Peculato, il processo slitta ancora| Rinvio per Monterosso e Corsello

di

04 Novembre 2016, 16:23

2 min di lettura

PALERMO – Si torna in aula fra quattro mesi. Il pubblico ministero manifesta il suo dissenso sui tempi del rinvio. Il 9 marzo, giorno fissato per la nuova convocazione, la fase dell’udienza preliminare sarà già durata dieci mesi. Dieci mesi senza sapere se il segretario generale della Regione Patrizia Monteresso e il dirigente in pensione Anna Rosa Corsello, come ritengono il procuratore aggiunto Bernardo Petralia e il sostituto Luca Battinieri, meritino di essere processate per un mega peculato da 11 milioni di euro legato agli extra-budget della Formazione professionale.

La richiesta di rinvio a giudizio è datata maggio 2015. L’udienza davanti al giudice Fabrizio Molinari venne fissata per il 7 luglio. Allora arrivò il primo rinvio per un difetto di notifica. Stamani la nuova convocazione con i legali di Corsello che hanno chiesto l’acquisizione di alcuni documenti. A questo punto il giudice ha rinviato marzo. C’è un calendario che va rispettato anche in base al rischio prescrizione dei reati. Qualora il giudice decidesse di rinviare a giudizio le due indagate ci sarebbe tempo per processarle fino al 2023. Lo scenario cambierebbe nel caso in cui il peculato venisse riqualificato in un altro reato. Ad esempio in abuso d’ufficio, che avvicinerebbe la prescrizione al 2020.

L’ufficio del giudice per le indagini preliminari deve fare i conti con una mole di lavoro enorme. È da lì che passano, infatti, non solo le richieste di rinvio a giudizio, ma anche i processi celebrati con il rito abbreviato, le richieste di applicazioni delle misure cautelari e le intercettazioni che vanno autorizzate. Ed ecco che i tempi si allungano.

La vicenda del processo è quella delle somme concesse agli enti di formazione in aggiunta alle cifre previste inizialmente dal Piano dell’offerta formativa regionale. “Integrazioni” che, come ha sottolineato la Corte dei conti che ha deciso pesantissime condanne, erano illegittime. Fu il nucleo di polizia tributaria della finanza a scoprirlo. Il segretario generale della Regione sarebbe il concorrente morale del peculato milionario commesso materialmente da Corsello, ex dirigente del dipartimento della Formazione. Secondo l’accusa, l’obiettivo del loro “disegno criminoso” era quello di “sottrarre il segretario generale al giudizio di condanna nel procedimento promosso dalla Corte dei conti”. Si tratta del processo che si è concluso con una batosta ormai definitiva: la Monterosso deve sborsare quasi un milione trecento mila euro.

Quando si seppe dell’indagine contabile, la Monterosso avrebbe chiesto a Corsello di bloccare i pagamenti successivi destinati agli enti in modo da recuperare le somme e fare venire meno il danno erariale. In particolare, il segretario generale nell’ottobre 2013 con un atto stragiudiziale invitò il dirigente “a sospendere qualsiasi pagamento in favore degli enti fino a concorrere nelle somme da recuperare e ad adottare atti amministrativi di compensazione dei crediti legittimamente vantati dagli enti con quelli vantati dalla Regione”.

Corsello si è sempre difesa sostenendo di avere agito rispettando la legge, sulla base di un parere dell’avvocatura e di avere salvaguardato gli interessi dell’amministrazione. Monterosso, stamani in aula, ha spiegato di non avere avuto alcuna influenza sulle procedure adottate dal dirigente.

Pubblicato il

04 Novembre 2016, 16:23

Condividi sui social