27 Marzo 2015, 12:47
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PALERMO– “Il vincitore delle primarie di Agrigento non è in sintonia con la gente del Pd. Bisogna superare l’esito di quella consultazione”. Silvio Alessi non è più il candidato dei democratici ad Agrigento. Il segretario regionale Fausto Raciti lo ha fatto chiaramente intendere, pur non “ufficializzando” ancora la decisione. Un’ultima concessione al bon ton politico. Domani, infatti, il laeder siciliano del Partito democratico incontrerà i dirigenti agrigentini. Solo dopo quel faccia a faccia, verosimilmente, la decisione verrà “ratificata”.
Ma è già stata presa. E Raciti tiene molto a precisare che questa scelta “non è il frutto di alcuna sollecitazione”. Non avrebbe influito, insomma, la dichiarazione del vicesegretario nazionale del partito Debora Serracchiani che aveva chiesto di “azzerare” l’esito delle primarie agrigentine. A dire il vero, la vice di Matteo Renzi aveva anche accennato all’altro “caso” amministrativo interno al Pd. Quello delle elezioni a sindaco di Enna alle quali potrebbe partecipare l’”impresentabile” (per alcuni democratici) Mirello Crisafulli. “Credo – ha replicato Raciti – che Crisafulli sia sufficientemente maturo ed esperto per prendere una decisione in maniera autonoma. È possibile essere incandidabile a sindaco e allo stesso tempo essere il segretario provinciale del partito? Secondo me no”. Non manca, poi, una “stoccata” al governo regionale e al presidente Crocetta: “È giunto il momento di capire – ha detto Raciti – come procedono le interlocuzioni con Roma e che esito possono avere. Sul tema dell’antimafia, invece, vorrei ricordare che nessuno possiede il “marchio” della lotta alla mafia. E che questa non debba diventare uno strumento di potere, di scomunica o di battaglia interna”.
Il “caso Agrigento”
Silvio Alessi, insomma, non è più il candidato del Pd. Decisione che verrà formalizzata domani al termine dell’incontro con i dirigenti agrigentini del partito. E Raciti spiega così le motivazioni alla base di quella che appare come una “marcia indietro”: “Il problema non è ovviamente il candidato, persona perbene, che rispetto – spiega Raciti – e nemmeno la coalizione alla quale, anzi, chiediamo di lavorare a una soluzione alternativa. Abbiamo però avvertito in maniera chiara un distacco tra la nostra gente e quel candidato. Alessi – prosegue il segretario del Pd – con le sue dichiarazioni purtroppo non ha chiarito le incertezze della nostra gente. Rappresentare il Pd, che oggi ritengo l’unico vero partito esistente in Italia, non è un fatto secondario o marginale. La confusione rischia di essere dannosa per tutti”. Anche perché il Pd un candidato alle primarie lo aveva: “Bellini ha preso 800 voti. Sono pochi? Questo non lo so, ma serve certamente una riflessione all’interno del partito. I dirigenti agrigentini, del resto, – aggiunge Raciti – sono politici di gran livello: tra questi c’è il presidente del partito in Sicilia, Marco Zambuto oltre a parlamentari regionali e nazionali. Li incontrerò domani per capire quale sia la strada da prendere”. E sarà quasi certamente quella che porta a un nuovo candidato del Pd. A meno che i democratici non vogliano accogliere l’invito lanciato proprio in queste ore dal candidato dell’Udc, Lillo Firetto: “Vogliamo lanciare un forte
appello – ha detto – agli uomini e alle donne del Pd: cambiamo insieme Agrigento! Definiamo alcuni punti precisi e lavoriamo uniti per il bene della città”.
Il “caso Crisafulli”
Il segretario regionale, poi, non elude l’altra questione interna al Pd riguardante le prossime amministrative: le elezioni del nuovo sindaco di Enna. Tra i probabili candidati, Mirello Crisafulli. Che ha però, anche nelle ultime ore, ricevuto lo “stop” dal partito, per bocca del vicesegretario Serracchiani che ha invitato il politico considerato “incandibabile” alle ultime politiche, a un passo indietro. “E’ un invito a riflettere – commenta Raciti – che immagino andrà tenuto in debita considerazione. Ma è pur sempre un invito, visto che non c’è alcuna norma statutaria che impedisca a Crisafulli di candidarsi. La vicenda di Enna – prosegue il segretario del Pd – è sotto certi aspetti speculare a quella di Agrigento. Mentre all’ombra dei Templi il partito ha mostrato tutte le proprie fragilità, a Enna riesce da sempre a raccogliere consensi ben superiori alla media del partito nel resto d’Italia”. Ma ad Enna il paradosso sta anche nel fatto che Crisafulli si ritrova “incandidabile” come sindaco del capoluogo di quella provincia nella quale ricopre il ruolo di segretario del partito. “In effetti – dice Raciti – è un paradosso. O si è buono per entrambe le cose o per nessuna. Certo, si può fare una valutazione se un esponente politico è adatto a un ruolo piuttosto che un altro. Ma le valutazioni compiute finora sono di segno diverso. Crisafulli è stato prosciolto dalla vicenda giudiziaria che lo aveva coinvolto. È un capro espiatorio? Spero proprio di no”.
Il governo e la Finanziaria
“E’ inutile girarci attorno: questo bilancio dipende dalle possibilità che il governo nazionale indirizzi risorse verso la Sicilia. Adesso però è giunto il momento di capire a che punto sono le ‘trattative’ tra i due esecutivi”. C’è anche un filo di preoccupazione nelle parole di Raciti. Il bilancio regionale, per quadrare, avrà bisogno dei soldi di Roma. “Non sappiamo ancora però – dice il segretario del Pd – se una soluzione, una via d’uscita esista. Ed eventualmente quale sia. Non sappiamo ancora esattamente – aggiunge Raciti – quali risparmi potrà portare questa Finanziaria, mentre non è chiaro quale sia il ‘centro decisionale’: l’Ars, Baccei o Crocetta?”. Un “triangolo” che riflette bene le tensioni di queste settimane. Con accuse, sospetti e polemiche incrociate tra esponenti di governo e istituzioni. “Baccei – precisa Raciti – non è un assessore del Pd. La sua designazione ansce da una decisione presa insieme dal sottosegretario alla presidenza del Consiglio Graziano Delrio e il presidente Rosario Crocetta”. E a proposito del governatore, dopo le dichiarazioni rilasciate pochi giorni fa, secondo cui l’impegno antiamfia di Crocetta renderebbe la presenza del governatore “scomoda” all’interno del Pd, Raciti controbatte: “Nessuno può pensare di detenere – ha detto – il ‘marchio’ dell’antimafia. E nessuno si può arrogare il diritto di dire cosa sia la lotta alla mafia e cosa non lo sia. Anzi, abbiamo visto ultimamente che l’antimafia, in qualche caso, si è persino sostituita allo Stato. E invece c’è solo bisogno che ciascuno svolga il proprio ruolo, riaffermando i principi dello stato di diritto. Senza fare dell’antimafia – la stoccata finale di Raciti – elemento di potere, di scomunica e di battaglia interna”.
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27 Marzo 2015, 12:47