16 Novembre 2018, 06:02
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PALERMO – Oggi scatta la campanella dell’ultimo giro nelle frenetiche consultazioni pre-congressuali del Pd siciliano. Per oggi, infatti, l’ala non renziana del partito attende una risposta dal gruppo che fa riferimento a Davide Faraone in merito alla proposta di una soluzione unitaria: un candidato condiviso che risparmi al partito dilaniato la conta al gazebo.
Ieri l’ennesima riunione palermitana dei big dell’area Zingaretti ha ribadito ancora una volta questa posizione. Lo schema sarebbe quello di un candidato anche proposto dai renziani su cui trovare la più ampia convergenza possibile. È questa la soluzione proposta sin dal primo momento dal capogruppo Giuseppe Lupo, leader della corrente franceschiniana Areadem, che ha spinto nei primi conciliaboli il nome di Baldo Gucciardi, deputato regionale renziano e uomo del dialogo. Dalla parte renziana, invece, dopo tanti rumours sulla possibile candidatura di Luca Sammartino, è stato lo stesso deputato regionale catanese a lanciare la corsa del colonnello renziano Davide Faraone. Che però resta silente e continua a interloquire con gli “altri”. Alla riunione degli zingarettiani di ieri, oltre agli ex Ds (come Speziale e Arancio) e ai franceschiniani, si è visto anche Antonio Ferrante, che sostiene a livello nazionale la mozione Richetti. Non si sono visti invece in questi giorni gli esponenti del gruppo vicino all’uscente Fausto Raciti e i Partigiani Dem, che sembrano più defilati.
I nomi
I non renziani continuano a manifestare ottimismo e confidano nella possibilità di una soluzione unitaria. In quel caso, il nome più sussurrato è quello del renziano Gandolfo Librizzi, 54 anni presidente del conservatorio di Palermo già nei gabinetti di diversi assessori regionali, vicino a Faraone. Oppure quello di Giuseppe Bruno, già segretario del Partito popolare a Palermo, già assessore nel capoluogo e poi assessore regionale.
Questo sempre che Faraone decida di non correre. L’ex sottosegretario prende tempo e tiene aperta l’interlocuzione. Ma da qui a domenica si devono presentare le candidature e quindi oggi il nodo dovrà essere sciolto. Bisognerà anche capire il peso di Roma e cioè se sarà lo stesso Matteo Renzi a chiedere al suo braccio destro palermitano di serrare le fila della corrente in vista della sfida nazionale. Se Faraone dovesse candidarsi, a quel punto c’è da aspettarsi che gli zingarettiani rispondano con una loro candidatura. Tra i papabili due nomi di peso di Areadem come la palermitana ex deputata Teresa Piccione e il deputato regionale Anthony Barbagallo.
Terzo incomodo
E gli altri? Cosa faranno gli orfiniani, che hanno come riferimento il segretario uscente Fausto Raciti? Il suo rapporto con Faraone è stato sempre buono. Meno, almeno nelle dichiarazioni ufficiali, quello dei Partigiani. Se candidatura unitaria sarà, questo gruppo ovviamente la sosterrà. Ma se si andrà alla conta, bisognerà capire come si schiererà. A livello nazionale sembra che Orfini possa confluire con Cuperlo e Delrio su una possibile candidatura – al momento non maturata – di Maurizio Martina. E chissà che questo gruppo in Sicilia, nel caso di sfida al gazebo, non si presenti come terzo incomodo. Ma al momento sono solo congetture e indiscrezioni. Se il congresso sarà “unitario e aperto alla società civile”, queste le parole di Lupo alla direzione regionale, i dem sotterreranno per un po’ l’ascia di guerra provando a rimboccarsi le maniche per ricostruire il Pd malconcio dopo tante batoste. Altrimenti sarà sfida vera per prendersi il partito. Lo si scoprirà nelle prossime 24 ore.
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16 Novembre 2018, 06:02