29 Marzo 2017, 13:42
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PALERMO – Renzi vola tra gli iscritti in Sicilia. Ma la sua mozione non ha ancora un coordinatore. Troppi galli nel pollaio dell’area che sostiene l’ex premier al congresso del Pd hanno rallentato la nomina. Alla fine il nome dovrebbe essere quello del segretario regionale Fausto Raciti, giovane turco vicino a Matteo Orfini, ma l’ufficialità ancora tarda e non è certo un caso. Chi invece s’è già attrezzato nell’Isola è Andrea Orlando, la cui mozione congressuale in Sicilia è coordinata dal parlamentare Giuseppe Beretta con un presidente d’eccezione come Giovanni Fiandaca. La macchina orlandiana è già schierata sul territorio anche se nei primi risultati che arrivano dai circoli, dove votano gli iscritti, il ministro della Giustizia è staccatissimo da Renzi. Il Guardasigilli però oggi porta la Sicilia, e in particolare il caso Palermo con il Pd nascosto nella “coalizione matrioska” senza simboli, nel dibattito nazionale, parlando di “partito prostrato”.
I primi risultati
Il nuovo segretario del Pd si sceglierà ai gazebo il 30 aprile, saranno primarie aperte a tutti. Prima, però, si pronunciano gli iscritti nei circoli. Anche se l’esito finale di questa consultazione sarà poi superato dal voto ai gazebo. Il test nei circoli, però, ha ovviamente un valore politico per “pesare” le correnti dentro al partito. I primi dati parziali arrivati nei giorni scorsi dai circoli trapanese e palermitani vedono Renzi nettamente avanti con l’80 per cento nel Trapanese e il 77 nel Palermitano. Quasi non pervenuto in provincia Emiliano, Orlando al 19. A Palermo Emiliano è attorno all’8 per cento, Orlando al 14. Ma si tratta appunto di dati parziali. La maggior parte dei circoli voterà nel fine settimana. Intanto, la commissione regionale per il congresso nell’Isola non si è ancora insediata.
Renziani vecchi e nuovi
Intanto, anche se già nei circoli si vota, la mozione Renzi in Sicilia non ha ancora un coordinatore. Il che è certo un’anomalia. Raccontano che sul punto la discussione sia stata lunga e accesa. Da quando a sostegno del segretario sono arrivati anche Antonello Cracolici e i suoi, l’area renziana in Sicilia s’è fatta particolarmente affollata. Con almeno tre big di peso, come il sottosegretario Davide Faraone, renziano della primissima ora, Giuseppe Lupo, leader di Areadem che è alleata dell’ex premier, e appunto Cracolici, ultimo arrivato da quelle parti. In quale dei tre mazzi pescare la carta del coordinatore? In pole position c’è il segretario regionale Fausto Raciti, così come chiesto dallo stesso Orfini. Ma l’investitura ufficiale ancora non è arrivata, anche se forse oggi potrebbe essere il giorno buono. Raccontano che della questione si discuta ormai da un pezzo, lo stallo c’è stato ma a breve potrebbe essere superato. Alla fine Raciti dovebbe essere il coordinatore, con un coordinamento composto dalle varie anime dell’area.
Tutti gli uomini del Guardasigilli
Non ci sono questi problemi dalle parti della mozione Orlando. Nei giorni scorsi è stato costituito il Comitato “Orlando segretario” per la Sicilia, di cui fanno parte esponenti del Partito democratico di tutta l’Isola: il presidente è il giurista Giovanni Fiandaca, già candidato non eletto alle Europee per il Pd. Coordinatore è Giuseppe Berretta, deputato nazionale, componente della commissione Giustizia alla Camera . Il vice-coordinatore è l’ex renziano Antonio Ferrante. Nel comitato, tra gli altri, anche Eddy Sanfilippo, coordinatore regionale Rete Dem Sicilia, l’assessore regionale all’Istruzione Bruno Marziano, i parlamentari regionali Concetta Raia e Filippo Panarello, i deputati nazionali Giuseppe Lauricella, Gea Schirò Planeta (ex Scelta Civica) e Luisa Albanella. Sono stati nominati anche i coordinatori provinciali e sul territorio si stanno attivando anche i giovani dem.
