26 Gennaio 2011, 10:02
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Ma qualcuno ha capito a cosa è servita la riunione dei circoli del PD che si è svolta domenica a Catania? Era stato annunciato come un evento di importanza fondamentale nella vita del partito. Un momento di chiarimento sulla linea da seguire rispetto al governo Lombardo dopo i referendum di Enna, Caltagirone e Gela. Non c’è stato alcun chiarimento, le divisioni all’interno del partito si sono acuite. Il tutto si è risolto, ancor prima di iniziare l’incontro, con una dichiarazione della segreteria regionale. Le decisioni nel partito le prendono gli organismi preposti a ciò. Dunque, se ne riparlerà nell’assemblea regionale del partito convocata a febbraio. Ma per dire questo c’era bisogno di convocare seicento persone in un albergo? Non bastavano un sms o una mail? Nel partito si è ormai insinuato il sospetto reciproco che divide le due fazioni pro e contro il sostegno al governo regionale. Da una parte, i più fedeli credenti a questa operazione di entrare in maggioranza alla regione, delegittimano i referendum che hanno bocciato con numeri indiscutibili la linea intrapresa dal partito e dalla maggioranza del gruppo parlamentare, due pezzi che a questo punto è molto difficile distinguere. Dall’altra parte, coloro che si oppongono tenacemente alla svolta, che ha disatteso il risultato delle primarie del 2009, gridano allo scandalo e parlano di un’assemblea, quella di domenica appunto, pilotata e senza alcun reale confronto.
Nel frattempo, accadono alcune cose. La prima, in realtà, è una specie di mantra ripetuto sino alla noia dai dirigenti del PD nell’ultimo anno. Il governo regionale è carente nella sua azione amministrativa, appannato nell’azione riformista, occorre un cambio di passo, una scossa. Siccome queste esortazioni sono ribadite in continuazione, non riusciamo più a capire a chi il PD le rivolga, visto che numericamente è l’azionista di maggioranza della coalizione che all’ARS sostiene Lombardo. Chi deve imprimere questo cambio di passo, se non il partito che consente al governatore di continuare a sopravvivere politicamente? Anche nei confronti degli stessi assessori tecnici non c’è una parola chiara, un punto fermo. Sono gente capace, dice Giuseppe Lupo, ma ancora devono dimostrare di saper lavorare. Ma come si fa a dire che un assessore è capace se ancora deve dimostrare di saper svolgere bene il proprio compito? Mistero. L’altra cosa che è accaduta si riferisce alle alleanze per le amministrative che si svolgeranno in primavera. Il terzo polo, ossia il partner con il quale il PD va a braccetto alla regione, ha detto chiaramente che presenterà ovunque propri candidati al primo turno e poi vedrà per i ballottaggi.
Per la verità, il coordinatore regionale dei finiani ha detto di più, cioè che il terzo polo è equidistante dal PD e dal PDL. Rispondendo con un gelido silenzio al segretario regionale del PD, che ha perlomeno chiesto un’accoppiata sicura nei ballottaggi. Non si tratta di un aspetto secondario. L’accordo strutturato per le amministrative sta proprio alla base del sostegno al quarto governo Lombardo. Almeno questo pensavano in casa PD. Tanto che, per bocca del presidente del gruppo parlamentare all’ARS, hanno minacciato di porre fine all’esperienza lombardiana. Solo parole, per il momento. Ma può un partito che si ritiene il faro della politica siciliana, farsi strapazzare in tal modo limitandosi a minacciare ritorsioni senza prendere alcuna iniziativa concreta? Può permettere al leader dell’MPA di ridicolizzare i referendum democratici? La terza, e per il momento ultima questione, riguarda il rapporto con IDV, Sinistra e Libertà e Federazione della Sinistra. Gli esponenti regionali di questi partiti hanno risposto picche alla proposta, proveniente dal segretario regionale del PD, di formare in Sicilia una larga coalizione aniberlusconiana. Riepilogando. Il PD è un partito frantumato al proprio interno, non è per niente contento dell’azione amministrativa regionale che pur contribuisce a tenere in vita, non sa bene se gli assessori a lui più vicini riusciranno a fare bene il proprio lavoro, viene strapazzato dal terzo polo in vista delle amministrative, permette al segretario di un altro partito di entrare dentro i propri meccanismi decisionali ed è ai ferri corti con quei partiti (IDV, SEL e Federazione della Sinistra), che dovrebbero essere i suoi naturali compagni di viaggio e che vengono, anch’essi, presi di mira dal governatore, che li accusa di essere la ruota di scorta del berlusconismo. Un bel modo, quest’ultimo, di agevolare il dialogo tra il PD e chi sta alla sua sinistra. Può fare più buio di mezzanotte per i democratici?
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26 Gennaio 2011, 10:02