10 Aprile 2011, 13:40
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I titolari dei ministeri della Difesa e dei Trasporti dovranno versare 20 mila euro come risarcimento danni a Danilo Giuffrida, 28 anni, nei cui confronti fu avviato l’iter di sospensione della patente di guida dopo che alla visita di leva aveva rivelato di essere omosessuale per disturbo dell’identità sessuale.
Lo ha deciso la Corte d’appello civile di Catania, che ha confermato la sentenza di primo grado emessa nel luglio del 2008, ma ha drasticamente ridotto, di 80 mila euro, il risarcimento che inizialmente era stato fissato in 100 mila euro. Contro questo ridimensionamento ha presentato ricorso in Cassazione il legale di Danilo Giuffrida, l’avvocato Giuseppe Lipera, chiedendo l’annullamento della sentenza di secondo grado, con rinvio ad altra Corte d’appello per ”omessa motivazione, illogicità e erroneità nella quantificazione del danno morale”.
La vicenda prese avvio dalla visita di leva. Ai medici di Augusta (Siracusa) Giuffrida dichiarò la sua omosessualità. L’ ospedale militare informò la Motorizzazione civile che il giovane non era in possesso dei ”requisiti psicofisici richiesti” e gli sospese la patente di guida in attesa di una revisione all’idoneità. Giuffrida, tramite l’avvocato Giuseppe Lipera, presentò ricorso al Tar di Catania che sospese il provvedimento osservando che l’omosessualità ”non può considerarsi una malattia psichica”. Contemporaneamente presentò una domanda di risarcimento danni da 500 mila euro ai ministeri della Difesa e dei Trasporti ottenendo in primo grado, il pagamento di 100 mila euro, poi ridotto in appello a 20 mila.
Giuffrida ribadisce all’ANSA di essere ancora ”incredulo e stordito”. Ripercorrendo la sua vicenda, senza entrare nel merito del risarcimento danni, il giovane dice di ”essersi sentito diverso soltanto in quel periodo”. ”Sono stati loro a farmi sentire così – sottolinea – mentre io non mi sono mai sentito differente dall’altra gente. E la sentenza dimostra che avevo ragione io: sono loro i diversi”. Adesso il contendere non è più sul contenuto della sentenza ma sull’entità del risarcimento danni, come osserva il legale del giovane: ”È davvero strano – rileva l’avvocato Lipera – che lo Stato invece di chiedere scusa pubblicamente al mio assistito, a nome di tutti gli italiani, abbia deciso di ricorrere contro una sentenza che riconosce il danno esistenziale di una persona che è discriminata perchè gay”. E anche il presidente nazionale di Arcigay, Paolo Patanè, sottolinea ”l’aspetto positivò’ della sentenza, anche se aggiunge che si sarebbe potuto avere ”piu’ coraggiò’, confermando l’entità del risarcimento iniziale. Sostanzialmente positivo anche il commento del presidente di Equality Italia, Aurelio Mancuso: ”la battaglia di Giuffrida aiuta a far comprendere che anche in Italia è possibile ottenere giustizia”.
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10 Aprile 2011, 13:40