“Un partito prostrato”, ed è polemica
Il Guardasigilli oggi, nel giorno in cui è stata fissata per l’11 giugno la data delle amministrative, ha parlato del caso Palermo, dove il Pd rinuncia al proprio simbolo, presentandosi diluito in una lista civica con alfaniani e casiniani. Il caso di Palermo “è il segno che un partito prostrato non sa svolgere il ruolo di partito politico sul territorio. Se vincerò il congresso, garantisco che almeno nei capoluoghi di provincia ci sarà in tutta Italia il simbolo Pd. Palermo è il segno di una crisi politica forte e chi non la vede non fa i conti con la realtà”, dice Andrea Orlando.
“Mi spiace che Andrea Orlando parli senza conoscere la realtà. Era già accaduto con l’incredibile vicenda del richiamo a Pio La Torre contenuto nella sua mozione congressuale e ricapita anche oggi con la questione legata al simbolo del Pd”, ribatte il segretario provinciale del Partito democratico di Palermo Carmelo Miceli.
“Se Andrea Orlando – continua l’esponente dem – avesse interloquito con i componenti della direzione provinciale di Palermo che lo sostengono e lo rappresentano nella campagna congressuale avrebbe scoperto che la scelta di rinunciare al simbolo è stata deliberata all’unanimità dalla direzione, preceduta da dibattiti e assemblee spontanee che hanno coinvolto migliaia di iscritti. E tutti hanno condiviso la necessità di trovare il modo per ricomporre un fronte largo di centrosinistra, alternativo al populismo grillino e al centrodestra”.
Il segretario invita Orlando a confrontarsi col partito palermitano: “Pretendo che Andrea Orlando si astenga dal farsi marchette congressuali attraverso critiche alla Federazione di Palermo. Critiche palesemente infondate e populiste come quelle del peggior Di Battista”.
Giuseppe Beretta, coordinatore della mozione Orlando in Sicilia, risponde a Miceli: “La reazione del segretario del Partito Democratico di Palermo alle parole di Andrea Orlando è inconsulta e totalmente incongruente rispetto a quanto lo stesso Miceli sbandierava fino a poche settimane fa. Si tratta infatti dello stesso Miceli del #sonodelPDemenevanto? E non era sempre Miceli a sostenere che ‘chiudere un accordo di centrosinistra nella quinta città d’Italia, capoluogo di Sicilia, senza simbolo è troppo’? Evidentemente oggi Miceli ha perso la memoria o più probabilmente sentirsi dire la verità gli ha fatto un brutto effetto. Noi invece rimaniamo coerenti nel sostenere Leoluca Orlando come sindaco di Palermo e Andrea Orlando come segretario nazionale del Partito Democratico”.
Si fa sentire anche il renziano Davide Faraone: “Quello che abbiamo lanciato da Palermo è un esempio di progetto civico che unisce il centrosinistra allargato, cancella le divisioni del passato e mette insieme tutti intorno all’idea di città che vogliamo sotto una guida forte e autorevole. Una scelta che rivendichiamo come modello politico moderno e innovativo, inclusivo e non divisivo”.
“Ringrazio l’altro Orlando, e mi riferisco ad Andrea, per aver riconosciuto che da Palermo, dalla Sicilia partono tutti i laboratori politici – continua Faraone – Il nostro, in effetti, è proprio il laboratorio politico dell’unione, fortemente contrapposto a quello della divisione che altri predicano. Dicono di volere il centrosinistra unito, noi lo realizziamo e ci criticano? Non capisco quale sia il problema. Abbiamo unito innanzitutto le forze di centrosinistra, tutte, ma abbiamo fatto molto di più, abbiamo dato vita a una sorta di ‘tridente’: uno schema che si basa sul rapporto virtuoso tra civismo, sinistra, riformisti e moderati. Un modello per vincere non il congresso, che riguarda una parte seppur importante di questo schieramento ma sempre una parte, ma per far vincere Palermo e i palermitani. Un’alleanza a cui il Pd tutto ha detto di sì e che vogliamo esportare alle elezioni regionali di ottobre”.
Emiliano al palo (per ora)
Il presidente della Regione Puglia nei circoli siciliani sta raccogliendo poco. Ma la partita di Emiliano si giocherà ai gazebo. Per lui lavora Beppe Lumia, che ha al suo fianco il presidente dell’Ente parco dei Nebrodi Giuseppe Antoci. E che può contare sulla macchina del nuovo movimento battezzato con Rosario Crocetta. A coordinare la campagna di Emiliano in Sicilia è il deputato regionale Pino Apprendi. Il presidente della Regione Puglia sarà nell’Isola questo fine settimana.
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