Paura da Palermo a Belmonte| "Il pentito farà un terremoto" - Live Sicilia

Paura da Palermo a Belmonte| “Il pentito farà un terremoto”

Il boss Gregorio Di Giovanni pedinato dai carabinieri

Salvatore Tumminia riceveva pizzini dal capoluogo. Contatti con il boss di Porta Nuova

PALERMO – “Ho un coso per te… un pizzinu… vengo da Tommaso Natale”. Qualcuno aveva ritirato un biglietto a Palermo per consegnarlo a Salvatore Francesco Tumminia, arrestato con l’accusa di essere il nuovo capomafia di Belmonte Mezzagno. Il pizzino era stato consegnato da “Franco” al “postino” che era piuttosto preoccupato: “Non te ne so parlare… sono agitato”.

Tumminia, secondo i carabinieri, aveva contatti stabili con i mafiosi palermitani. In particolare con quelli del mandamento di Porta Nuova. Un mandamento che, così diceva Tumminia quattro mesi fa, presto sarebbe stato messo alle corde dal pentimento di Francesco Paolo Lo Iacono: “… tutto Porta Nuova si scende ora… tutta Ballarò… questo a Ballarò farà un terremoto… Ballarò, Porta Nuova, Zisa vedi quello che succede lì… Massimuccio Mulè lo arrestano di nuovo”.

Il riferimento esplicito era per Massimo Mulè che nei mesi scorsi è stato scarcerato. Secondo i pubblici ministeri di Palermo, Mulè guiderebbe la famiglia mafiosa del rione Ballarò. I pentiti hanno detto che il posto di comando, una volta finiti di scontare i sei anni di carcere per una precedente condanna, gli spettava di diritto. Il Riesame, adeguandosi a quanto stabilito dalla Cassazione, disse invece che non c’erano fatti nuovi rispetto a quelli per i quali Mulè è già stato condannato. Senza attualità non si poteva emettere una nuova ordinanza di custodia cautelare in carcere.

Tra le prime cose riferite da Lo Iacono c’è una riunione in un appartamento nel rione Capo alla presenza del capomafia Gregorio Di Giovanni. Il neo pentito non fu ammesso nella stanza della riunione, ma “vado per chiudere la porta.. ho sentito che si parlava dell’avvocato Fragalà…”.

Gregorio Di Giovanni non è finito sotto processo per il delitto dell’avvocato penalista Enzo Fragalà perché a chiamarlo in causa è stato un solo collaboratore di giustizia. Nella conversazione intercettata Tummnina ammetteva di avere avuto rapporti con Di Giovanni: “… Io l’ho visto qualche giorno prima che lo arrestassero”. Di Giovanni, infatti, è finito in carcere nel dicembre 2018. Era uno dei più autorevoli padrini della nuova cupola di Cosa Nostra.


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