24 Settembre 2012, 11:55
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CATANIA- Il partito democratico catanese, fedele al modello siciliano, ha ritagliato le posizioni delle due correnti che lo animano sulla base della lontananza o vicinanza a Raffaele Lombardo. Alle falde dell’Etna questa divergenza di vedute ha dato vita a due razze di democratici: i “lombardiani”, cioè i democratici che hanno mantenuto buoni rapporti con Lombardo e i “firrarelliani”, ovvero i democratici che hanno sempre contrastato Raffaele Lombardo. Attenzione: queste etichette non sono state inventate dai giornalisti, ma dai componenti del Pd etneo: tra di loro si chiamano e si insultano utilizzando questi appellativi. Chi è lontano dalle due etichette appena menzionate rischia di restare fuori dalla gestione del presente, ma soprattutto dall’edificazione del futuro.
Un esempio per tutti: Rosario D’Agata (nella foto), capogruppo al consiglio comunale del partito democratico, è l’unico che, non essendo lombardiano, né firrarelliano, non è candidato alle regionali. Dal dopo-Bianco e quindi da oltre un decennio, Rosario D’Agata ha assicurato l’opposizione a tutte le giunte di centro-destra, non ha scheletri nell’armadio ed è molto legato alla società civile. I combattenti di Cittainsieme, la principale associazione portatrice di istanze sociali a Catania, pendono dalle sue labbra. Insomma: D’Agata è il democratico tipico, quello che Bersani deve aver sognato prima di iniziare a guidare il partito. Solo che non essendo lombardiano, né firrarelliano ha fatto un passo indietro: “Non ci sono – dice D’Agata a Livesicilia – le condizioni politiche per la mia candidatura”. Che tradotto vuol dire: “Avrei portato soltanto voti ai prescelti lombardiani o firrarelliani dalla direzione del partito”.
Altro particolare dei democratici etnei: firrarelliani e lombardiani sono molecole che si eccitano non appena si avvicinano ai rispettivi leader spirituali Raffaele Lombardo e Pino Firrarello. L’ultimo scontro è avvenuto addirittura nella terra del pistacchio, Bronte, la città amministrata da Firrarello, dove i “lombardiani” Concetta Raia e Giuseppe Berretta hanno osato aprire una sezione non del Pd, ma degli Ecologisti Democratici, costola nazionale del Pd. Immediate le proteste nei confronti di Raia e Berretta, solo che a scendere in campo non sono stati fascisti o estremisti di destra: sono stati gli iscritti “firrarelliani” al pd brontese, che hanno attaccato i colleghi “lombardiani” dello stesso partito.
La guerra per le regionali
Il Partito democratico catanese, in pratica, anziché portare avanti i propri fedeli militanti, ha aperto le porte, appena è iniziata la melodia delle regionali, ai pifferai cresciuti nell’alveo delle due categorie di homo democraticocataniensis. In ballo ci sono due o al messimo tre seggi all’Ars. A contenderseli sono la “lombardiana” Concetta Raia, deputato regionale uscente del pd sempre in prima fila durante le manifestazioni democratiche alla presenza di Raffaele Lombardo, il “bianchiano” e quindi, per la terminologia democatanese, “firrarelliano” Daniele Capuana, che è stato appena escluso dalla direzione lombardiana del pd catanese e che nel 2006 si è candidato con il Mpa, poi è diventato assessore della provincia di Catania guidata da Giuseppe Castiglione, il marito della figlia di Firrarello, e nel 2010 si è dimesso fondando il movimento Scelta Giovane, approdato di recente nel pd catanese in quota Enzo Bianco. Ma non basta: a correre per uno dei tre possibili seggi del piddicatania c’è addirittura il sindaco autonomista da 10 anni di Pedara: Antony Barbagallo, da sempre è stato l’uomo di fiducia di Raffaele Lombardo, eletto per due mandati con il Mpa.
Rischia di essere penalizzato, per questi giochi di partito, il consigliere provinciale decennale del Pd Giuseppe Galletta: non ha mai cambiato posizione, è stato minacciato dalla mafia durante un comizio a Catania e vanta un cospicuo consenso personale. Tanto che sabato scorso, per l’ufficializzazione dell’inizio della campagna elettorale, ha riempito la sala da mille posti del “Le Ciminiere”. Oggi è stata convocata la direzione regionale del partito democratico per decidere chi potrà candidarsi. Chissà che Pino Firrarello e Raffaele Lombardo non trovino un accordo.
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24 Settembre 2012, 11:55