14 Aprile 2016, 20:13
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ACIREALE – Roma ha parlato: monsignor Carlo Chiarenza è stato condannato anche in secondo grado per abusi sessuali compiuti ai danni di Teo Pulvirenti. Dopo quasi tre anni di attesa, è arrivata la decisione della Congregazione per la Dottrina della Fede che ha rigettato il ricorso presentato dal prete acese, il quale era stato condannato nel luglio 2013 in primo grado. È stata l’associazione antipedofilia La Caramella Buona Onlus che in questi anni ha assistito la vittima nel percorso di denuncia, a diffondere la notizia. “Non riesco a crederci – dichiara Teo Pulvirenti da New York – avverto un incredibile senso di liberazione, finalmente, insieme agli amici della Caramella Buona, abbiamo ottenuto non solo giustizia popolare ma anche quella della Chiesa”.
Alla condanna segue ora la pena, anzi le pene. In primo luogo Chiarenza ha l’obbligo di dimorare per tre anni fuori dalla Metropolia di Catania, in un luogo concordato tra il vescovo di Acireale, Nino Raspanti, e il vescovo ospitante. Durante questo lasso di tempo vi è per lui il divieto assoluto di celebrare in pubblico la santa messa e gli altri sacramenti e i sacramentali. Provvedimento che si accompagna al divieto di partecipare ad assemblee ecclesiali o manifestazioni civili come pure di rilasciare interviste sui fatti accaduti. E ancora, sul monsignore acese si abbatte il divieto perpetuo di confessare ed esercitare la direzione spirituale, e di ricevere in futuro incarichi ministeriali che possano comportare contatto con i minori. Pena che si accompagna alla privazione di ogni ufficio ecclesiastico attualmente ricoperto, “salvo quanto disposto dall’Ordinario proprio in ordine all’adeguato sostentamento del reo”.
E non è finita lì. Come nei processi secolari, Chiarenza dovrà risarcire a Teodoro Pulvirenti 50.000 euro entro e non oltre 24 mesi dalla data della notifica del Decreto. Il prelato dovrà inoltre pagare entro 2 mesi le spese processuali al Tribunale Ecclesiastico Regionale Campano e di Appello – Napoli pari a 4.000 euro. Qualora monsignor Chiarenza non ottemperasse alle pene inflitte, potrà essere, in ultima istanza dimesso dallo stato clericale. Per la cronaca, sotto il profilo penale il procedimento è stato archiviato per l’avvenuta prescrizione dei fatti contestati lo scorso anno.
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14 Aprile 2016, 20:13