, con l’acqua fresca delle rassicurazioni. “Convocheremo, verificheremo, interverremo”.

Le fotografie sono assai diverse. Cambia lo sfondo, le facce, la scenografia. Ma sono finite, nei giorni scorsi, nella cronaca di una Sicilia dove niente cambia. Nulla si muove davvero. Da un lato, ecco le file di passeggeri stravolti dai ritardi e dagli annullamenti repentini dei voli di una compagnia spagnola, la Vueling. Dall’altro, ecco uno sgabuzzino, o poco più, sala d’attesa del reparto di endocrinologia del Policlinico di Palermo. Lì, insieme alla stanchezza e alla pazienza obbligata, c’è anche la malattia, la fatica di spostamenti all’alba, il timore del responso. Ma anche la mortificazione di professionalità relegate in un sottoscala: medici costretti al “corpo a corpo”, al caos che ha origine molto spesso al di sopra di loro.

Abbiamo raccontato quelle scene, in giorni vicini. Nell’illusione, o forse con la presunzione che qualcosa potesse cambiare. Del resto, di lì a poco, a margine del resoconto delle proteste, erano arrivati gli interventi di chi può fare qualcosa. Il presidente di Enac Vito Riggio, ad esempio, aveva tuonato: “Nei prossimi giorni convocheremo i dirigenti di Vueling. Dovranno darci delle risposte”. L’assessore alla Salute Baldo Gucciardi aveva, invece, fin da subito inviato gli ispettori tra i viali dell’azienda universitaria. E poco dopo è saltata fuori anche una relazione che ha messo nero su bianco, con tanto di dettagli e orari, il senso del grido di protesta dei pazienti.

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Cosa è cambiato a più di due settimane dal week end nero dei voli Vueling? A oltre un mese dall’ispezione al Policlinico? Poco o nulla. In aeroporto, a Fiumicino come a Punta Raisi, nuovi ritardi, nuovi disagi, nuove proteste. Fin dal venerdì scorso, quando le partenze della compagnia sono slittate, nel migliore dei casi, di tre ore. Situazione esplosa pochi giorni dopo con l’informatica andata in tilt (un caso che ha riguardato però anche le altre compagnie). E così, dicevamo, nuove proteste. Le solite, inutili proteste. Perché anche il presidente di Enac Vito Riggio allarga le braccia: “Noi abbiamo fatto – spiega a Livesicilia – tutto ciò che è nelle nostre possibilità. Abbiamo chiesto spiegazioni a Vueling, contestando la scelta di aver acquisito più rotte di quanto consenta la sua pur numerosa flotta. Dovranno quindi rinunciare a qualche tratta o dotarsi di un maggior numero di velivoli, a cominciare da quelli di sostituzione in caso di avarìa. La compagnia – prosegue Riggio – ci ha rassicurato che interverrà in questa direzione. Ma noi abbiamo risposto che continueremo a monitorare. Nel frattempo, abbiamo inviato la nostra segnalazione al governo spagnolo che ha già minacciato il ritiro della licenza. Di più al momento non possiamo fare”.

E così, nonostante l’ammonizione di Enac nel giro di due settimane ecco i nuovi ritardi, i nuovi disagi. Perché nulla cambia, nonostante i movimenti apparenti. Ne sanno qualcosa anche i pazienti costretti ad estenuanti attese nel sottoscala del Policlinico di Palermo. Il 10 giugno scorso la protesta spinge l’assessore Gucciardi a inviare i dirigenti Nicosia, Colucci e Geraci per compiere una ispezione dei locali dell’ambulatorio. Locali che, si legge anche nella relazione redatta dal dirigente generale Ignazio Tozzo, si trovano in un “seminterrato”. Gli ispettori chiedono ai pazienti in attesa da ore di descrivere, anche in forma anonima, i disservizi e le anomalie riscontrati quella mattina. In particolare i pazienti hanno puntato il dito contro le dimensioni della sala, i tempi di attesa per le visite e per il ritiro dei farmaci, la mancanza di un ascensore per i disabili e la presenza di un solo bagno sia per uomini che per donne. Alle 12.40, in particolare, un paziente attendeva già da quattro ore, altri da tre. Gli stessi modici, obbligati a fronteggiare quell’onda di lamentele. Anche loro, anche le loro professionalità erano stati seminterrati.

A quel punto, assessore e dirigente generale hanno convocato il manager del Policlinico Renato Li Donni che ha giustificato e contestato alcune delle criticità sollevate dagli ispettori. Ad esempio, ha spiegato che i disabili vengono solitamente visitati al piano terra, mentre le liste d’attesa sarebbero legate al fatto che alcuni pazienti avessero prenotato la visita alla stessa ora, obbligando alla creazione di una nuova lista. Gli ispettori, così, concludono segnalando la necessità di trasferire il reparto (“come peraltro programmato dalla direzione aziendale”, aggiungono), di modificare il sistema di prenotazione, e di rivedere l’aspetto organizzativo. Niente di più. Ma almeno su queste cose, hanno chiesto al manager di “far conoscere le valutazioni e/o le eventuali attivazioni poste in essere al fine del superamento delle rilevate criticità”. Ma da allora, il silenzio. Dopo quaranta giorni, dal direttore generale Li Donni non è giunta nessuna rassicurazione. E i pazienti? Come i passeggeri. Pazientino. Perché al di là dei “verificheremo, interverremo, modificheremo”, non cambia nulla.

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20 Luglio 2016, 06:00

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