Pd, Roma e Palermo più lontane |Braccio di ferro sul voto anticipato

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17 Luglio 2015, 21:26

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PALERMO – Nel Partito democratico Roma e Palermo sono più lontane dopo il caso dell’intercettazione fantasma. La divaricazione è apparsa evidente nelle parole del segretario regionale Fausto Raciti. “Renzi? Non l’ho sentito e ammetto di essere un po’ perplesso”, ha detto ai giornalisti Raciti, mentre spiegava che la doppia smentita della procura mette “un punto sulla questione”. Insomma, se Roma nel giorno della pubblicazione della notizia da parte de L’Espresso ha dato l’impressione di volere accelerare verso le elezioni anticipate, la Sicilia frena. La partita è tutt’altro che chiusa.

La sequenza delle reazioni di ieri lasciava spazio a pochi equivoci. Prontissimo il luogotenente renziano Davide Faraone a twittare un de profundis per la legislatura. E pronto anche il premier Matteo Renzi a farsi sentire, prima ancora del timbro della procura – mai arrivato – sull’indiscrezione de L’Espresso. I segnali da Roma sono stati univoci. Duro il reggente del Pd Lorenzo Guerini, durissimo l’editoriale apparso oggi su L’Unità, che parlava di fallimento politico di Crocetta. E lo stesso Faraone non ha proferito verbo anche dopo la doppia smentita della procura, che invece ha determinato la retromarcia di altri esponenti del Pd.

Ma se Roma spinge per la fine della legislatura, Palermo sembra resistere. Oggi Raciti ha concesso tempo a Crocetta e alla legislatura, alla luce delle dichiarazioni del procuratore capo di Palermo Francesco Lo Voi. Una posizione contestata da Fabrizio Ferrandelli che invoca la convocazione dell’assemblea affinché nel partito ci si possa contare.

L’attendismo incarnerebbe il sentire della deputazione regionale di maggioranza. Ben pochi infatti avrebbero intenzione di tentare l’avventura del voto, dal quale in questo clima il Pd non può aspettarsi nulla di buono. Stasera il quotidiano on line affaritaliani dà notizia di u n misterioso sondaggio che vedrebbe i 5 Stelle volare in Sicilia verso il 35 per cento, con un Pd in caduta libera.

“Ci sono spinte e controspinte”, sintetizza un dirigente di primo piano. E la doppia smentita di Lo Voi ha fatto tirare un bel sospiro di sollievo a quanti spingono per tiare avanti. Certo, di finire l’intera legislatura non parla più nessuno. L’idea dei “resistenti” sarebbe comunque quella di un voto nella primavera dell’anno prossimo. Cercando da qui ad allora di portare a casa qualche risultato da presentare agli elettori per limitare il tracollo. A partire dalle leggi più importanti che l’Ars dovrà votare nelle prossime settimane, cioè il completamento della riforma dei liberi consorzi e il ddl sull’acqua pubblica.

A frenare è non solo un grande pezzo del Pd. Anche gli alleati non sarebbero entusiasti di un voto a ottobre. L’Udc è rimasta alquanto defilata. Il neosegretario Gianluca Miccichè oggi ha diramato un comunicato abbastanza esplicito. “L’Udc non è interessato a partecipare ad un House of Cards in salsa siciliana”, ha scritto l’esponente centrista, manifestando il malessere del partito per la resa dei conti scattata l’altroieri mattina all’interno del Partito democratico. I centristi, propri come Raciti, non vogliono sovrapporre vicende giudiziarie e politiche.

Tra il dire e il fare c’è di mezzo il Renzi. Il premier è tornato dal suo viaggio all’estero. E domani parlerà all’assemblea nazionale del Pd in programma a Milano. Improbabile che resti in silenzio sul caso Sicilia. Il premier, che fin qui ha preferito interessarsi il meno possibile alle sicule vicende, sarebbe nelle condizioni di forzare per chiudere la pratica Crocetta ma dovrà valutare i pro e i contro, anche alla luce della frenata del partito siciliano. I prossimi giorni saranno decisivi. E molto dipenderà da eventuali sviluppi, se ne arriveranno, della vicenda dell’intercettazione fantasma.

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17 Luglio 2015, 21:26

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