Pd Sicilia, la sfida di Barbagallo

Pd siciliano, la sfida di Barbagallo: “Serve un partito rinnovato”

L'assemblea. La riconferma. Le polemiche
L'ASSEMBLEA
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In una mattina di sole sfolgorante, a Mondello, in un hotel a due passi dal mare, si celebra, tra le altre cose, la vittoria di Anthony Barbagallo, con la sua sfida. In mezzo alle onde, lui ha retto, dimostrando solidità, in questo Pd siciliano lacerato. I suoi oppositori lo accusano di essere un ‘segretario dimezzato’. Al momento, però, è in campo.

Ovviamente, nessuno si illude che l’assemblea che l’ha riconfermato segretario, con Cleo Li Calzi presidente, sia un freno alle polemiche. Infatti, è già arrivata la nota esplicativa della controparte che continua la sua lotta.

Il ‘no’ degli assenti

“Non saranno né la convocazione dell’assemblea, né la proclamazione di un segretario dimezzato a mettere la polvere sotto il tappeto o, peggio ancora, a cancellare le forzature e le illegittimità del congresso regionale. Barbagallo, ancora una volta, non ha avuto nemmeno rispetto della Commissione Nazionale di Garanzia, che proprio in questi giorni si sta occupando dei ricorsi sul congresso siciliano e fra qualche settimana si pronuncerà definitivamente”.

“Si poteva attendere l’esito dei ricorsi prima di fare quest’ennesima forzatura che espone ancora una volta il partito. Se Barbagallo pensa che le questioni politiche del partito siciliano si possono risolvere offrendo, come ha sempre fatto, qualche posto negli organismi si sbaglia di grosso”. Così dichiarano i rappresentanti siciliani delle aree Energia popolare e Left Wing del Pd.

Il riferimento è alla ‘mano tesa’ di una percentuale offerta dal vecchio-nuovo comandante in capo, in una intervista a LiveSicilia.it. Ecco, dunque, l’immediata replica che oscilla tra il “Non dobbiamo, non possiamo, non vogliamo” di papale memoria e il rifiuto alla resa di un generale francese ingiustamente passato alla mitologia per una sola e maleodorante parola.

I vuoti sono di peso. Tra gli assenti l’eurodeputato Giuseppe Lupo e otto deputati su undici del gruppo parlamentare all’Assemblea regionale: il presidente dell’Antimafia siciliana Antonello Cracolici, il capogruppo Michele Catanzaro, Giovanni Burtone firmatario di uno dei ricorsi sul tavolo della commissione nazionale di garanzia del partito, Fabio Venezia, Mario Gambona, Ersilia Saverino, Tiziano Spada, Calogero Leanza. Assente anche Antonio Rubino, componente dell’assemblea nazionale.

Proprio Rubino incalza: “Barbagallo continua a perdere pure giocando da solo, il partito non lo segue più ed a quanto pare nemmeno coloro che avevano scelto di sostenerlo. Insomma, parafrasando un famoso film, si fermerà quando ne resterà soltanto uno”.

La relazione del segretario 

Barbagallo, nella relazione, va all’attacco: “Il Partito Democratico in Sicilia deve affrontare una sfida decisiva: rinnovarsi davvero per tornare a essere credibile. Basta con l’immagine di un partito chiuso, autoreferenziale, scollegato dalla vita reale delle persone. Serve un cambiamento profondo, a partire dal metodo di selezione della classe dirigente, superando cooptazioni e logiche di potere”.

“C’è stato – dice – un voto libero, largo e determinato. C’è stata una scelta politica, maturata dal basso, circolo per circolo, i militanti hanno scelto di premiare la presenza, la costanza e la dedizione ai loro territori”.

Non manca l’accenno polemico: “Abbiamo letto sulla stampa qualche tentativo un po’ goffo di sminuire questo risultato, di intestarsi persino l’astensione. Come se fosse diventato di moda festeggiare la diserzione, anziché la partecipazione. E invece la verità è molto semplice: se avessero votato tutti gli iscritti, oggi avremmo raccontato percentuali ancora più alte”.

L’affondo contro il centrodestra

“Il centrodestra siciliano si nutre di potere, non di visione – dice il segretario -. La logica degli incarichi, delle fedeltà personali, della gestione opaca delle risorse pubbliche ha preso il posto del governo. L’autonomia regionale è stata svuotata, trasformata in un guscio vuoto al servizio di interessi clientelari”.

 “Oggi è un momento di festa, il Pd è chiamato a ricominciare. La Sicilia ha bisogno di un partito unito, forte e coeso, lo stesso l’Italia: se non recuperiamo in Sicilia credibilità, forza e testimonianza nemmeno nel Paese potremo tornare a governare e vincere”, prova a mediare la vicesegretaria del Pd in Sicilia, Valentina Chinnici.

Ma non sarà un compito facile, anche se è l’unica strada. Le Regionali del 2027 sono praticamente dietro l’angolo. Riuscirà il Partito Democratico siciliano a dimostrare di non essere votato alla sconfitta?


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